Oggi voglio parlare di un fenomeno ormai dimenticato: LE MUSICASSETTE PORNO! E se devo parlare di questo mi tocca tirare in ballo mio nonno paterno, che si chiamava come me ed è morto nel 1996 lasciandomi un gran buco in mezzo al cuore, perché è con lui che ho capito cosa significa quando ti muore qualcuno a cui vuoi bene e poi non c’è più e quello nella cassa è proprio lui, ma siamo sicuri che sia lui eccetera eccetera.
Dunque, mio nonno mi regalava un sacco di cose, ma era un uomo di un tempo in cui non c’era niente di male a frugare nei secchi dell’immondizia o a raccogliere qualcosa da terra e infilarsela in saccoccia senza domandare niente a nessuno. Insomma lui mi faceva un sacco di regali e spesso erano cose che rimediava frequentando altri brutti ceffi come lui. Io ci ero abituato e non mi facevo domande: se erano cose che potevano interessarmi le riutilizzavo, altrimenti le buttavo via e amen. Tra le cose che mi donò, ricordo il robot preferito del nostro vicino di casa, dimenticato una notte in giardino. Lo desideravo tantissimo e il nonno mi rese felice rendendo infelice lui, ma che importa, era così antipatico quel cazzoncello. Custodii gelosamente il robot nella mia cameretta per quindici anni, poi lo restituii al vicino, o meglio lo lasciai sul tavolo del giardino e non seppi che faccia fece. Amen.
Oltre al robot, a un certo punto il nonno portò in casa una decina di fumetti porno da cui appresi che quando si eiacula si urla veeeeeengo!, e soprattutto appresi questa cosa dell’eiaculo che per me era una roba nuova. Scoprii anche che l’eiaculazione è collegata a quella parola buffa che sul pulmino sentivo sempre dire dai ragazzini più grandi e che in Italiano lo sperma è chiamato sbooooorra!, e solo non sburro.
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oh sì, voglio morire. |
Ok, voi penserete che il nonno fosse un immorale a regalare giornaletti porno a un ragazzino di dieci anni, ma io non la pensai per nulla così e lo ringraziai leggendogli ad alta voce le didascalie, visto che era analfabeta e non poteva farlo da solo. C’era roba come: “Nel silenzio del campeggio, tu m’inculi e io ti pompeggio!” Lui non si divertì tanto e forse capì troppo tardi, come Trevis Bickle in Taxi Driver, che i film non sono tutti uguali e che le riviste per ragazzi non sono tutte legali.
Comunque, dopo le riviste mi portò una musicassetta.
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ehm… |
Non mi risulta che con la digitalizzazione forzata di tutto, ci sia qualcosa di paragonabile a quelle musicassette vendute dal ‘negro’ al mercato. Non c’è granché nemmeno su internet, dove le peggiori puttanate della mia generazione si trovano esaminate in dossier intellettualoidi fatti con tutti i crismi, da Carletto Principe dei mostri alle figurine degli Skifiltors.
Negli anni ’80 capitava di trovarne in tutte le macchine, nel porta cassette nero che di solito veniva infilato sotto il sedile del passeggero. Era un classico. “Che musica mettiamo?”
Aprivi il porta nastri e tra un Vasco e The Wall dei Pink Floyd eccola lì, la cassettina con una pin-up americana in copertina, stesa su un lenzuolo di seta color vaniglia, con il pelo che usciva dalle mutande blu carta di caramelle sperlari e seni luccicanti e popputi. Poteva avercela il papà di un amico, la cassettina, oppure gli scapoli, il fratello più grande di qualche amichetto. Andavano molto tra gli adolescenti e soprattutto tra quelli che avevano la patente. Si recavano in qualche posto, in quattro o cinque e mettevano la cassetta, aprivano i finestrini e si facevano qualche risata e magari una bella pippa in compagnia, dato che non erano somari o spie e queste cose sono il sale dell’esistenza e poi si diventa mosci e poi si crepa.
So che molti di voi inorridiscono al pensiero, soprattutto molte di voi, ma noi maschietti facciamo di queste cose, ok? Da ragazzini, appena iniziamo a tirarci le pippe vogliamo farlo insieme ad altri. Non è omosessualità ma più un bisogno di condividere un bel momento tutti assieme, scambiandoci fantasie o semplicemente battendoci con i centometrismi dell’eiaculo.
Comunque, cosa c’era in queste cassette di tanto eccitante? Canzoni.
Ricordo una volta alle elementari, un certo Aldo, nostro compagno più grande, che chiese all’autista di mettere una cassetta delle sue, invece di sentire le canzonacce della radio. L’autista disse “va bene” e infilò il nastro senza aspettarsi nulla di particolare. Ecco che iniziò una specie intro danzereccio alla Tullio De Piscopo ma più tribale e arabeggiante, come quelle schifezze che si sentono nelle case del Kebab, con tutto il rispetto per chi li ama, li cucina e li smercia, ma a me bloccano sempre la digestione. Insomma, fino a lì, niente, gli alunni hanno continuato a fare casino, mentre questa musica seguitava a crescere con fiati funky-soul ganzissimi. Ecco però che inizia il canto, ma è di un laido, un assatanato che rantola una cosa tipo “seiiii, tu c’hai la figa neiiiii tu c’hai la figa nera nera nera come te tu c’hai la figa neiiii, tu c’hai la figa nera nera nera come…” e così via con questo mantra pelvico ludibrioso che mandò in bestia l’autista tanto che diventò rosso e per poco non ci portò tutti a cunetta per togliere al più presto la cassetta e lanciarla dal finestrino esprimendo un disgusto che neanche fosse un topo morto. Gli alunni non avevano nemmeno fatto in tempo a notare il testo che già era tutto un ricordo.
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Intervallo. Ho messo la Marona Maionchi così vi calmate. |
Beh, ne sono successe di cose nella mia infanzia, ma quell’intro musicale non me lo leva nessuno dalla memoria.
Il genere di cose che si trovavano nelle porno musicassetta erano dei testi erotici letti da attori, con un bel sottofondo musicale loffio da film sporco francese o italiano, roba alla Charly dei capolavori di Luca Damiano per intenderci. E sopra la musica paracula, c’era questa voce profonda di un attore in miseria che diceva cosa stava facendo alla sua lei o alle sue lei o alle sue lei e a lui. La cassetta che mi regalò mio nonno era con due pezzi così: il primo era raffinato se vogliamo dire, con una voce anzianotta molto simile alla Marona Maionchi e che poteva essere anche la zia di Michele, un mio amichetto. La voce diceva di come due uomini la prendessero e le facessero quello che di solito si fa a una porcona di Babilandia. Era strano sentire quella voce da vecchiardona che raccontava con il suo tono tremoloso e sputacchioso (non scherzo) di questi due stalloncelli scatenati che la conducevano nel paradiso della pelvica, dove tutto si bagna ed esplode in un orgasmoooooo (ecco dove l’ho sentito per la prima volta il termine orgasmo) e ricordo che io e Daniele ce la sentivamo con lo stereo di suo fratello quando eravamo soli in casa e ci guardavamo pensando tutti e due alla povera zia di Michele. Una sera abbiamo anche telefonato a Michele e quando il padre ci ha risposto abbiamo attaccato il nastro con la voce della vecchia. Lui ci ha mandato a cacare, ma non abbiamo mai appurato se avesse pensato fosse sua madre o qualcuno che scherzava.
L’altro pezzo era con un bolognese allupato tipo Andrea Roncato quando fa l’allupato, che si sganasciava sopra una base di fisarmonica e piadine mentre diceva alla Luisona e alla Barbarella mo quanto avrebbero goduto a star con lui e mentre procedeva con la descrizione dettagliata di ciò che sarebbe successo ai loro seni e al loro deretano, ecco che una serie di voci femminili in un groviglio orgasmico cresceva e cresceva fino a sovrastare la musica e questo romagnolone arrapatissimo che si scioglieva in un borbottio estatico.
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Questo sì che è il vero e unico super plumber! |
Io non so che fine abbia fatto la cassetta, ma non mi ci divertii mai troppo. Andò meglio quando cominciai a trafugare i film porno da casa di un mio vicino, costringendolo a pagare multe salatissime al videonoleggio, ma questa è un’altra storia che tratteremo (forse) nella prossima puntata di Scrotal Brush, la rubrica vietata ai minori ma soprattutto ai maggiori.
Francesco Ceccamea
Francesco Ceccamea