Salve equinidi ed e-quindi. Ormai passo più tempo in discarica che nella stalla. Spesso i lavori che ho fatto mi hanno permesso di assistere alle fasi di smaltimento del percorso consumistico. Sono stato il becchino, il macellaio, il netturbino e l’operaio in una lavanderia industriale specializzata in reparti geriatrici. Merda, morte, immondizia. Inutile che arricciate la proboscide, questo è ciò che anche voi sarete e avrete. Essere e avere. Morte e munnezza. Non esistono possibilità di riciclo, a meno che voi non siate riciclo. C’è chi arriva con l’aria amareggiata e mi dice:”sa, questo casco è praticamente nuovo, può servire?”
“Non ho una motocicletta”
“Ma a qualche collega…?”
“Non saprei, domanderò”
Lui se ne va contento e io poi butto il casco nel vascone degli ingombranti.
Le cose finiscono qui e ci restano. So che in alcune discariche c’è uno spazio per gli oggetti riutilizzabili, ma non avete idea cosa si scateni nelle persone una volta che mettono piede qui dentro. Gli viene su una specie di lussuria per le cose. Vedono potenzialità in vecchi stereo rotti da 30 anni e in mobili di noce sepolti sotto quintali di truciolato. Se li lasciassi fare, uscirebbero con dei borsoni pieni di schifezze, tali e quali a come sono usciti quindici minuti prima dalla Coop. Se dessi retta, anche io porterei ogni giorno qualcosa a casa, ma resisto. Ho già abbastanza immondizia dove abito e ci sono quattro futuri cadaveri.
Avete mai fatto un trasloco?
Ci vuole coraggio e non lo dico nel senso di cambiare casa, andare a vivere insieme eccetera.
Anche, certo.
La cosa peggiore è spostare gli oggetti che sono sepolti in una casa/tomba per traslocarli in un’altra tomba-casa e pensare, potrebbe essere l’ultima volta che lo faccio.
Tutto quello che abbiamo deperisce, si sfoglia e si sbriciola tra le nostre dita. Tutto passa e noi con esso. L’arredo di una casa è la testimonianza del livello di manipolazione a cui ci siamo lasciati portare dal sistema capitalistico.
Capitalismo è ormai un termine fuori uso, sa tanto di congrega comunista anni 70, ma è ancora la merda in cui ci troviamo.
L’altro giorno ero sul letto con la mia compagna.
Non ci stavamo amando, in estate non è facile. Stavamo piuttosto sudando.
Guardavamo il soffitto e parlavamo di capitalismo. Non so come cazzo siamo finiti a parlarne.
Io a un certo punto ho detto che per me il capitalismo è un fallimento e andrebbe abbandonato.
“Se un uomo riesce a investire una cifra che risolverebbe il debito di un intero continente, e lui li investe in droni da guerra, è l’ennesima dimostrazione che il capitalismo va fermato perché è uno schifo. E ucciderei quell’uomo, gli toglierei i soldi e li darei a… boh, poi ci penserei”.
Lei che è una donna e quindi ha delle strane tergiversazioni verso l’estremo, risponde: “ma ci sono mille modi per coabitare con un sistema così ingiusto, adottando soluzioni alternative, come il bio…”
“Ho smesso di ascoltare dopo che ha detto bio.
“Lascia stare”, ho risposto, interrompendola. Interromperla è una cosa che la fa incazzare perché sembra che non la ascolti e quindi non la stimi e quindi non la ami, ma io la fermo perché ho già capito cosa sta per dirmi, è una colpa?
“Non puoi scendere a patti con questo demonio”, le ho detto. “Bisogna uscire dal sistema o viverci sapendo che è un inferno, morire con esso e basta”.
“E tu cosa farai?”
Niente, ho pensato. Cosa mai potrei fare a parte lagnarmi? Ho quasi cinquant’anni e parlo tutto il giorno di metal, film dell’orrore e dell’Inter. Ho creduto per quasi un anno che facebook fosse una possibilità di cambiamento epocale. Oggi ho un blog molto seguito dai fanatici del porno e dei cavalli e non parla né di porno né di cavalli. Cosa vuoi che cambi io? Se domani muoio a malapena se ne accorgono 20 dei miei 4600 contatti social.
“Ci sto pensando. Qualcosa mi verrà in mente”, le ho risposto.
Però è vero, no? Questo sistema va cambiato. E bisogna iniziare a pensarne uno nuovo, che sia meno ingiusto e brutale. Anche se la natura è ingiusta e brutale e noi fingiamo di non farne parte.
Immagino abbiate già domandato a Chatgpt. Io resisto. Voglio uscire con la mia intelligenza da questo buco in cui sono nato.
Perché il capitalismo non l’ho mica inventato io.
E non mi è stata data una via di fuga. O meglio mi hanno detto che non ce ne sono. A parte il suicidio.
Il bello è che non vorrebbero che ti suicidassi. Eppure hanno smesso di credere in Cristo, no? Che bisogno c’è di rimanere qui fino alla fine del ciclo vitale?
C’è bisogno di te. Per la merce.
Siamo merce che compra merce per mandare avanti questo mercimonio collettivo. Dobbiamo comprarne sempre, di continuo. Non possiamo fermarci.
Ecco un’altra idea che domina il presente e su cui ci prenderanno per il culo gli alieni un giorno: non ci si può fermare.
O è la fine. Quindi andiamo diretti verso la fine perché se ci fermiamo prima, la fine finisce prima. E sarebbe un suicidio.
Tra duemila anni rideremo di tutte queste ansie.
Buona giornata a voi. Stay sdangher!

