It Beckons Us All e i fagioli Darkthrone

Ok, parliamo dei Darkthrone. Esce un nuovo album e quindi parliamo dei Darkthrone. Non che il disco in se stesso ci induca ad aggiungere qualcosa. Se ne può dire male, se ne può dire bene ma non so cosa sia più ridicolo tra chi si scaglia contro il gruppo criticandone le canzoni sciatte e smorte e chi invece si esalta e spiega quali riff e quali brani siano imperdibili, galvanizzanti, ispiranti e ganzi.

Ispira, espira. Per me un album dei Darkthrone è come un barattolo di fagioli Campbell. Sono sempre i soliti fagioli, lì dentro. I fagioli esistevano da prima ed esisteranno ancora per parecchi anni, sempre che un disastro climatico non ce li porti via insieme a molte altre cose. Ma finché tutto regge, i fagioli continueranno a esserci. Il marchio Campbell invece può sparire e non è nato insieme ai fagioli.

Ecco, secondo me la questione dei dischi dei Darkthrone è tutta qui.

Il metal esisteva prima di loro e ci sarà anche dopo. Di sicuro però prima dei Darkthrone esisteva un certo modo di giudicarlo e ora…

Per quel che mi riguarda i Darkthrone sono stati per la critica musicale, come Napster per la compravendita di CD: un’ecatombe. Dopo di loro non si è potuto più accusare un gruppo di registrare male il proprio disco, di avere suoni di batteria mosci. Non si può criticare chi prende il vecchio metal e lo ripropone paro paro, cambiando giusto qualche virgola. Chi resta sempre lì. Non si può dir nulla contro questo immobilismo generalizzato, perché i Darktrhone l’hanno reso poetico e c’è un mondo di band senza nulla da dire, che possono ripetere i detti degli altri e farci su una carriera.

Ma nessuno batte i Darkthrone, perché loro davvero illudono l’universo che qualsiasi fraseggio da due soldi, ogni riffaccio capovolto dei Celtic Frost e trasformato in un’odissea di cinque minuti, è geniale.

Geniale come lo sono i bambini. E loro due, Fenriz e Culto sembrano due ragazzini lasciati soli dal papà manager discografico, in uno studio di registrazione con strumenti a disposizione, un mixerone. I due si divertono a rifare il metal che gli piace. Spingono Rec e alla fine escono con un demo. Lo intitolano Total Metal End ed è bellissimo.

I Darkthrone sono arrivati, giocando e scherzando, a venti cazzo di album. Se però nei primi anni Duemila, ogni uscita passava praticamente davanti al pubblico, come un pullman del Cotral la domenica mattina alle 8. Da almeno dieci anni, nonostante il livello delle pubblicazioni sia praticamente lo stesso da sei e mezzo per la simpatia, il pullman dei Darkthrone ora sembra convertito a un gigantesco carro di Carnevale dantesco, che deflora il silenzio cittadino alle 8 di mattina di una domenica qualsiasi.

In particolare Fenriz è diventato un meme e le nuove generazioni hanno proclamato i Darkthrone come il gruppo duro e puro del metallo che fa simpatia e gli offri una birra ogni volta che lo incontri. Qualsiasi cosa esca di loro fa impazzire i quindicenni. Ormai sono diventati i nuovi Motorhead. Nemmeno i Venom o i Celtic Frost hanno avuto il privilegio di essere deizzati in vita. Ancora oggi possono subire stroncature e critiche, ma non Fenriz e Nocturno Culto. Loro quel che fanno va bene, perché sono dei fichi. Fichi mi pare l’argomento decisivo.

Potrei parlare anche di questo  It Beckons Us All… ma sarebbe come fare i critici culinari in un museo della Storia della Cucina. I piatti presenti non sono lì per dare gusto a qualche palato. Devono solo rappresentare qualcosa che è stato. Così il metal dei Darkthrone non è il motivo principale di ciò che fanno. Si tratta per lo più di un accessorio come gli altri: le foto, il logo, le facce di Fenriz in giro per facebook. Loro vorrebbero farci credere che quei riff di serie Z, probabilmente evacuati in due giorni di dopo sbronza, siano esattamente ciò che volevano e chissà quanti mesi di scremature e di limature saranno serviti per realizzare proprio così mediocri, così spompi, così sapientemente derivativi, ma è tutta una bugia. Una bugia a cui il mondo ha bisogno di credere.

Per esistere, i Darkthrone necessitano di fagioli. Ne prendono un po’ dall’orto dei vicini, li lessano, ci mettono qualche spezia a cazzo e li chiudono nel disco. Lo pubblicano e la gente compra i fagioli Darkthrone, che sono diversi dai fagioli Cambpell e da quelli dello zio Vittorio. Anche le scoregge, quando escono, hanno un diverso odore, vero?

Certo che però, se un disastro climatico portasse via i fagioli e questa intera civiltà di arruffoni capitalistici, forse chi verrebbe dopo, qualche specie evoluta di insettoni, imbattendosi in un barattolo Campbell potrebbe giungere solo per quella via al concetto di fagioli. E l’insettoide penserebbe, raccogliendo il vinile di It Beckons Us All… dalle macerie della cameretta di un tredicenne, che quello sia stato il metal.