I Winters Bane non sapevo chi fossero e quando ho letto la recensione su un vecchio Metal Shock, a proposito del loro album d’esordio, Heart Of A Killer, non mi era venuta alcuna voglia di approfondire visto che il tipo che li recensiva, (probabilmente il solito Massignani) ne parlava maluccio. Poi mi è saltato all’occhio il nome del cantante: Tim Owens. Mi pareva di averlo già sentito. E infatti infilandoci nel mezzo la parola Ripper, ho realizzato chi fosse. Già, lui, l’ex cantante dei Priest, il sostituto eroico di Halford, che dopo l’esperienza con la band inglese si è sbriciolato in una serie di progetti più o meno a scadenza, fino a diventare un prezzemolino da super-gruppi a rapida biodegradazione o da tribute band di lusso.
I Winters Bane non erano la sua prima esperienza registrata negli annali del registro tallico. C’erano già stati negli anni 80, a quanto risulta dall’Internet, i Braincide, di cui ignoro l’essenza. Sembra che proprio un live dei Winters Bane però suggerì ai Judas di provinarlo come nuovo vocalist. Va beh, sappiamo come andarono le cose, ma probabilmente molti di voi, ignoreranno cosa combinasse Owens con questi tizi qui. Io per esempio sapevo che lui veniva da una cover band dei Judas, non da un gruppo con un repertorio originale e non così accostabile ai Priest per stile.
La band era originaria dell’Ohio e faceva power metal all’americana. Se ascoltate Heart Of A Killer ci riconoscerete un connubio interessante tra Sanctuary, Metal Church e un pizzico di progressione. L’album non è una sequela di cavalcate, infatti. Per più della metà ha delle ambizioni. Si tratta di un concept su un giudice che subisce un trapianto di cuore. Quando scopre che il donatore era un assassino, la faccenda subisce sviluppi inaspettati e sia sul piano filosofico che metafisico, diventa piuttosto interessante e inquietante.
Nonostante le riserve del recensore di Metal Shock, il quale va scusato e compreso dati i tempi in cui scriveva e le tempistiche di cui era vittima, Heart Of A Killer oggi a me sa un ottimo lavoro. Forse si sperde quando la trama principale lascia spazio a una chiusa di brani slegati, di cui uno strumentale abbastanza trascurabile intitolato proprio Winters Bane
. Però vi garantisco che la partenza (ascoltate Blink Of An Eye) promette bene e ci sono momenti davvero coinvolgenti. Non è un capolavoro perduto ma una discreta premessa per un gruppo che forse avrebbe potuto lasciare un segno negli anni 90, se la fortunosa vicenda di Owens non se lo fosse portato via in quel modo. La band tentò di tirare avanti senza di lui, con il chitarrista Lou St. Paul, che probabilmente era il compositore principale, oltre a occuparsi egregiamente delle chitarre, pure a scavallare la soma del frontman, con risultati non assoluti, a quanto si dice e vari pentimenti successivi.
Credo che esplorerò i lavori successivi ad Heart Of A Killer perché a naso, sia Season Of Brutality che Girth, mi intrigano le narici. Se vale la pena che li conosciate ve lo scriverò qui, altrimenti dimenticatevene. Vorrà dire che per me non vale la pena spingersi oltre Heart Of A Killer, che tuttavia, rivolgendomi agli amanti del power classico, ritengo un capitolo assolutamente minore del genere, ma che reclama con giustizia di essere conosciuto non solo dai completisti. Aloa!