Carcass – Swansong, ce n’era davvero bisogno?

Lo ammetto, non sono tipo da articoli tipo “retrospettiva di un album uscito *** anni fa”, perché dai, a chi cazzo serve questo genere di articoli? A gente vecchia che vuole rispolverare dischi usciti anni addietro per parlarne bene o male come si fa col vino di una certa annata? Che due palle, no?

È invecchiato bene o è diventato aceto? Oppure se faceva schifo ai tempi, ora che sono invecchiato io, suona meglio o ha sempre quel retrogusto di merda?

Però devo dire che quest’anno, al Frantic Fest, finalmente (se non muoio prima) vedrò i Carcass live e, come da prassi per eventi di tale calibro, ho deciso di riascoltarmi tutta la loro discografia, un disco alla volta, uno al giorno in cuffia mentre faccio altro (vado al lavoro, compro la spesa, mi masturbo) come avessi di nuovo 16 anni e volessi isolarmi dal mondo ascoltando la musica più pesante che ci sia.

E nel mentre caricavo il mio lettore mp3 (perché secondo voi vado in giro col lettore CD?) mi è sorto un dubbio… Ma io Swansong l’ho mai davvero ascoltato? Direi che questo forse è l’album che appunto ho sentito meno volte in assoluto della band. Ho sentito più volte persino Surgical Steel, mentre Torn Arteries ho letteralmente deciso di fingere non sia mai uscito.

Che dire, preparo le cuffie bluetooth, accendo l’mp3 ed esco a fare compere.

Risultato? Agonia totale.

Non mi si fraintenda, l’album è buono, ma se penso che è (quasi) la stessa band che qualche anno prima incise Heartwork mi viene da chiedere cosa cazzo sia andato storto.

Dovrei rifarmi alle parole di Jeff Walker quando disse che un’artista che tende a voler superare i propri limiti desidera soprattutto fare cose diverse, inattese. Ci posso anche stare, ma non giustificherò mai i Cryptopsy per aver prodotto The Unspoken King e certamente non giustifico qualcosa come Swansong.

Immaginate di aver appena finito l’ascolto di uno dei migliori album death metal di sempre e poi passate a questo. Credo sia come farsi una sega con quel porno dell’infanzia che pensavi ormai introvabile, salvato in un dvd masterizzato, dimenticato nello scantinato di casa e, mentre ti masturbi hai l’orgasmo proprio sul primo piano dell’attore maschile che fa la più orribile smorfia orgasmica mai espressa da faccia umana.

E proprio mentre scrivo ciò mi immagino Jeff Walker, calzoni abbassati, che suona il basso pizzicando le corde col suo glande calloso mentre fissa una foto di Ammott appesa in studio dicendo “Vorresti scoparmi? Io mi scoperei. Mi scoperei a non finire, proprio a non finire”.

Swansong sapete cosa è? Una trollata. La trollata di quel tuo compagno di banco metallaro che lui ne sa più di tutti perché ascolta il metal vero, mica quella roba che passa(va)no su MTv. Uno così metallaro che persino a Giugno usa il chiodo in pelle, anche se la propria si fonde con quella del giubbotto sotto il sole torrido. E quando gli chiedavamo un nuovo consiglio d’ascolto, ridendo sotto i baffi passava appunto quello Swansong che tanto lo ha deluso pensando trollarci per bene.

Da neofita, come primo ascolto, l’album è solido come un pezzo di marmo lanciato sul muso, una rivoluzione musicale che se esplorata a ritroso,fino a Reek of Putrefaction potrà creare una delusione inversa, perché ormai segnati per sempre da quest’album.

Eppure spero che qualcuno trovandomi quel giorno al Frantic Fest venga a dirmi che ho torto, così che magari viene fuori una bella birretta assieme a parlarne.

Per quel che mi riguarda quando li vedrò live sono pronto a urlare con i miei testicoli in mano di fare Genital Grinder e poi rischiare la mia vita in un circle of pit al ritmo di Blind Bleeding the Blind, però non ci sarà da stupirsi se poi se suoneranno Black Star scapperò al cesso ricordando quant’era bello quando c’erano i Gutalax sul palco, figli bastardi d’un genere che i Carcass decisero di abbandonare per regalarci una bottiglia di aceto invecchiato male.

Ora scusate, ma torno ad ascoltare i Sadio per pulirmi le orecchie da tale obbrobrio.