In rete sento spesso parlare di LORO e devo ammettere che quando il discorso di certi brillanti conferenzieri si conclude con queste entità malvage che dominano il mondo e ci conducono verso un nuovo ordine schiavizzante, il mio interesse in ciò che dicono cala. Non sto dicendo che i grandi miliardari della terra non abbiano il potere di mandare noi poveri disgraziati in bocca alla devastazione climatica e non sto nemmeno sostenendo che non ci siano delle forze oscure dietro la progressiva, sfibrante, riduzione di tutti noi a dei piccoli alvei isolati in cui rifocillarci reciprocamente di rancore e paranoia. Quello che è accaduto durante i due anni di gestione Covid ha mostrato come il sistema sia sostanzialmente mosso dalla paura e dal cieco schiacciasassi capitalistico.
Ma al di là di queste considerazioni, non faremo mai nulla finché parleremo di LORO.
Chi sono questi LORO? I rettiliani? Le élite oligarchiche? Gli Illuminati? Quelli li prenderà presto a calci Capitan America nero tra qualche mese. Abbiate pazienza e l’avremo risolta per sempre.
Marco Guzzi dice giustamente che non gli interessa chi siano LORO. Il risultato non cambia. Stanno mandandoci alla rovina, sono folli, stupidi e molto determinati.
Sono i pochi che detengono il 99,9 per cento dei soldi, delle comunicazioni, del potere sociale. E siccome vogliono continuare a preservare ciò che hanno, anzi, ad aumentare in modo cieco e assurdo questo loro avido accumulo, non si fermano davanti a nulla, persino l’eventualità molto probabile che presto la Terra finirà.
Alla base del comportamento dei vari Musk, Bezos, Zuckerberg, c’è l’avidità ed è chiaro che tutti LORO hanno già abbastanza “cose” e non gli basterebbero otto vite per usarle tutte. Però continuano a volerne, ad accumularne. Sono idioti che scambiano il mezzo (il denaro, il potere) per il fine.
Es. Se io guadagnassi un milione potrei comprarmi un castello. Ma se una volta ottenuti i soldi sufficienti, anziché fare l’acquisto, continuassi a metterne via altri, di soldi, fino ad arrivare a due, tre milioni e via ancora così per sempre, finirei per accumulare miliardi di risorse, sottratte a famiglie bisognose per un progetto sempre più vago di spenderli in decine di castelli, un giorno.
Chiaramente questi signori hanno un problema con la roba. E noi viviamo indirettamente la loro malattia. E siamo quindi malati anche noi. Ma NOI siamo malati quanto loro, solo qualcosa ci impedisce di essere al loro posto. E quindi riproduciamo su scala minore, la stessa mastodontica e folle merda.
Se LORO fossero semplicemente i cattivi e noi i buoni, cosa potremmo fare per riprenderci il mondo e sconfiggerli per sempre? Disiscriverci da facebook, disistallare what’s up, andare a comprare libri, dischi e film al negozio sotto casa (che non c’è più?) E anziché trascorrere il tempo a sballarci di serotonina con lo smartphone e dimenticare la nostra triste condizione dovremmo meditare?
Oh, in rete e nel mondo culturale più accusatore e progressivo, riducono tutto a questa soluzione di salvezza: la mindfullness, lo Yoga, la meditazione vipassana.
Ma l’India, dove campano di aria, mosche e meditazione da millenni, rappresenterebbe un sistema di vita auspicabile rispetto al nostro?
NOI E LORO E ANCORA NOI
Ma torniamo a LORO e NOI. Secondo me possiamo anche puntare il dito contro i cattivoni del neoliberismo, contro gli Hyde di Stevenson, contro Satana, ma la verità è che, esattamente come diceva lo scrittore scozzese, NOI siamo LORO. Gesù nel deserto non parlava con il diavolo. Parlava da SOLO.
Siamo LORO e vogliamo esserlo, del resto.
Siamo tutti su facebook a vendere cose. Siamo tutti qui a spiarci, a invidiarci e ammirarci.
Non ci piace ammetterlo ma il solo modo che abbiamo di sconfiggere LORO è partire sempre da NOI.
Io ieri mi sono domandato per la prima volta cosa desidero davvero? Perché è una vita che scrivo e scrivo su questo blog, pubblico libri che nessuno legge e continuo a gridare le mie cose al mondo, ricevendo per lo più un’eco flebile e distorta. Le risposte che mi sono dato non mi sono piaciute.
Io scrivo cose che ritengo giuste. Combatto per cambiare me e gli altri intorno a me. Però forse dietro la mia bella retorica c’è solo un tentativo di ingannare me stesso. Così come i Guzzi, i Sibaldi, che vorrebbero guidare una rinascita spirituale mondiale continuando a fare video e conferenze su You Tube, con migliaia di visualizzazioni a contraddire la loro retorica dei LORO che ci vogliono togliere la libertà.
Guzzi è un uomo molto brillante, un uomo puro e un po’ folle.
E poco male, anzi bene, perché ci vuole la follia per cambiare davvero le cose. Se fossimo solo razionali, a un certo punto desisteremmo. Invece il folle si lancia contro il Mammuth e dimostra agli altri che lo si può abbattere, il matto attacca il Palazzo e fa la rivoluzione.
Ma Guzzi in fondo vuole influenzare gli altri, essere una guida, cambiare il mondo per ciò che ritiene bello e giusto. Come Zuckerberg o Musk. E dietro il bisogno di ogni uomo che la pensa così in grande c’è anche il suo contrario, l’ombra di Zuckerberg, pronto a inventare un Metaverso per mandare ancora più giù sotto il suo tallone l’universo virtuale che gestisce.
Guzzi parla di LORO e istiga l’insurrezione da Youtube. Scrosci di applausi, i suoi libri sono molto venduti e tutto sommato c’è gente che, grazie a lui, vive meglio, io stesso mi sento migliore dopo che ho ascoltato cosa ha da dire. Eppure resto dubbioso e soprattutto resto al mio posto, impotente, spaventato, nonostante le sue parole di speranza e di rivoluzione.
E appena ho tempo scrivo un altro appello al mondo, come sto facendo ora, come Guzzi. Mi leggeranno in quattro e mi sentirò frustrato, colpevole di non riuscire a ottenere gli stessi risultati di lui.
In fondo è vero quel che dice sul sistema schiavizzante. Il nuovo totalitarismo non sopprime, non brucia, non crea martiri alla Giordano Bruno. La Chiesa del tempo, se avesse agito come oggi, anziché ucciderlo davanti a tutti, dandogli voce per secoli e secoli, lo avrebbe sotterrato di cariche e prestigio. Il sistema attuale è più perverso e perfettivo nei propri scopi di assoggettamento.
Ci istiga a dire la nostra, a esprimere ciò che pensiamo, magari senza utilizzare parole come NEGRO, BURZUM, VAGINA, ma non ci impedisce di esporre al mondo la nostra fisicità, le idee, i prodotti che creiamo. Pubblica tutto su facebook, nessuno ti fermerà.
Crea un gruppo what’s up e grida lì i tuoi piani di cambiamento.
Purtroppo però cosa succede? Lo facciamo ma il mondo non ci segue. I like e i followers sono poche decine e pensiamo sia colpa nostra. Le spunte tardano a farsi blu.
Perché altri invece, come Guzzi, sono riusciti a farsi ascoltare, a vendere i propri libri, a condizionare le masse? Noi non ci riusciamo probabilmente perché siamo troppo stupidi, brutti, banali. E perché non paghiamo a facebook uno slot promozionale che ci aiuti a diffondere ciò che abbiamo da dire/vendere.
E quando nemmeno la pubblicità ci porta avanti nel nostro intento di farci ascoltare, visualizzare e leggere, ecco che ci arrendiamo. Siamo stanchi. E siccome nessuno ci ascolta, perché mai noi dovremmo ascoltare qualcuno? Fanculo tutti. Compreso Guzzi.
E mentre ci danniamo perché le grandi masse non ci vedono, i nostri figli sono davanti alla TV a rincoglionirsi o al cellulare a “lanciarsi” su Roblox.
Questo è nutrire lo Zuckerberg che è in noi. Il piccolo Berlusconi di cui parlava Gaber.
LA TRAPPOLA
E mentre siamo qui a dannarci per seminare gli infiniti ettari di deserto là fuori, dove e come conta esserlo, il piccolo, grande orto che ci è stato dato da coltivare e amministrare appassisce.
Si tratta di una trappola in cui cadiamo tutti. Una trappola che è innescata dentro di noi al momento in cui veniamo al mondo e siamo educati da altri già intrappolati prima di noi. Abbiamo una vita per liberarci ma spesso non ci basta.
Prendete John Lennon. Anche lui si è fregato allo stesso modo. Aveva il dono di comunicare ai cuori del mondo e l’ha usato per diffondere messaggi di pace, droga, eresie varie e amore. Benissimo. Ma mentre il giovane Mark (Chapman) si ispirava nella sua cameretta pensando a che bella persona fosse Lennon, suo figlio lo vedeva materializzarsi solo a Natale e sotto forma di regali. Papà aveva da fare, doveva cambiare il mondo. E intanto il piccolo Julian deperiva sotto l’albero, scartando senza gioia delle scatole con dentro cose di plastica e stoffa.
Molti dei più grandi uomini della terra sono stati orrendi con i propri famigliari. Dante cercò di salvare l’anima dei suoi simili ma non dedicò un verso alla moglie. Eppure c’era una moglie accanto a lui. E chissà cosa deve aver sopportato in tutti quegli anni, mentre lui faceva le lodi di una ex fiamma pure morta. Dylan Thomas trasmetteva al giovane Bob la propria missione di evangelizzazione folk e poesia e intento la moglie lo definiva un porco ributtante e sperava di vederlo morto.
Qualcuno penserà, Lennon ha sacrificato il figlio per l’umanità. Dylan aveva una moglie stronza ma era un grande poeta che lasciò il proprio cognome a un cantautore da premio nobel e versi stupendi per i cuori di mezzo mondo, ma il loro messaggio crolla appena veniamo a sapere che Julian non vedeva mai il papà, nemmeno a Natale e che Thomas era tremendo con la moglie.
Coerenza. Ecco la parola magica.
La maggior parte dei grandi uomini sono caduti su questa mattonella.
Ed è per questo che i loro messaggi non hanno mai attecchito. Erano sbugiardati da esempi concreti contrari a quei messaggi.
Io posso dirvi tante belle cose, scriverle qui. Ma sapete cosa dice mia figlia da qualche tempo? Che da piccola non c’ero per lei, stavo sempre a scrivere… scrivere… scrivere…
Ecco fatto. Anche io mi sono fregato nella trappola.
Cosa posso fare? Tentare una cosa che non venne bene nemmeno a Gesù, essere profeta in patria. Aiutare il mio piccolo mondo che non ascolta le mie parole, ovviamente. E sapete perché non le ascolta? Sapete perché i profeti in patria non se li caga nessuno?
Perché in patria servono esempi e non parole. Gli altri ti conoscono troppo bene per dare ascolto alle tue chiacchiere. Sanno chi sei davvero. Anche Gesù, lo conoscevano bene, ecco perché lo mandarono a morte, invece di farlo re dei re in vita.