Devil Toys In The Attic – La clonazione è iniziata

Gli Attic sono citati insieme ai Portrait per la somiglianza molto spiccata con King Diamond e Mercyful Fate. Nel caso dei secondi, per la verità la cosa è abbastanza limitata e, nel corso degli ultimi anni, questi stanno trovando una propria identità stilistica credibile e interessante. I primi invece, pur scrivendo buone canzoni, somigliano così tanto ai modelli di riferimento, da far pensare a una vera e propria clonazione artistica. La cosa curiosa è che oggi un gruppo così è salutato con rispetto e interesse, senza che qualcuno gli faccia la pelle sul piano legale, mentre negli anni 80, i Kingdom Come, pur con un disco immenso, ottennero ben altri raccolti, calandosi in modo certosino nel sound di qualcun altro, al punto che la gente entrava nei negozi chiedendo il nuovo disco dei Led Zeppelin, convinto che fossero tornati a pubblicare roba e che il brano What Love Can Be, sentito in radio fosse di Page e Plant.

Gli Attic non somigliano così tanto ai Mercyful Fate e ai King Diamond (sì, anche quello è sempre stato un gruppo) dal punto di vista dei riff e delle strutture, non più di quanto gli somiglino i Blind Guardian e tantissime band internazionali che hanno preso a modello quei marci danesi, se si pensa forte agli originali, è per via della voce di Meister Cagliostro, che rispetto a Per Lengstedt è talmente aderente alla voce di King da rasentare il plagio.

Si può accusare di plagio uno che ti copia il suono e nello specifico la voce?

King Diamond non è come Geoff Tate, per dire. Ci sono diversi cantanti che somigliano all’ex Queensryche, alcuni illustri idoli delle folle metalliche come Michael Kiske, ma Tate non può pretendere di avere un copyright perché la sua voce deve molto a Dickinson e Halford. Dickinson deve tanto a Gillan, per sua stessa ammissione, Rob a Dolly Parton (dai, scherzo). King Diamond può ringraziare un sacco di gente, ma quella commistione di alto basso, baritono e falsettoni, è roba sua. Punto. Nessuno ha mai cantato uguale a lui, fino a pochi anni fa, anche perché era diffusa la credenza doppia che uno: portasse sfiga e due: quel tipo di evoluzioni altissime da bambino indemoniato facessero cagare il pubblico femminile.

Adesso c’è questa esplosione di imitatori e Mainster è davvero il numero uno, quello che ricorda Re Carte 48, fin quasi a creare un’illusione di viaggio nel tempo. Purtroppo lo stupore iniziale, comprensibile e giustificabile, dopo qualche brano la cosa passa e quel che resta è un suono che tutti conosciamo bene su un materiale che non può competere con le imprese storiche in cui è stata coinvolta e determinante quella voce lì.

A King Diamond fecero causa i Kiss per quel trucco in faccia. Lui non muove dito contro Cagliostro. Eppure gli Attic potrebbero inserire la “sua” voce in contesti musicali improbabili e addirittura diffamatori. Per fortuna non lo fanno. Anzi, bisogna ammettere che sanno scrivere melodie ottime. Per esempio trovo che il ritornello di  Die Engelmacherin, dal precedente disco Sanctimonius, del 2020, sia bellissima.

E anche in questo nuovo lavoro, Return Of The Witchfinder, ci sono momenti davvero riusciti e che esulano dai paragoni, sono soltanto cose buone: il riff molto interessante su cui si regge The Thief Candle, il tiro di The Baleful Baron, i ritornelli di Halestorm And Tempest e soprattutto quello magnifico di Azrael, che da solo rende l’esperienza di questo disco necessaria.

Però, la somiglianza, no smaccata deppiù, proprio svaccata a King Diamond svilisce i risultati raggiunti, riducendo ogni lavoro degli Attic, per quanto riuscito a qualcosa di troppo modesto rispetto al debito enorme contratto con chi sappiamo tutti, per non finirne schiacciati.

Copiare la voce a King Diamond, in modo prodigioso, gli avrà fatto fare subito un po’ di strada nella scena sovraffollata, ma adesso gli interessi di questo mutuo gigante crescono vertiginosamente. Perdonate le immagini finanziarie ma ho da poco comprato una casa e la faccenda mi ha segnato profondamente. Ogni mese sgancio una rata da capogiro e questo mi contamina le metafore.

Per dire, va bene raccogliere gli insegnamenti di un grande musicista, anzi è necessario e inevitabile, ma bisogna farlo cercando di trasformarlo in qualcosa di proprio. Prendete Hansi Kürsch. Pensereste a King Diamond quando lo sentite berciare sui dischi dei Blind Guardian?

Immagino di no, eppure se ascoltaste con attenzione, vi accorgereste che il continuo passaggio da un registro basso a uno alto delle cantate del frontman tedesco, sono in tutto e per tutto simili ai balzi in alto e in basso, come dei botta e risposta continui, di King Diamond nei suoi dischi. La cosa è evidente ascoltando paradossalmente proprio gli Attic. Prendete Offering To Baalbeherit e ditemi se non vi fa pensare ad Hansi, svelandovi quanto lo stesso Hansi imiti Diamond senza imitarlo.

Anche le musiche dei Blind Guardian, le strutture, gli assoli stessi, così come quelli dei Queensryche anni 80, hanno presto a modello i dischi dei Mercyful Fate, ma quando sentite The Warning o Immaginations, di sicuro non pensereste mai ad Abigail o Melissa. E non vi verrebbe voglia di sentire altro che non sia Immaginations o The Warning. Dopo Return Of The Witchfinder (che palle sti concept sulle streghe) tanto vale tornare a Conspiracy o Them.

Gli Attic sono partiti da un approccio in stile cover band e solo dopo hanno preteso di scrivere materiale originale senza svestire i panni degli imitati. E ora ecco qua i risultati. Buona musica tonante ma terribilmente clonante. Adieu!