Lutero na Dieta de Worms, por Anton von Werner - Galeria Estadual de Stuttgart (Alemanha)

SE I PRETI NON SCOPANO, LA COLPA E’ DELLE VESTALI

Andiamo dritti al sodo: perché difendo spesso la Chiesa, soprattutto nelle sue componenti ultra-tradizionaliste? Uno, perché faccio quello che cazzo voglio; e già questo basterebbe. Due, perché, come tanti artisti di area gotica, sono cresciuto a pane, croci e cripte; e quindi difendo ciò che mi ha nutrito, non lo abiuro solo per conformismo o per coccolare qualche conventicola laicista. Tre, perché mi diverto a far avvelenare quei coglionazzi, cresciuti anche loro a Sisters, Venom & Mercyful Fate, ma poco avvezzi alla riconoscenza, i quali credono di screditarmi dandomi del “cristiano”. Sono quegli stessi caproni che, mugugnando definiscono “di christian metal” qualsiasi artista che non simpi compulsivamente le solite 2-3 black metal band mainstream, o che non vada per boschi ad abbracciare gli alberi, fottendosene poi delle stragi arboree che tante amministrazioni progressiste stanno compiendo nelle città di mezza Europa. Ah, prima di proseguire, ricordo a tutti che il più celebre mentore del Metal italico era cristiano e devotissimo; e si chiamava Mario “The Black” Di Donato.

Sono ateo, sono leader di una band che apre i brani a bestemmie e che è l’unica al mondo ad aver usato come intro una confessione sull’incesto registrata ad hoc. I cazzi all’aria non li conto neanche, ma certo non sono esattamente roba da chierichetti, direi; anzi, semmai disgustano alquanto quei bigotti evoloni che non sanno farsi manco una risata senza autorizzazioni gerarchiche in carta da bollo.

Tutto ciò premesso, se anche fossi cristiano, dove sarebbe il problema?

E se anche mi inculassi qualche prete, che cosa c’entrerebbe la mia fede interiore con l’ineluttabile percorso storico che ha portato l’Occidente a essere scrigno tanto di templi pagani quanto di cattedrali gotiche, tanto di aristotelismo quanto di patristica, tanto di Euripide quanto di Pirandello?

Il passato si eredita, non si discute, dato che nessuno di noi viventi attuali vi è mai stato partecipe. Semmai si muovono le chiappe per migliorare il futuro difendendo la propria pelle: lo imparino quei bigotti delle religioni più astruse che, invece di pregare i loro dei, scassano la minchia a quelli degli altri; perché scassare la minchia non è religione, è politica.

E allora parliamone, di politica, dato che l’opera di destrutturazione delle identità tradizionali ha come suo primo passo l’obliterazione di qualsiasi retaggio spirituale. Valorizziamoli tutti, i nostri retaggi: partendo da quelli a noialtri più prossimi, non dai più arcaici ai quali – semmai – avrebbero dovuto badare, seguendo l’ordine di staffetta, quanti ci hanno preceduto.

Ora, che male v’ha fatto questo benedetto ragazzo, Don Alberto Ravagnani, passato alle cronache per essere un prete colpevole di fare sport e di curare il fisico?

Come se nel Vangelo ci fosse scritto che i preti devono essere brutti, grassi e bisunti…

Lui ha rilasciato un’intervista a Fanpage in cui argomenta le sue posizioni senza necessariamente voler fare la parte del modernista. E vivaddio ne discute, si confronta, si confessa. Non è afflitto da quello spocchioso mutismo cerchiobottista imperante in ben altre congreghe.

 

Nell’intervista il bel prelato affronta senza ipocrisie tutti i temi che possano stridere col farsi preti ai tempi di tik tok, iniziando naturalmente dallo scottante tema del celibato.

Anzitutto focalizziamo il fatto che il Diritto Canonico non impone il celibato ai ministri del culto cattolico in senso assoluto; ad esempio non lo pretende da ordinati di altre fedi già sposati che volessero passare al Cattolicesimo; e non lo richiede, per il diaconato, a chi volesse prendere i voti da già sposato.

Ebbene sappiano tutti quei libertini col culo degli altri che amano i Cristiani solo quando sono eretici come Giordano Bruno o quando appartengono a confessioni woke come il Protestantesimo, che l’unica preclusione vera al matrimonio dei preti non risiede affatto in un qualche precetto evangelico, ma è stata decisa durante la lotta per le investiture dall’autorità temporale del tempo, l’imperatore; e per ragioni del tutto prosaiche, come vedremo. Tantomeno risulta essere esplicito precetto evangelico la castità dei preti, al contrario di quanto pretendevano gli “dei falsi e bugiardi” (per dirla con Dante), ad esempio, dalle vestali romane.

Con l’occasione, ripassiamoci un po’ di storia del celibato ecclesiastico. Fu sancito formalmente col Concilio Lateranense del 1123 d.C., che succedeva a sua volta al Concordato di Worms del 1122 stipulato fra papa Callisto II e il Sacro Romano Impero; e grazie al tale Concordato la Chiesa si guadagnava, almeno a parole, lo scioglimento dalle interferenze temporali.

In cambio, sancendo per legge il celibato ecclesiastico, l’imperatore otteneva che gli elettori di matrice ecclesiastica, i vescovi-conti, non potessero figliare né quindi trasmettere titolarità e beni ecclesiastici ai propri eventuali discendenti, lasciando così ogni ereditarietà politica e territoriale esclusiva prerogativa del potere imperiale.

Del resto, la vulgata storiografica illuminista di un medioevo a trazione papalina, non a caso smentita ex ante da un Dante fattosi guelfo, pur bianco, non s’è rivelata questo gran pozzo di onestà intellettuale, col senno di poi, considerando che i successori di quei cattivi maestri sono tuttora membri dei consigli di amministrazione delle big pharma e delle multinazionali del cibo. Sic transit gloria mundi.

Quanto alle ragioni per cui confessioni scismatiche come il Protestantesimo, nate con evidente intento inculturazionista verso il Credo originario, lascino sposare i preti non risiedono in visioni esegetiche più ecumeniche, fricchettone o buoniste di quella cattolica, ma semplicemente in furbeschi intenti di adescamento e reclutamento proselitistici. E a ‘sto punto farebbero bene a farlo anche i Cattolici, posto che rischiano di restare in 4 gatti… “à la guerre comme à la guerre!”

Insomma, prima di cagare il cazzo a un bel ragazzo atletico che dice messa e fa opere di bene sponsorizzando integratori alimentari nonché deliziando la vista e l’umore di chi lo ascolta, occupiamoci della libertà delle nostre anime e – soprattutto – dei nostri corpi; e andiamo a cagarlo, magari, alla pretaglia scientista in camice bianco che davvero, quel cazzo, vorrebbe buttarcelo al culo.