Più passano gli anni e meno riesco a comprendere il successo dei concerti unplugged nei primi anni 90. Era il tempo in cui MTV dettava le regole e praticamente tutti i più grandi gruppi rock, si lasciarono coinvolgere in questa cosa. Pure i Led Zeppelin, o meglio ciò che più si avvicinò a una reunion, cedettero a questa scemenza acustica. Rispetto a oggi mi fa quasi sorridere. Con la crisi discografica, tutti i grandi del passato, sono stati costretti a dare al pubblico ciò che fino agli anni 90, non avrebbero mai concesso. Allora i conti in banca erano ben nutriti e le band storiche potevano permettersi di dire no anche davanti a grosse cifre. Oggi se qualcuno pagasse la somma giusta, i Led Zeppelin farebbero un Jingle per Nuvenia Pocket e si riunirebbero per l’ennesimo tour d’addio, suonando magari solo i primi quattro dischi.
Allora era difficile convincere i grandi a tornare indietro. Ed era questo che gli si domandava già nel 1994. I Kiss non volevano rimettersi le maschere; Bruce Dickinson non voleva tornare nei Maiden; i Guns N Roses non volevano tornare in Studio; i Metallica non volevano più fare thrash metal e via così. Per avere un unplugged dei riformati Led Zeppelin, allora non so che costo richiese. Ma tutto ciò che i paganti poterono ottenere fu No Quarter, che a distanza di anni sembra più un riempitivo di bonus track che un ritorno dei Led Zeppelin.
Intanto non c’era John Paul Jones. I due ci tennero a non coinvolgerlo e domandarono una band molto lontana dalla scena rock tradizionale: musicisti egiziani, per lo più. Avrebbero riesumato qualche classico, brani meno noti, rielaborandoli in chiave semi-acustica, fino a stravolgerli, se necessario.
Ci sarebbero stati degli inediti, certo, ma quello che Page e Plant alla fine offrirono agli affamati di Zep, fu un EP di canzoni che probabilmente oggi non ricordano neanche loro, mescolati alle fantomatiche riletture dei classici, non così interessanti.
Allora si presero tante belle recensioni e voti alti di incoraggiamento. La stampa era felice di rivederli insieme e accettò questo guazzabuglio di roba che probabilmente non soddisfece i nostalgici e non coinvolse chi, da due giganti del passato come Plant e Page, non si attendeva certo un grande ritorno compositivo.
Plant non se la cavò male, nonostante l’evidente calo della voce già a partire dagli anni 80. Page mi sembra poco ispirato. La versione di No Quarter non impressiona, ma confesso di non amare troppo neanche l’originale. Invece mi piacciono le variazioni orchestrali su Since I’ve Been Loving You (pure se il passaggio in cui Robert singhiozza come un bamboccio, è una pisciata sulla tomba di Led Zeppelin III). Sono interessanti gli sviluppi alternativi su Kashmir (ma l’originale non si batte) e The Battle Of Evermore.
Non lo comprai e feci bene. Ascoltandolo quasi trent’anni dopo, mi fa solo venir voglia di tornare sugli originali.