Prima di scrivere e voi di leggere, ringrazio Luca Ciuti, perché il suo articolo sul black metal ha ispirato una mia personale riflessione sul genere, che a me non piace, salvo eccezioni.
Premetto che in passato ho ascoltato abbastanza gruppi per poter dire la mia, quanto negli ultimi anni la mia avversione al black metal sia cresciuta, complice l’invecchiamento e altri interessi. Sarò lapidato dai “tvue” ma come sempre a me non frega un cazzo. Procediamo gente. La musica, in molte sue forme, aspira a una qualche forma di bellezza, sia essa armonia, melodia, complessità o espressione emotiva che risuona con l’ascoltatore. Il Black Metal, con la sua deliberata estetica di oscurità e dissonanza, sembra porsi in diretta antitesi a questo.
Esaminiamo, quindi, perché, da un punto di vista filosofico, musicale e strutturale, il Black Metal fatica a qualificarsi come un genere intrinsecamente “bello”. Avvertenze: sto parlando di quel Black Metal più puro e primordiale, quello che rifiuta le contaminazioni sinfoniche, post, folk o atmosferiche, quello da bianco e nero e nichilismo totale.
La bellezza, tradizionalmente, è associata a concetti di armonia, equilibrio e ordine. Sebbene il sublime possa abbracciare l’imponenza e la potenza del caos, suscitando un terrore reverenziale, il Black Metal spesso si ferma a quella soglia, senza oltrepassarla, senza trascenderla in una forma di bellezza sublime. La sua ossessione per il negativo e il distruttivo raramente si eleva a una contemplazione significativa dell’abisso, rimanendo spesso confinata a una mera rappresentazione nichilista tout court.
L’estetica del Black Metal sembra rifiutare attivamente i principi classici di bellezza, privilegiando la dissonanza, la cacofonia e la distruzione sonora. Questa negazione può essere interpretata come una forma di anti-arte, una deliberata sovversione delle convenzioni estetiche, ma non necessariamente come la creazione di una nuova forma di bellezza, anzi, esattamente involgarendola.
Essa, anche nella sua accezione più moderna e inclusiva, implica una qualche forma di coerenza interna, un senso di risoluzione o di significato. Il Black Metal, nella sua insistenza sulla frammentazione e sulla disarmonia, spesso rinuncia a questa coerenza, lasciando l’ascoltatore in un perpetuo stato di tensione irrisolta. La bellezza musicale spesso risiede nello sviluppo di temi melodici, nell’armonizzazione complessa e nella risoluzione delle tensioni armoniche. Il Black Metal, nella sua forma più archetipica, tende a evitare questi elementi.
I riff, spesso basati su poche note e ripetuti ossessivamente, raramente si evolvono in melodie memorabili o complesse. L’armonia è spesso ridotta a cluster dissonanti o a progressioni minimali che non offrono un senso di progressione o di catarsi. Il cliché sonoro persistente crea una texture sonora densa e spesso monolitica, che sacrifica la chiarezza delle singole linee melodiche e armoniche.
Questa omogeneità sonora può risultare opprimente e priva della dinamica necessaria per catturare e mantenere l’interesse. Da qui l’incapacità di creare un viaggio emotivo per l’ascoltatore, attraverso variazioni di tempo, dinamica e armonia. La relativa staticità strutturale e sonora del Black Metal può rendere difficile questo tipo di coinvolgimento, nutrendo uno stato di costante aggressione sonora invece di guidare attraverso un’esperienza musicale ricca e variegata.
Molta della musica considerata “bella” presenta una forma ben definita, con introduzione, sviluppo e conclusione, creando un senso di completezza e di risoluzione. Le composizioni Black Metal spesso mancano di questa coerenza formale. I brani possono sembrare una giustapposizione di sezioni dissonanti e veloci, senza un chiaro filo conduttore o un senso di progressione narrativa.
La bellezza in musica può anche risiedere nella capacità di raccontare una storia o di evocare immagini vivide. La natura spesso astratta e caotica del Black Metal, unita alla difficoltà di distinguere le parole nelle urla gutturali, rende difficile per l’ascoltatore connettersi a un livello narrativo o immaginativo in un modo che possa essere considerato “bello”.
In conclusione, sebbene il Black Metal riesca a possedere un fascino per coloro che sono attratti dall’estremo e dal sovversivo, da un punto di vista filosofico, musicale e strutturale, la sua deliberata negazione dei principi tradizionali di armonia, melodia, sviluppo e forma, lo allontana significativamente da ciò che la maggior parte delle persone considererebbe intrinsecamente “bello”. La sua estetica di dissonanza e caos, pur potendo essere potente e suggestiva, raramente trascende la mera rappresentazione formale del negativo per raggiungere quella forma di bellezza che risuona con un senso di risoluzione e significato in ciò che alimenta la vita e non la distrugge.