Il mondo della musica è vasto e complesso, caratterizzato da una molteplicità di generi e sottogeneri che spesso si contaminano tra loro. Tuttavia, per quanto riguarda il progressive rock e il metal, due generi musicali che in teoria dovrebbero condividere una certa affinità nella loro costruzione musicale e nell’approccio tecnico, esiste una sorprendente dicotomia. Molti appassionati di metal, tendono infatti a distanziarsi dal progressive rock. Questo articolo esplora le ragioni dietro questa avversione e analizza i fattori psico-culturali, estetici e tecnici che la sottendono.
Molti metallari sono attratti dal metal a causa della sua energia grezza, della potenza sonora e della sua aggressività. La potenza dei riff di chitarra distorta, le percussioni martellanti e i testi spesso carichi di temi oscuri e ribelli risuonano con una fascia di pubblico che cerca una via di sfogo per le proprie emozioni.
Il metal, nei suoi aspetti più estremi come il thrash, il death e il black metal, offre un’esperienza catartica che è difficile trovare in altri generi musicali.
Il progressive rock, d’altra parte, è noto per la sua intricata complessità e per i suoi testi spesso astratti, che spaziano dalla fantascienza alla filosofia. Le melodie sono spesso più sperimentali e le canzoni possono estendersi per oltre dieci minuti, incorporando una varietà di cambi di tempo e stili musicali, che creano indubbiamente ostacoli di comprensione e attenzione per chi vuole magari sbrigare in quattro minuti con “strofa, ritornello, assolo e di nuovo strofa” l’ascolto che deve catalizzare abbastanza rapidamente il suo interesse.
Cultura, identità, attitudine, empatia: fattori che distanziano tra di loro espressioni musicali e che smentiscono l’universalità delle sette note (e cinque semitoni). Esse acquisiscono un “corpus” quando sono coagulate in una forma precisa di struttura ben definita, sia come uso delle distorsioni, l’assenza o presenza di strumenti sintetici, tempi ritmici, pesantezza, vocalità, tipo di melodia, perizia strumentale accentuata o meno e molti altri fattori.
Uno dei principi più importanti della psicologia musicale è che gli ascoltatori tendono ad apprezzare la musica che risuona con il loro stato emotivo e il loro stile di vita. Per i metallari, la musica è una forma di sfogo. È il suono della ribellione, della resistenza e della forza. La complessità strutturale e l’introspezione del progressive rock possono sembrare, a questi ascoltatori, troppo cerebrali e distaccati emotivamente.
Questa percezione può essere spiegata anche attraverso la teoria della dissonanza cognitiva. Quando un metallaro convinto si trova ad ascoltare progressive rock, potrebbe percepire una discrepanza tra ciò che la musica rappresenta e ciò che lui stesso sente di essere. Questo può generare un sentimento di disagio che porta a una reazione istintivamente negativa verso quel genere. Oltre alla psicologia individuale, esistono anche fattori sociali e culturali che influenzano le preferenze musicali.
Il metal, nato come un movimento underground e spesso avversato dai media mainstream (oggi percepito come molto più innocuo e non eversivo), ha sviluppato una forte identità comunitaria. Essere un metallaro per molti non è soltanto ascoltare un certo tipo di musica; è un’affermazione di identità controcorrente, fatta anche di divise, rituali codificati e usanze condivise. Il progressive rock, invece, ha avuto una storia diversa.
Nato negli anni ’60 e ’70, è stato, per un certo periodo, molto popolare anche nei circoli più elogiati dalla critica musicale. La percezione (a volte erronea) che il progressive sia un genere intellettual ed elitista può alimentare il conflitto culturale, facendo sì che i metallari lo vedano come qualcosa di opposto alle loro radici anti-establishment.
Il fan del prog ha meno bisogno di identificarsi in un aspetto comunitario allargato, di codificare un dress code, di sfogo fisico accentuato. Uno dei motivi principali per cui molti metallari non apprezzano il progressive rock è la differenza sonora e strutturale tra i due generi. Ho provato a focalizzare i vari aspetti con segmenti di confronto.
1. Complessità vs Immediatezza: Il progressive è noto per la sua complessità tecnica, con tempi dispari, cambi di tonalità e lunghe improvvisazioni strumentali. Questo può risultare affascinante per alcuni, ma irritante per coloro che preferiscono la struttura diretta e l’energia immediata del metal. Non tutti poi hanno gli strumenti per connettere testi molto filosofici e con chiavi di lettura multiple, preferendo liriche più semplici e meno cervellotiche, eccezioni a parte. In molti casi, nel metal c’è una fetta di pubblico a cui dei testi non frega niente, basta che la linea melodica del testo corrisponda al tipo di sensazione che ricerca.
2. Emozione vs Tecnica: Il metal spesso lascia spazio a emozioni grezze e potenti, sia nella lirica che nella musica. Molti metallari cercano questa connessione emotiva. Il prog rock, con la sua enfasi sulla tecnica e sulla precisione, può sembrare freddo e distante, soddisfacendo quegli ascoltatori che amano molto il dettaglio, anche maniacalmente.
3. Ribellione contro l’élite: Il metal, fin dalle sue origini, ha avuto un’anima ribelle e anti-establishment. La sua natura grezza e non raffinata lo rendeva la musica perfetta per esprimere disapprovazione verso le norme sociali dominanti. Il prog rock, con le sue influenze classiche e la sua apparente pretenziosità, potrebbe essere percepito come appartenente a un’élite culturale, un fattore che può allontanare i metallari che si identificano come controculturali. Una frattura identitaria e sociale, rilevante un tempo e oggi molto meno. In passato era una sorta di contrapposizione di appartenenza sociale. Non a caso il punk, l’hardcore e il grunge idealmente si riallacciarono al metal come “semplificazione”, mentre “complicazioni” di matrice math, dijent e similari di contro polarizzavano il metal in opposti territori.
4. Comunità e Subcultura: I fan del metal formano, sulla carta, una comunità compatta e coesa, con un forte senso di appartenenza. L’inclusività all’interno della scena metal è spesso accompagnata da un’esclusività verso l’esterno, rifiutando influenze che non rispecchiano la filosofia del genere. La differenza di gusti musicali diventa quindi anche una questione di appartenenza identitaria. Il fan del progressive ha meno bisogno di questi rituali socio-tribali, preferisce un approccio più solipsistico all’ascolto, preferendo l’intimità e l’analisi delle emozioni più cerebrali, che difficilmente si possono esprimere in un contesto più legato alla fisicità e al fomento fisico. La cultura concertistica legata ai due generi rappresenta un ulteriore punto di divergenza. Nei concerti metal, l’energia del pubblico è palpabile, con il moshpit che rappresenta un rituale quasi sacro. Questa fusione di musica e movimento fisico crea un’esperienza immersiva che è tanto viscerale quanto sonora. Contrariamente, i concerti di progressive rock tendono a essere più focalizzati sull’abilità tecnica e l’esecuzione perfetta. Gli spettatori sono più propensi ad applaudire con riguardo e concentrazione piuttosto che a lasciarsi andare come a esempio nel pogo. Questo tipo di atmosfera può sembrare più distante e meno coinvolgente emotivamente per un metal fan abituato all’adrenalina dei live show, ma per un appassionato di progressive il suo tipo di coinvolgimento può assumere la stessa intensità emotiva.
5. Pretenziosità vs Semplicità: Il prog rock è spesso descritto (anche dai suoi detrattori) come pretenzioso e autoreferenziale. La complessità e l’artificiosità delle sue composizioni possono dare l’impressione di essere concepite per impressionare piuttosto che per coinvolgere. Al contrario, il metal è generalmente più diretto e acceso, e questo può essere visto come un segno distintivo di onestà artistica. Percezioni, che in realtà hanno conferme e smentite entrambe.
6. Diversificazione e Purismo: Il metal ha già una grande varietà di sottogeneri, e ogni fan potrebbe trovare la propria “nicchia” all’interno di questo vasto universo. Tuttavia, ciò che viene percepito come un allontanamento dal nucleo del genere può essere visto con sospetto. Il prog rock, con le sue sperimentazioni, può essere percepito come troppo eccessivo o fuori luogo rispetto ai canoni del metal. Per un progster al contrario il concetto di sperimentazione e diversificazione può essere proprio lo stimolo necessario per apprezzare il genere. Anche qui non è sempre vero, i talebani e i puristi abbondano in tutti e due gli schieramenti.
In definitiva, il conflitto tra metallari e amanti del progressive rock è una manifestazione delle molte sfaccettature della psicologia umana e delle dinamiche culturali. Se da un lato questa distinzione può sembrare una divisione netta, dall’altro essa rappresenta la ricchezza e la diversità del panorama musicale. Riconoscere e rispettare le differenze, anziché focalizzarsi su ciò che separa, potrebbe aprire le porte a una maggiore comprensione e apprezzamento reciproco. In definitiva, il rifiuto di molti metallari verso il progressive rock può essere visto come un riflesso delle diverse priorità estetiche, emozionali e culturali che caratterizzano questi due affascinanti mondi musicali. Idem per chi ascolta solo progressive, che non accetta la parte più diretta e istintiva, ritenendola troppo animalesca e grezza. Un ideale punto d’incontro c’è, il progressive metal che cerca di colmare il divario tra i due mondi, ma purtroppo rimane una nicchia rispetto ai generi principali. Band come Dream Theater o Opeth hanno ottenuto successo combinando elementi prog con il metal, ma sono percepite come eccezioni piuttosto che la norma. Questo sottolinea che, nonostante le sovrapposizioni potenziali, le differenze culturali e musicali restano fortemente radicate. In un mondo ideale la frammentazione si dovrebbe ricomporre nell’apprezzare le diversità e ricondurle in un unico alveo, ma tra il dire e il fare c’è di mezzo l’Oceano Atlantico.
Marco Grosso