Abbagli in Terronia

Ero indeciso se dare a questo pezzo una linea più obiettiva e sarcastica o antiprofessionale e crudele. In fondo, si trattava dello sfogo d’un settantenne deluso da una visione al cinema.
Poi ho letto i famigerati articoli di Scurati e Serra e   mi son detto d’usare una terza linea, peggio di loro (formalmente e contenutisticamente) non si può fare. Il progressismo ha rotto e sta facendo marcire ogni cosa buona del secolo scorso, Metal e Rock inclusi. La metrica della lirica è ballerina, ma io non sono un poeta e spero mi scuserete di qualche svirgolata, auspico però cogliate il senso dell’esperimento: un intero sistema ci sbeffeggia, sfoghiamoci ogni tanto!
Gennaio: con mia moglie ‘ndo siamo stati se non al cinema e grande abbaglio
fu veder di Roberto Andò “l’Abbaglio”! Attori Ficarra e Picone
(in mezzo a suore poco fiche) e Toni Servillo,
amati dal pubblico ma senza buon cinema a servirlo.

Di Andò ci piacque   “La stranezza” ed essendo religiosi
e della satira amanti, sperammo di veder ispiratosi
a “Brian di Nazareth” il tono delle ultime pellicole del buon duo comico;
trovammo invece dritto puntato al cul nostro un film conico;

perchè in “Santocielo” fu accennato
volgarmente a chi non aveva accettato
di abbracciare il santo cero del siringone,
e per ciò trattato da beota e credulone.

Finta satira quella di chi le gerarchie clericali,
atte e rotte ad ogni materiale bene,
non punge, per schernir invece chi dell’odioso seme
rifiutò d’esser vittime sacrificali!

Ad inizio proiezione vedemmo sullo schermo
a guisa di mostruoso scherno,
annunciante il patrocinio con dell’immagine il fermo
dell’intrattenitor ispanico che rovescia a noi l’inferno:

lerci spettacoli i suoi, oscure visioni
di metallari agitati e posticci
o calamari in giochi orrendi e sudaticci,
coi quali i dirigenti compran morti visoni.

Ah! Il sangue mio gaelico
temprato da decenni d’ascolti e spettacoli
e mai possibile che là trasecoli
in modo truce e pantagruelico?

Assistemmo alle vicende di due inventati siculi,
proletari che rientran sull’isola natia
assieme a Garibaldi e alla sua milite scia
e vi sbarcano per riempir di borbonici i locali loculi.

Con questo vi dirò dello spettacolo il meglio,
ossia ottimi costumi, ma di difetti la lista è lunga
e si protende sul foglio come belva oblunga
con il resto del suo oscuro abnorme ceglio.

Regia e recitazione svogliate e piene di pompa proterva,
narrazione insulsa, morale deprimente e arrogante
come in questi decenni s’usa fare troppo abbondante,
lo scontro di Calatafimi messo in scena tal che snerva;

nè si ride né si piange,
e la supponenza finale
nel dichiarare, insulto fatale,
tutto vero e reale, come il Nilo fosse rio del Gange.

Corleone dai borbonici bruciata
è come la storia di Bergamo
dai bubbonici appestata,
degna del traditor dei Greci, re di Pergamo.

Quanto potrei andare avanti con questo pallido omaggio alla nostra poesia! Tocca affrontare una materia ripugnante e la difficoltà di comporre un testo sensato di fronte a ciò che sto per delineare, è stata eccessiva: triste è fare una brutta pellicola, osceno presentare da romantico eroe Byroniano il Colonnello Orsini: falso difensore della libertà dopo i moti del 1848 andò in esilio e fece il mercenario per il libertarissimo impero Ottomano pel quale combattè nella guerra di Crimea.

L’essere stato scherano d’un impero brutale viene taciuto ridicolmente, come Peter Griffin che si nasconde dietro un pezzo di legno pensando di non esser visto dalle ragazze che spia; questa propaganda è volta a insinuare il parallelo con la situazione attuale di guerra che accomunerebbe gli “eroi” d’allora (al soldo dei britannici) con quelli odierni (al soldo degli anglosassoni) contro i “brutali autocrati delle steppe”… Non abbiamo richiesto indietro i soldi (38000 lire di biglietti, è bene abituarsi al vecchio conio) per non fare casino con chi lavora là.

A questo punto i musicofili potrebbero obiettare: “Per quanto tutto ciò può avere dell’interesse, che c’entra con la musica?” Riassumiamo: più immagine che sostanza, titillare senza affrontare, attaccare gl’intermedi e non i vertici, ignoranza crassa vestita d’intellettualismo cinico, nomi di richiamo, produzione stentorea e mai appagante…
Non vi ricorda ciò in cui siamo immersi da decenni?