Vinnie Vincent sottovalutato? Probabilmente sì. Negli anni 80 è stato uno dei chitarristi-compositori più interessanti, anche se bisogna ammettere che sul piano tecnico, il suo virtuosismo fosse più vicino all’ostentazione guascona e un po’ cialtronesca dei Manowar, che all’estro e la bravura di Steve Vai o Ingwine Malmsteen. Continua a Leggere
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Secondo Chuck Klosterman, autore dell’imperdibile libro Fargo Rock City, Lick It Up è un album fondamentale per i Kiss anni 80. L’ha scritto per buona parte Vinnie Vincent e, “nonostante il resto della band lo reputasse un coglione” gli mise in piedi il modello di tutta la produzione heavy della band da lì al 1992. Continua a Leggere
Asylum è er peggio disco dei Kiss anni 80.
Questo è ciò che si dice, ma io non sono d’accordo. Credo anzi che nell’intera decade, la band abbia mantenuto una buona media. Teniamo presente che i grandi Kiss, quelli che dopo il terzo disco iniziarono a macinare miliardi, diventando un fenomeno irresistibile, dovettero rimboccarsi le maniche e lavorare come dei muli per mantenersi a galla negli eightis (si scrive così, vero?). Continua a Leggere
Cominciò tutto con le fanze e finirà tutto (o ricomincerà) con le fanze. Fanzine, esatto. Del resto sarebbe davvero assurdo pretendere che delle riviste vere e proprie, sopravvivano in un mondo in cui le edicole chiudono, la carta è in crisi nera e il metal ha ridotto in modo vertiginoso le cifre che riusciva ad alzare anche solo fino a dieci anni fa. Continua a Leggere
Black ‘N Blue, un’altra band di cui non ho mai scritto su Sdangher, anche se li adoro e ascolto i loro dischi dal 1995. Beh, nell’1984-1988 io facevo le elementari ed era già difficile convincere i miei genitori a comprare la compilation di Fivelandia 7. Li ho scoperti otto anni dopo il loro momentaneo scioglimento e li ho amati subito. In quest’occasione vorrei approfondire un po’ il secondo disco, Without Love, con il pretesto che ci ha suonato anche Adam Bomb, e siccome disco chiama disco, appena ho finito con Fatal Attraction, sono passato a… Continua a Leggere
Eternal Champion – Finalmente il metal ricomincia a fare sul serio
Pubblicato il 03/02/2021Ora parliamo un po’ degli Eternal Champion, il cui nome all’inizio non mi ha fatto proprio impazzire. Adesso me lo ripeto nel cervello così spesso che ha perso qualsiasi importanza, è solo “il come si chiama” questa band incredibilmente buona, fresca, nata da pochi anni e su cui bisogna puntare il po’ di centesimi che ho ancora da spendere per questo genere. Continua a Leggere
Mi è sempre piaciuta la musica heavy metal. Tanto, davvero, ma non per questo in modo totalizzante. Mi piace molto ascoltare Luigi Tenco o Mike Oldfield, così come i Matia Bazar o Enya. Spesso però sento il bisogno di tornare ad avere i chitarroni pesanti a disposizione, le voci acute e quelle growl. Ho sempre apprezzato l’iconografia delle copertine, certi testi, l’epicità di alcuni concept. Ma allo stesso modo, se sento Duke Ellington o Allan Holdsworth mi esalto allo stesso modo. Tutto questo preambolo, inutile forse, per affermare con certezza una cosa: adoro il metal, detesto i metallari. Continua a Leggere
“Mai, in tutti gli anni trascorsi in tournée con Ian e conoscendo Ian, giuro: non l’ho mai visto con una ragazza minorenne, mai. Sono sempre state donne di età superiore ai 18 anni. ” (Lewis)
Ho scritto di band convinte di essere in contatto con Satana, di rockstar assassine, suicide, necrofile, ma non una volta ho avuto questa profonda sensazione di disagio. Quando mi sono accinto a trattare dei Lostprophets (si scrive tutto attaccato) le cose si sono rivelate così dure che alla fine ho mollato il pezzo, recuperandolo solo ora, quasi a un anno di distanza. Continua a Leggere
Penso che da un po’ stiamo vivendo una nuova forma di medioevo social-mediatico, che a differenza di quello precedente, in cui la paura principale era venir meno alle regole imposte dal cattolicesimo, oggi istituisce un nuovo timore instituzionale: quello di dover onorare una carnevalata di finto perbenismo e liberalismo, dove la paura di offendere il prossimo è proporzionale alla negazione di se stessi o del proprio retaggio culturale. Insomma, la neo-fede è che siamo tutti uguali, e come ogni fede si basa sul nulla. Ovviamente questa regola riguarda soprattutto, se non solo, giovani bianchi con la bocca che puzza ancora di sborra dell’ultimo cazzo succhiato in un bagno al motto di “questa è la vita che ho sempre desiderato”.
Proviamo ad immaginare la carriera di una famosa band rock, metal o quel che sia, come un treno, che partendo dalla città A, attraverso tante fermate più o meno importanti (dal paesino sperduto di campagna, alla città di medie o grandi dimensioni) velocemente o lentamente, alla fine arriva alla città B, fermata finale della corsa. Continua a Leggere