Nel 1997 molte band sia estreme che più classiche avevano già preso da tempo la svolta gotica; il genere tirava, e tra i massimi esponenti c’erano i leggendari Type O Negative che spiccavano come gemme lucenti. L’album October Rust era già sugli scaffali da un anno, e stava spopolando, così come i Moonspell avevano buttato fuori lo splendido Irreligious, dettando nuove linee guida per queste sonorità. All’epoca ero immerso ancora nel tape trading e tra vari scambi con un corrispondente americano della East Coast, egli mi suggerì di dare una chance a tali Vasaria, che non conoscevo affatto.
Mi fidai e me li feci duplicare. Incisero un unico disco, eponimo, per Century Media, e se qualcuno li bollava allora come oggi come “scadente copia di quelli verdi”, non è del tutto esatto. A capitanare il gruppo c’era tale Baron Misuraca, bassista e cantante di chiare origini italiane, che aveva chiamato a sé Chuck Lenihan, chitarrista dei mitologici Crumbsuckers e il batterista Scott Hriis, in un diabolico trio.
Baron fisicamente assomiglia a un mix tra Steele e Danzig e al primo la somiglianza confluiva anche nell’ispirazione sonora. Ma per un motivo molto preciso: Baron e Peter erano nati nello stesso quartiere, a Brooklyn, avevano trascorso l’adolescenza insieme, e Steele aveva sempre incoraggiato Misuraca a suonare e a formare una band tutta sua.
Erano molto amici, amici veri, e Baron aveva un’adorazione per Peter, lo considerava il suo eroe. Nel quartiere tutti i musicisti si conoscevano, e quindi si frequentavano e Baron bazzicava tutta la cricca storica. Le differenze sostanziali tra i Vasaria e i Type O Negative si ottengono invertendo i fattori: I Negative sono sostanzialmente metal con influenze goth, mentre i Vasaria sono dark goth con influenze metal.
Infatti il loro disco è una versione più accellerata e pesante di un buon mix tra Bauhaus e Sisters Of Mercy con una forte componente di Black Sabbath. Vasaria è un disco che si fa ascoltare, molto oscuro e con afflati orrorifici, ma in quel modo tutto americano di concepire il mondo delle tenebre, un po’ superficiale e facilone, con pezzi lineari e di trame non sofisticate, acidi quanto basta e psichedelici a tratti.
La voce cavernosa di Baron Joseph (nickname usato nei Vasaria) è tarata sui registri bassi, ricorda quella di Steele, ma è più gotica e meno metal.
Un grosso pregio dei Vasaria è che potevano fare da crossover tra il pubblico goth e quello metal molto facilmente, avendo un bilanciamento sonoro delle due scuole ben armonizzato, tematiche horror, vampiresche e notturne che piacciono sia ai metalloni che ai darkettoni. Non avrebbero mai avuto l’appeal del grande pubblico dei cugini, non avevano hit single alla loro altezza ma in questo unico disco le canzoni sono molto piacevoli e di buona fattura.
Se la Century Media aveva dato loro una chance forse avevano intravisto del buono, oppure, come capitava spesso, quando un filone tira esauriti i capofila ci si butta nelle seconde e terze linee. Chissà. L’avventura durò un solo album, lasciando una dozzina di pezzi da riscoprire e negli archivi un secondo disco inedito, mai pubblicato. Conclusa l’esperienza, Misuraca fu chiamato a suonare nella nuova incarnazione dei Carnivore, presentanta come “Carnivore A.D”, con i membri originali (meno il defunto Steele, ovviamente), legandosi ancora di più e in modo quasi soprannaturale al suo mentore e amico. Nonostante una copertina e un logo orripilanti, il disco Vasaria ha un fascino tutto suo, quello delle cose nate storte e morte subito, ma irrorate da elementi inspiegabili che le rendono sublimi, a tratti.
Marco Grosso