I Dogs D’Amour sono uno di quei gruppi spesso presenti sulle riviste metal di casa, HM e Metal Shock, tra la fine degli anni 80 e l’inizio degli 90. Non me li sono mai cagati, ma c’erano e sembravano importanti, visto che talvolta li schiaffavano pure in copertina. L’ultima intervista al gruppo risale agli inizi del 1994, sul magazine di Bassoli, gestione Pascoletti. Ed è una non intervista, nel senso che le domande e le risposte tra l’autore del pezzo, Gianni Andreotti e Tyla J. Pallas, cantante e leader assoluto del gruppo, sono poche e interrotte da una serie di contrattempi assurdi. Tuttavia è un articolo interessante. Le volte in cui l’incontro assume la classica piega professionale si scade nella banalità promozionale, ma quando tutto salta, ecco che arrivano le chicche.
Intanto fissiamo il momento. Il gruppo inglese, dopo un tentativo di trasferimento in U.S.A. sembrava essersi sciolto, causa un famigerato “incidente” su un palco a Los Angeles. Tempo un lungo silenzio però i Dogs D’Amour tornarono inaspettatamente in scena nel ’93, con un nuovo disco e la vecchia formazione quasi tutta ricostituita; mancava “solo” Jo “Dog” Almeida sostituito da un certo Darrel Bath.
…More Unchartered Heights of Disgrace, titolo meraviglioso, è il quinto long-playing. Non so come sia andato in termini di vendite, ma non credo abbia retto molto in un mercato tra grunge al collasso e band alternative scalpitanti. Inoltre il gruppo era in pezzi, esattamente come l’avevamo lasciato nel 1990-91 e la colla che aveva rimesso insieme la brocca, non era così tenace da consentire ai Dogs D’Amoure di rispettare un lungo percorso promozionale di concerti in giro per il mondo. Quindi, nonostante i proclama di Tyla sul futuro della band, i Dogs D’amour sparirono di nuovo, per circa sette anni.
L’intervista di Andreotti è interessante perché a un certo punto l’inviato di Metal Shock finisce a pranzo con i due Dogs D’Amour, Tyla e Bam, più Fabio Vergani, responsabile dell’ufficio stampa della Ricordi. Il ristorante è di quelli molto costosi e la piccola comitiva immagino abbia incuriosito i facoltosi avventori: un ragazzo con la tenuta da turista per un giorno, i musicisti vestiti da straccioni più un azzimato signore maturo dall’aria imperturbabile.
A tavola Tyla non si risparmia e dice due o tre cose davvero interessanti a Gianni. Cose in grado di farci capire meglio lo spirito di un disco, probabilmente tra i meno considerati e pessimisti dei Dogs D’Amour. Si trattò più di un lavoro solista del frontman, in barba alla line-up classica, assente durante la creazione dei brani.
Il problema, a rileggere l’intervista, sembra che a quel punto fossero soprattutto i soldi. A detta di Tyla, dopo quasi dieci anni di lavoro forsennato, incidendo dischi e suonando dal vivo migliaia di sere, non se ne vedevano ancora. Qualcuno probabilmente si era arricchito, altrimenti i Dogs non avrebbero portato avanti gli affari con la stessa etichetta, la China Records, per otto uscite ufficiali tra album ed EP.

Quanto puoi dare e dare, senza ricevere niente in cambio? – Tyla
In una intervista del 2018, qualcuno ha chiesto ancora al cantante, dell’episodio sul palco a Los Angeles, nei primi anni 90. Lui ha risposto secco di aver avuto le sue buone ragioni e di lasciar perdere l’argomento. Il tizio è passato alla domanda successiva, rammaricandosi di non aver mai saputo la versione dei fatti dal diretto protagonista, solo quelle degli altri presenti. Per la verità, Tyla a Gianni Andreotti lo disse, proprio davanti a un bel carpaccio, facendogli passare completamente la fame.
Raccontò che da anni si tagliuzzava sul palco. Curioso che questa usanza, associata sempre a band estreme del death e del black, fosse praticata da un artista sleazy rock dall’aria fancazzista. Quella sera però le cose andarono oltre, disse Tyla. Era così fuori di zucca che, dopo aver spaccato una bottiglia ed essersi inciso il ventre, ha spinto un po’ troppo a fondo, ritrovandosi praticamente con le budella di fuori.
l dolore e il sangue gli fecero capire di essere nei guai ma ruscì solo a svenire. Lo portarono al pronto soccorso e gli misero trenta punti dentro e venti fuori la pancia. Ecco la sua versione: non sapeva cosa cazzo stesse facendo.
Certo, Tyla non stava bene di cervello. Come dice in una delle canzoni di …More Unchartered Heights of Disgrace, “bevevo fino a ubriacarmi perché il mondo si aspettava questo da me”, in più metteteci anni di vita in comune con altri tre disadattati su di giri e zeppi di schifezze chimiche su e giù per il corpo, su e giù per il palco su e giù per quel folle mondo. E senza vedere un soldo. Quello sbrocco aprì gli occhi a tutti, mandando all’aria i Dogs D’Amour per un po’ e dopo l’ultimo album con China Records, probabilmente per evitare la penale prevista dal contratto, la band si lasciò sprofondare nel nulla senza pensarci più.

…More Unchartered Heights of Disgrace è un disco piacevole da ascoltare. Ci sono parecchi rimandi agli Hanoi Rocks (Scared Of Dying, Cath) e diversi riempitivi classic rock. A me piace davvero solo un momento, ma tanto. Il ritornello di World’s Different Now (An Ode to Drug Hill), che insieme alla title-track raggiunge livelli di solitudine, pentimento e confessione egomaniaca sublimi.
Non si tratta di un gran pezzo. Somiglia a No Woman No Cry di Marley e So Lonely dei Police in una confezione stile The Band, quindi la senti, ti pare di averla già sentita decine di volte, da un orecchio ti entra e da un altro buco del corpo ti esce, però… quando arriva il ritornello, con l’accordo minore sotto le parole Different Now, vengo travolto da un grandioso senso di sconfitta, che poi è l’obiettivo dell’intero album, in brani come Mr. Addiction, Johnny Silvers, omaggio a un gigante tra i perdenti del rock o alla minimale, bellissima e sudicia More Unchartered Heights of Disgrace. Sono il re dello schifo, ma sono pur sempre il re.

