Cari Sdangheri, il vostro Marcolino ogni tanto svirgola e tradisce il metallo più metallo che non si può. Sono stato l’altra sera a una sagra di paese, quelle ruspanti e sincere come il vino del contadino che fa 200 gradi. Un live report, stile webzine, ci sta tutto e voi scoprirete il perché. Tralasciando gli aspetti positivi, ovvero buon cibo e la buona compagnia, osservando questa kermesse ci ho trovato tante similitudini con i migliori/peggiori open air heavy metal. Due mondi che si assomigliano tanto, troppo, pure per gli aspetti legati alle interazioni sociali. Moshpit e balere, a noi.
1 – IL PUBBLICO: I casi umani, di varia natura, abbondano in entrambi i mondi. Se di qua si vedono le battle vest degne di un quadro di Picasso, creste punk giallo oro, cinture col teschio, il pubblico sagraiolo, amante del liscio, non è da meno. Camicie marmate, braghe psichedeliche, t shirt improbabili, acconciature strabilianti, (dalla Carrozzeria Fratelli Pezzuola a quella fatta con le cartoline delle città italiane sovrapposte, passando per fioriture hawaiane alla Magnum P.I), in entrambi i casi la parola d’ordine è: sobrietà pussa via!
2 – L’ALCOOL: Ubriachi alle sette di sera, sia metallari che liosciomani non si fanno mancare nulla. Che sia Sangiovese o birra chiara, i bicchieri sono sempre pieni, per poi sfociare in molesti individui che infastidiscono il prossimo e si sfanno addormentati buttati in un angolo. Non mi stupirei se un lisciomane dopo aver mangiato il cocomero con la buccia rimasta si facesse un elmo stile Virgin Steele!
3 – FRENESIA E FOMENTO: Pogo e stagediving non differiscono molto, come intensità, dalla vorace energia che producono i lisciomani: dal balletto standard con i passetti, eseguito con foga normanna che fa ballare dai Napalm Death a Gigi D’Alessio, i vorticosi giri di valzer e le polke indiavolate hanno lo stesso scopo: dimenticare la vita di merda e stordirsi ancora una volta. Energiaaaaaaaa!
3 – AGGRESSIVITA’ BESTIALE: La lotta belluina per le prime file, tra spintoni, corse e gomitate dei festival, non è certo più feroce della conquista delle sedie in prima fila per il liscio. Vecchie che occupano sei sedie per amici e parenti e che litigano furibonde con altre vecchie; faide familiari per accaparrarsi il “pit”, con bestemmie e imprecazioni in dialetto farebbero inorgoglire financo un Lemmy o un Glenn Benton.
4 – LA MUSICA: Gino e le Ruspe, Pino e i Lapislazzuli o i Califfi Della Statale allestiscono palchi degni dei Rammstein o dei Pink Floyd. Suoni mostruosamente belli, sei milioni di euro di strumentazione, luci a piovere, coreografie stellari, bagascioni scosciati che cantano (o fanno finta, non importa) che le bellone del symphnic gothic in confronto paiono Mariangela Fantozzi. Ho assistito personalmente a performance degne di Alice Cooper. E poi le canzoni! Paolino e i Doganieri hanno sfornato un lentone epico e doomeggiante che Stargazer dei Rainbow sembrava la filastrocca dell’asilo.
5 – MERCHANDISE: Ho visto banchetti degni di Wacken: t-shirt, felpe, tazze, borracce, adesivi, poster, limited edition di cd e vinili, che venivano assaltati e spazzolati via da settantenni in fregola. Persino la crociera deluxe con sei o sette star del liscio, roba che le varie “metal cruise” sembravano la barchetta del pescatore Antonino. Giuro che è vero, non scherzo.
6 – FANBOYSMO: Se pensavate che la diatriba tra chi sia meglio tra Iron Maiden o Metallica, Paul Di Anno o Bruce Dickinson fosse il punto minimo di scontri a mano armata, dovete sedervi nelle prime file del concerto di Agatone e i Sacripanti. Liti furiose tra vecchie e pensionati dalla dentiera ballerina, sputazzi e minacce di violenza, su chi sia meglio tra Franco e i Fotoni o Giulio Pergamena. Ho visto zuffe che manco al wall of death dei Carcass emanavano tanta violenza.
7 – SESSO, DROGA E ROCK’N’ROLL (Pippe, Spuma e Cha Cha Cha): Che siano metallari o lisciomani, il tasso di arrapamento e ricerca spasmodica della copula all’evento è lo stesso: Donne settantenni tutte in tiro, con la figa in fiamme, che giocano di sguardi col cinquantenne con la camicia aperta e il catenone d’oro, il baffo malandrino e il pacco in evidenza, se ci pensate è il medesimo del true metaller che baccaglia ogni essere vivente femminile all’Open Air.
Sulla riuscita delle operazioni, generalmente il due di picche è sempre in agguato. Cannoni, erba o pastiglioni degne del Cocoricò al concerto metal sono pari ai sigari toscani puzzolenti o intrugli ficcati dentro pipe di radica, stile Erbapipa del Signore Degli Anelli dei pensionati arrembanti.
Si eguagliano sbornie colossali al punto ristoro del Metal Holocaust Fest, parallele al fiume di vino bevuto al baretto della sagra, con successivi malori, mezzi infarti, o fischi diretti al culo della veglairda di turno, che sorridendo si sente lusingata.
Patriarcato what? Poi sotto al palco si scatena il moshpit con i pezzi tipo Gli Angeli Del Davanzale, Autogrill Dei Sogni, Pesca La Triglia o Al Bar Degli Alpini. Se il politicamnte scorretto di satanismo, violenza e suprematismo del metal avanza, nel liscio i doppi sensi abbondano: “Cerca La Quaglia”, “Viva La Diga” o “Pesce A Colazione” sono quanto di più politicamente scorretto qualsiasi blackster potrebbe permettersi.
Cosa hanno in comune, infine, il mondo del metal e quello del liscio? Tantissimo: una fanbase devota, ossessionata, attiva, l’amore per il supporto fisico e il merchandise da acquistare, una filosofia libertaria dello staccarsi dalle regole, più o meno velata; che sia un biker col giubbotto o il vecchietto con l’ape sgommante, la voglia di affrontare la strada è la medesima. Non ultima l’idolatria quasi religiosa per le proprie star: che sia Ronnie James Dio, Ozzy, Lemmy o Arturo Carriola, Carmelo Accipicchia e Luciano Porchetta, non cambia nulla. Balera e moshpit potrebbero essere lo stesso universo in due dimensioni temporali diverse, alla Stranger Things, borchie e dentiere, toppe e crocifissi, anfibi e mocassini scamosciati. Tutto è Uno, Uno è tutto.
Marco Grosso