Una piccola, ma lunga, forse noiosa e poi che cazzo me ne frega se la trovate noiosa, perché questo è il mio blog, my dick is so long because my dinner is so strong, e altra serie di stronzate random, quanto è bello andare al mare per trombare in riva al mare e ritrovarsi le mutande sporche di sabbia.
Ora che ho perso la vostra attenzione, perché una rubrica separata per il grindcore? Perché è grindcore, mica metal. Fanculo il metal, fanculo i metallari, fanculo la metallizzazione. Io mi dissocio. E se è pur vero che quando so andato a fare le prove per un gruppo grindcore me ne sono uscito con riff black metal, frega cazzi è comunque grindcore.
Per la buona pace di pochi e il flame di altri, il grindcore NON è metal. Certo mo viene il saccente di turno e mi racconterà come i Napalm Death… NO! Loro sono in fin dei conti un gruppo che considero grindcore entro un certo limite ancestrale d’una collisione astrale che… in modo semplice, so grindcore fino a un certo punto. Allora perché gli Agoraphobic Nosebleed non sono messi tra gli astri sfinterali del metal? E i Cripple Bastard? I Man is the Bastard? Anal Cunt? Sore Throat? Last Day of Humanity? Insect Warfare? Captain Three Leg? Potrei continuare per ore.
Molte band metal vengono paragonate al grindcore, ma quante band grindcore vengono lasciate fuori da quei sapientoni dei metallari? Appunto. Se non c’è il riff che dicono loro, allora non è degno del proprio orticello dove tutto è più bello.
E invece eccomi con la mia sezione, senza metal, rockstar, ma solo piscio, split, compilation, gargarismi e riff hardcore sparati a mille.
Non sono buono nelle fottute presentazioni, in breve tratterò tutte quelle band che il metallaro medio dovrebbe ascoltare.
Per iniziare bene il nuovo anno ho recuperato una compilation, la Lazy Bastards, prodotta dalla R.O.N.F. Records a Novembre dell’anno passato, scoperta per puro caso mentre girovagavo sulla pagina dei Captain Three Legs, i quali la offrono in download gratuito completa.
Ventitue band che spaziano dall’hardcore classico, fino a rimasugli noisecore/harshnoise incomprensibili pure per l’orecchio più fine tra i presenti. Diffidate dall’usare il vostro amplificatore di fiducia, pena la distruzione dell’impianto. I veri appassionati devono recuperarne una versione su cassetta, tirare fuori il vecchio stereo portatile che si usava da ragazzini o il walkman per chi ancora ne possiede uno decente e spararsi a mille nomi improponibili come Adolf Shitter, Reeking Cross, Energumeno, Uddercock. Grinder Bueno,Napalm Death is Dead, i miei amatissimi Sedem Minút Strachu. Fine lista della spesa. Il resto sta a voi scoprirlo.
Ogni traccia (nella versione che io ho tirato giù) è preceduta da una voce che ne preannuncia il nome con un sottofondo rumoroso, scelta che trovo discutibile e che devo scoprire se è presente solo nella versione da me recuperata dai Captain Three Leg, o proprio voluta dalla label.
Parlando dell’album, che dire, una scheggia di rumori, uno diverso dall’altro che ringiovanisce la mente dell’ascoltatore, rivivendo con lui un periodo che si credeva defunto, quello dell’underground. Con il ritorno in auge delle cassette è possibile anche volendo recuperarne una dalla label stessa e lanciarsi in un viaggio nel tempo senza bisogno di marchingegni particolari, se non solo la propria fantasia.
Per chi è a corto di nomi strambi, o anche solo necessita, come me del resto, di un bel dito medio alla moda, ecco la compilation per voi. Mentre c’è gente che lotta per avere lo studio di registrazione migliore, la batteria suonata col metronomo, il basso che SI SENTE, qualcuno in un locale abbassa il volume del bassista, ha un batterista che blasta chiedendo se va abbastanza veloce e la cassa della birra è sempre piena è ghiacciata. Questi pigri bastardi in meno d’un ora m’hanno risvegliato dal letargo depressivo che mi stava accompagnando da un po’ di tempo. certo non è tutto oro ciò che luccica e io stesso qualche nome lo salto senza vergogna, anche se non li cito perché non voglio condizionare fin da subito il vostro ascolto. Tiratevelo giù tutto di fila, poi al massimo tagliate il nastro nelle parti più scoccianti. No aspetta, poi ci si fotte il lato B. E poi di nuovo quello A. E alla fine ci rimane un nastro noise utile per qualche concerto a suon di cassette e distorsori della DOD.
Non aggiungo altro e non si può aggiungere altro. L’underground è ricolmo di split e compilation che da sole s’illuminano più di qualsiasi album di serie A i grandi palchi s’ostinano a propinare, quando del resto si ha di fronte solo ombre d’un passato defunto o peggio sagome che vogliono ritagliarsi a forma di quella stessa ombra. Non è il un palco che rende grande l’artista, ma è l’artista che rende grande il palco. Date spazio a questi ventidue pigri bastardi.