Mentre cercavo materiale sui Lubricant, mi sono imbattuto negli Xysma., gruppo attivo dal 1989 e che ho scoperto praticamente due giorni fa. Era su un pezzo di Angry Metal Guy dedicato all’uscita di Swallow This nel 2019. L’autore paragonava il death ‘n’ roll dei primi con quello dei secondi, accennando al fatto che questi avevano declinato il grind e poi il death a una roba tipo… i Beach Boys.
Avete letto bene, Death Metal + Beach Boys; nel 1992 e non oggi, ci tengo a puntualizzarlo. E la cosa quindi mi ha attratto subito. Ho ascoltato in fretta sia i demo che gli album degli Xysma e me ne sono innamorato. Non potete capire, gente. Ancora una volta si tratta di una band finlandese, sicuramente più longeva dei Lubricant, ma non si sa se ancora viva o di nuovo in letargo. L’ultimo disco, No Place Like Alone è dello scorso ma prima c’era stata una pausa di più di vent’anni, quindi non saprei cosa pensare per il futuro del gruppo. Magari se riesco a intervistarli, lo scopro.
Me ne sono innamorato perché già ai tempi del primo album uscito nel 1991 e intitolato Yeah, gli Xysma facevano qualcosa di molto spinto oltre i canoni estremi. Loro sono considerati a buon diritto tra i nomi primordiali del grindcore e di sicuro i primi che lo praticarono in Finlandia, ma in quel disco lo schema tipico del genere: canzoni dai due ai trenta secondi a tema politico-anarcoide, lo gettarono alle ortiche senza pensarci un attimo. Tennero la voce cavernosissima e allungarono i pezzi, intervallando le consuete sbroccate grind a duemila, con dei riffoni stile Black Sabbath, che nel 1991 non erano così scontati da riprendere; in più aggiunsero cose melodiche sognanti e quasi allegre.
Nel successivo lavoro, First & Magical del 1992, dal grind passarono al death e lo declinarono al “roll”, a parimerito degli Entombed, che sempre nel 1993 uscirono con Wolerine Blues beccandosi insulti e meriti di quella svolta netta al passato. Ricordo che Nicke Andersson, in un’intervista dichiarò che l’evoluzione del death metal in formato rock and roll, permetteva a loro e a chiunque avesse avuto le palle di prendere la stessa direzione, di inglobare tutto il possibile nella matrice death e non essere più condizionato dai soliti quattro stereotipi estremi. La creatività diventava assoluta in seno alla morte.
Beh, gli Xysma in First & Magical misero in pratica questa idea in modo davvero spericolato, al punto che, parlare dei Beach Boys, in fondo non è esagerato. Certo, non vi aspettate cori angelici sotto il blast-beat, ma la volontà di realizzare qualcosa di totale, come sognava di fare Brian Wilson negli anni di Smile, probabilmente è la stessa.
Ci sono ancora i riff in stile Sabbath (Turning), c’è il punk-a-deathico a bizzeffe (Uranus Falls Again); c’è pieno di assoli psichedelici di chitarra e tastiere anni 70 (sentitevi My Mind Like A Heroin su tutte) e interludi acustici folk-western ancora più in acido (Can’t Imagine Your Death (Face)). Questa attitudine compositiva alla freghiamocene di tutto e tutti, gli rende onore allora e oggi, anche perché l’album è bellissimo, sprigiona energia creativa come poche cose in uscita nel 2024. Il gran calderone di influenze è tenuto saldamente insieme dal sound pesantissimo delle chitarre e dal growling poderoso e un po’ Vicking di Janitor Mustasch.
La band però non voleva assolutamente definire l’ennesimo sottogenere e poi rimanervi intrappolata. Stava aprendo i cancelli del vecchio cimitero a qualsiasi influenza freak gli venisse in testa di evocare. E dopo il carnevale tra vivi e morti, gli Xysma telarono oltre le sbarre di Ade e si dileguarono nel deserto stoner degli anni 90, seguendo il corso del fiume acido alternativo fino a rimanerne quasi corrosi.
La loro evoluzione mi fa pensare solo a un’altra band, i Die Kreuzen. Anche lì si partì dall’hardcore e si finì in un territorio alt-rock un po’ dimesso. Gli Xysma interpretarono a modo proprio il grind e poi lo stravolsero fino a spappolarlo in tanti coriandoli pop-rock (Girl On The Beach del ’98 li mandò in coma).
Certo, non era facile vendere dischi come First… oppure Deluxe (1994) o Lotto (1998); la band continuava a modificarsi, non dava alcuna garanzia ai fan o all’etichetta. Non me la prendo però con la Spinefarm Records. anzi. Loro credettero negli Xysma e gli hanno permesso di lasciare una lunga scia di bava che ora possiamo leccare tutti insieme. Ci sono moltissimi secondi per farlo, andare in trip e amarli visceralmente nel poco tempo che ci resta da vivere. Viva gli Xysma.