I cavalli sono venerati da sempre nella storia dell’uomo. I cinesi e i pellirossa sono stati i più grandi equinomani in assoluto.
Come animali gli zoccolanti quadrupedi hanno sempre rappresentato la libertà spirituale, specie quelli selvaggi che pascolano e sfrecciano nelle praterie.
I cavalli ci donano la capacità di vivere pienamente ogni attimo. Essi ci spingono a godere la nostra vita a fondo. Quando ci sentiamo limitati, depressi, intrappolati nella nostra fisicità quotidiana, noi sdangheri facciamo una cosa pura e semplice: indossiamo la nostra maschera da cavallo e usciamo incontro alla gioia del vento e allo sgomento delle povere facce dannate che ci attorniano, riconoscendo volenti o nolenti la nostra fiera magnificenza.
Indossando la maschera da cavallo accadono le seguenti cose:
La mandria di mustang passa tuonando. Eccoli lassù, tra le nubi del cielo, come una caccia selvaggia partita d’anticipo sulla sveglia degli dei e quindi solo in versione equina. Uno di essi abbandona il branco e scende giù incontro a noi. Ci guarda circospetto e attende zoccolando al nostro fianco. Noi diciamo: “Aiutami a essere libero, aiutami a conoscere la libertà”.
A poco a poco diventiamo più sereni e continuiamo a scambiarci sguardi con il cavallo. Per conquistare la sua fiducia dobbiamo restar fermi. Attendere che ci faccia un cenno col muso e dopo salirgli in groppa. Agguantiamo la sua criniera e lui inizia ad andare. Appena diventiamo una cosa sola con lui accelera al trotto e poi al galoppo e via via saliamo verso le nuvole lontane.
Quando riapriamo gli occhi c’è sempre qualcosa da rimettere a posto: un bimbo da riconsegnare a sua madre sconvolta, una macchina da condurre al meccanico sapiente, dei vetri rotti da ripagare e i viali di case graziose da ripulire e indumenti intimi da bruciare ma tutte queste cose le affrontiamo con sguardo placido e buona volontà, fiducia nella comunicazione e nel futuro di riappacificazione con un mondo che non comprende e si dimena in una rete di paure inesistenti e desideri inutili.
Noi torniamo alla vita e quella di tutti i giorni è solo una vecchia pelle che non ci appartiene più. Ogni due o tre mesi però la procedura va ripetuta.