Scorpions – Pure Instinct and Epic Fail

Quando presentarono LA canzone, cercarono di convincerli a togliere il fischio. Ma loro si impuntarono. O glielo lasciavano tenere o non l’avrebbero pubblicata. Sto parlando degli Scorpions e di Wind Of Change. Il brano uscì e fece un botto tale che ancora ne sentiamo l’eco. Il gruppo tedesco, già molto famoso, lo diventò ai livelli massimi. Il tour di Crazy World registrò un’affluenza media di ventimila persone a sera, ovunque la band suonasse.

A quel punto, il mercato celebrò gli ennesimi i figli “talentuosi” e poco tempo dopo, li aspettò al varco per una riconferma. Face The Heat non lo fu per nulla. E i dischi successivi andarono anche peggio, molto peggio.

Nel mentre, il pubblico metal immaginò gli Scorpions adagiati sugli allori. Amministratori di un impero, ce li immaginavamo come dei signori attempati intenti a scrivere ballad su ballad nei saloni delle loro grandi ville piene di fiori e maggiordomi vestiti da paggetti del settecento.

La realtà vissuta dall’interno fu in parte questa, escludendo i paggetti.

Quando Matthias Jabs rilasciò le interviste in Italia, in occasione dell’uscita di Pure Instinct, parlò di ritorno a cose semplici e appunto “istintive”, di un alleggerimento produttivo intorno all’album e di una gran voglia di trovare nuove vie per riaffermarsi sul mercato. Era chiaro però per i giornalisti, che si stava discutendo di mercato con un imprenditore e non con un artista in procinto di spiazzare tutti quanto annunciando un piano creativo rischioso e inaspettato.

Gli Scorpions non potevano smettere di fare le ballad, perché quelle erano trasmesse dalle radio europee. Gli piaceva suonare heavy, ma le radio non erano interessate a questo aspetto delle loro composizioni, quindi bisognava fare le ballad. I brani pesanti non li passava nessuno, né in TV né in nessun altro posto, quindi non era possibile puntare su quelli.

Inoltre era chiaro che il gruppo fosse stato frainteso, dichiarò Rudolph Schenker, in un’altra sede: “noi non siamo mai stati metal, anche se il pubblico non vuol sentirselo dire. Ammettiamo che la cosa per un po’ ci ha fatto comodo. La comunità metal era unita e affiatata negli anni 80 e ci siamo divertiti a spartire i palchi con Ozzy e i Motley Crue, ma ora tutto quello è finito e noi possiamo tranquillamente dire di non esserne mai stato davvero parte attiva. Ci finimmo dentro, come in un calderone. La verità è che noi, sin dalla nostra nascita siamo e restiamo da sempre una rock band e in quanto tale abbiamo intenzione di agire”. 

Pure Instinct è un disco rock, quindi?

No. I brani più sostenuti sono giusto un paio, il resto è un lento dietro l’altro e non possiamo parlare di lenti rock. Sono lenti e basta. Avrebbero potuto scriverli gli Stereophonics o i Maroon 5. In Pure Instinct la sola cosa in cui li si riconosce davvero è la copertina di merda. In quelle non hanno mai deluso.

In alcuni casi sono buone canzoni (When You Come Into My Life, Time Will Call Your Name) e in altri solido artigianato (quasi tutto, compresa la più scorpiosa di tutte, Wild Child).

E io penso che fosse giusto fallire, per gli Scorpions, a quel punto. Non mi fanno pena, se li ripenso in quel periodo tra il 1995 e il 2002. Se non avessero toppato dopo aver agito con tanta presunzione e calcolo, sarebbero stati uomini peggiori, più cinici e disperati. Invece no, cappottando si sono iniziati a risvegliare nel mondo reale e a poco a poco, pur con altri capitomboli dovuti a nuovi calcoli cinici e volponeschi, sono tornati in una dimensione dignitosa, anche se non proprio onesta.

Credi di aver trovato la ricetta per comprarti i cuori del pubblico solo perché hai indovinato un pezzo? Allora ecco quello che ti meriti.

Pure Instinct è falso fin dal titolo. Non c’è lavoro degli Scorpions più ragionato di questo. Un ragionamento sbagliato, ovviamente, dettato dalla situazione interna. Ce l’ha raccontata Herman Rareball, estromesso dalla fase creativa poco dopo il successo di Wind Of Change. Klaus Meine fu il principale responsabile di quell’alleggerimento stilistico. Lui aveva scritto quel brano di successo e quindi era lui ad avere la capacità di ripetere il miracolo. Non disse proprio così ma fece intendere a Herman che non intendeva più avvalersi della sua collaborazione per le musiche e i testi, così da non spartire più i diritti dei pezzi con gli altri. Avrebbe fatto da solo, da lì in poi.

I brani di Pure Instinct sono tutti creati per allontanare il pubblico storico in fissa con Blackout e per lanciare il gruppo in un nuovo epicentro discografico fatto di hit finto alternative e di vecchi big capaci di mantenersi a galla puntando proprio sul sentimentale e sul radiofonico (Aerosmith, Bon Jovi, Metallica).

Gli Scorpions realizzarono un disco che oggi non hanno il piacere di ricordare e non paghi di un tale disastro, pensarono di alzare la posta con un altro album ancora più distante dalla loro natura heavy rock (Eye 2 Eye). Il pubblico non glielo permise. Ed è per questo che oggi sono di nuovo vestiti in pelle e rifanno le movenze degli anni 80, anche se più lentamente, abbuffandosi di analgesici a fine concerti, ma con grande professionalità e compiacimento per la loro natura heavy metal.