Gli Utumno – Quando la scuola del death non era ancora vecchia

Gli Utumno sono una band svedese dei primi 90, nata e morta nel giro di due anni. A parte un paio di EP, non ci ha lasciato niente. Sembra che prima di sciogliersi, alcuni dei suoi componenti avessero deciso di cambiare completamente genere. Non ci sono registrazioni a testimoniarlo, ma Daniel Ekeroth, l’autore del libro Swedish Death Metal, fa sapere che. sempre col nome di Utumno, passarono al grunge. Scelta abbastanza improbabile, dopo aver prodotto dell’ottimo death metal. Across The Horizon del 1993 suona ancora benone. Niente di particolare, è pura accademia di Stoccolma, però fatta a pennello e con la pretesa di evitare nelle liriche, le solite schifezze splatter, prediligendo tematiche più complesse, come l’emotività intossicata, la depressione e la vita di merda in generale. Musicalmente i brani scorrono bene e ripassandoli con una certa attenzione, si possono trovare nelle rifiniture, nei passaggi minori, alcune idee niente male. Certo, è death metal e punto. Non c’è altro. E non possiamo più giudicarli secondo una prospettiva futura. Cosa diventa dopo 30 anni, un EP incoraggiante, se poi non è mai accaduto nient’altro? Uno spreco? Questo erano e tanto altro non furono mai. Ah, cosa curiosa; scorrendo la line-up ho scoperto che il vocalist è il famigerato Jonas Stålhammar.

Chi è? Vi dicono niente gli At The Gates? Ecco, lui è uno dei compositori principali dei dischi post-reunion. Oltre a loro, Jonas era anche un membro dei Lurking Fear e anni fa è stato nei God Macabre; più una sfilza di altre band del circuito metallico svedese. Purtroppo per lui, si è fottuto la carriera per via di una relazione sessuale in chat con una fan. Sembra che lei fosse molto giovane e lui quasi cinquantenne, quando la cosa è venuta fuori, due anni fa. La ragazza, non minorenne, l’ha pubblicamente denunciato dopo che la storia è andata avanti un anno intero, accusandolo di averla manipolata, forzata a fare attività sessuale via internet e ferita profondamente fino quasi a spingerla al suicidio.

La cosa è andata come usa fare da qualche tempo: accuse pubbliche, scandolo generale, gogna a bestia e poi rimozione del personaggio dal radar algoritmico.

Poco dopo la notizia, le band At The Gates e Lurking Fear, l’hanno licenziato su due piedi e così  Stålhammar si è ritrovato solo lui e il suo pistolone castiga-squinzie a fissare “l’immenso vuoto che c’è”. Sparito dalla rete e dimenticato da tutti, sembra aver avuto la punizione che si merita. Peccato che io non abbia   trovato alcuna news che riguardi una eventuale sentenza di colpevolezza. La crocefissione mediatica è già avvenuta dal 2022 e magari sul piano puramente legale nessuno ha mosso un dito e non lo muoverà mai.

C’è anche un’altra vicenda che affiora partendo sempre da questa piccola meteora cimiteriale degli Utumno: il suicidio del batterista Johan Hallberg, anche lui nella line-up di quei due anni di EP, demo e molta birra. Suonò pure nei Cranium, non so se vi dicono qualcosa.

Si è tolto la vita nel 2001, ma fa specie leggere nelle liriche dell’EP del 1993, robe come questa:

Rotting – I leave this world
I won’t return – I’ll remain in your fuckin’ minds…

Questo è il finale di uno dei brani, In Misery I Dwell. Magari lo scrisse Stålhammar, e solo perché nel death ci stava bene una roba così disperata. Chissà se si sarà ripetuto quei versi, prima di sganciare i titoli di chiusura, Johan? Nessuno si ricorda di lui, in rete. Non ho trovato niente. Triste, non vi pare? Date un’ascolto agli Utumno, comunque. Non si fa più un death metal così genuino.