Venta Protesix ‎- Sickening Digital Rainbows

Ho appena concluso Sickening Digital Rainbows di Venta Protesix, progetto del nostrano Italo Belladonna, e alla fine fissavo lo schermo del mio lettore mp3 come il cellulare in bagno dopo una piacevole sega. E ora che faccio? No davvero, un disgustoso vuoto mi ha precluso ogni piacere per ore, e dovevo anche andare al lavoro di lì a poco. Tecnicamente ero già in viaggio durante l’ascolto ma non soffermiamoci sui dettagli…

Ascoltandolo precedentemente sul computer a spezzettoni m’ero detto “non mi prenderà mai”, mentre ora  mi ritrovo nella break room, niente caffè, un sapore amaro sulle labbra, e un foglio di carta dove annoto questi pensieri prima di perderli come mio solito mentre un sacco d’immondizia mi fissa in malo modo, quasi alienante. No scusate, è solo una persona orribile.

Il mondo è sempre terribile dopo una sega, quasi come quel sacco di spazzatura. Forse andando in bagno ascoltando di nuovo Sickening Digital Rainbows il mio umore migliorerà? Forse devo masturbarsi più spesso sul treno allora? Masturbarsi spesso non fa così bene alla psiche, ci si dissocia dai piaceri del sesso, rendendo l’eiaculazione e l’orgasmo non più allettanti, ma più simili a una sigaretta. Chi fuma sicuramente capirà questo paragone. Niente sarà mai piacevole come la prima boccata di tabacco. Niente sarà come le prime mutande sporcate di sperma, ed ergo: niente sarà mai come il primo ascolto d’un album noise.

E si scorre in modo ossessionante la pagina di bandcamp tra i tag, perché devo trovarlo. Devo trovare l’album che saprà farmi godere e rimanere in silenzio, perché dopo di esso niente tornerà come prima. E lo riascolterò fino a togliere di senso il sollievo iniziale che ha saputo darmi subito, come quando ficchi un ago sotto la carne e premi il tubicino. Dopo il primo dolore un caleidoscopio di colori.

E caleidoscopica e colorata è forse la cover che ritrae in posa il signor Belladonna con il suo laptop corredato d’adesivi di rimando al Giappone, agli anime, alla perversione. Perché il Giappone ‘ritratto’ nelle sue tracce non è quello tenerone sbrillucciocoso che i bimbi minkia da evento cosplay narrano nei loro discorsi. No, è quello fatto di porno con i genitali censurati, ossessione del bukkake, lolite di trent’anni che appena accennano una ruga vengono schiaffate in un porno, perché erano già vecchie a diciannove anni.

Ma di cosa tratta questo disco? E meglio dire di cosa non tratta. Non parla di arcobaleni, di mondi idilliaci e di sentimenti felici, ma neanche di morte e sbudellamenti. Semplicemente il tema esiste solo nella mente di Belladonna, perché è un ammasso informe di suoni in cui la logica ha fatto un attimo tappa e s’è detta ‘no, oggi mi suicido’.

E allora perché dovreste ascoltarlo? Domanda sbagliata, perché NON dovreste ascoltarlo, piuttosto.

Aprite la top chart di amazon e cosa trovate? Il solito disco, il solito racconto, il solito lavoro prefabbricato che tutti noi conosciamo, sappiamo, raccontiamo. Piccola novità che nessuno vi dice: un giorno morirete, perché la vita non ha senso. E allora perché l’arte deve averne uno?

Lo afferma lo stesso Belladonna, che con Venta Protesix ha detto ‘fanculo l’arte, fanculo gli strumenti, fanculo la logica, fanculo pure la decenza già che ci siamo’. A chi frega veramente della musica? Chi commenta le recensioni ha veramente sentito l’album? Chi recensisce ha veramente sentito l’album?

Io Sickening Digital Rainbows l’ho sentito credo dieci volte e me ne vergogno, volevo raggiungerne almeno nove, perché i numeri a due cifre non mi piacciono, ma se non lo avessi sentito abbastanza poi avrei saputo cosa dire, e invece l’album s’è amalgamato nei miei neuroni e non ricordo cosa ho ascoltato.

Di quel pezzo ho adorato il testo, di quello voglio la tablatura. Cazzate simili tenetevele per i vostri Metallica dei poveri. Non avevo detto fanculo la musica? E vada a farsi fottere allora.

I puristi del Noise poi, quei bastardi, urlano a denti stretti, perché non puoi essere contro la musica e usare… un computer? Sai che c’è  di nuovo? Fanculo pure il rumore, fanculo pure il recensore.

In conclusione l’unica cosa certa è la mia acufene.