Metal Massacre (vol. 1)-Le nostre origini tra finzione e realtà.

The New Heavy Metal Revue presents: Metal Massacre (vol. 1)-Le nostre origini tra finzione e realtà.

Sì, lo so che ci sono stati prima i Led Zeppelin, i Sabbath, i Priest, i Motorhead, gli Stooges, ecc. E so pure che nel rock nessuno ha inventato niente e che tutto quello che sembra mai sentito prima sicuramente è frutto di rivisitazione delle influenze del musicista.Però sono pronto a scommettere che ognuno di voi ha un Punto Zero ben impresso nel cervello. Un momento spartiacque dove il Prima e il Dopo confluiscono e si saldano in un Big Bang da cui è scaturito l’oggetto della vostra passione musicale. Qualunque essa sia. Nella mia mente questo Punto Zero da cui ha avuto origine l’ Heavy Metal è fissato spazio-temporalmente a Los Angeles nel giugno del 1982.
Credo di essermi convinto di ciò per tutto quello che è scaturito musicalmente a partire da quella data e nei mesi seguenti: è stato davvero enorme, considerando anche le coincidenze e altri fattori personali che hanno nel tempo irrigato e fatto germogliare questo seme.

Il 10 gennaio di quell’anno, che è il giorno del mio compleanno, in un a partita passata alla storia come The Catch, finalmente i San Francisco 49ers battono i maledetti Dallas Cowboys dopo anni di deludenti sconfitte contro di loro ai playoffs e si avviano a conquistare il primo dei loro 5 Super Bowl; il che non c’entra molto con il Metal ma è per rimarcare che l’anno inizia con un bel botto, uno di quelli che cambiano la storia.

Nell’estate di quell’anno, dei ragazzi Americani in vacanza in Italia mi fanno ascoltare certe registrazioni semi-amatorali di una band che suona al doppio della velocità e della ferocia di qualsiasi cosa avessi sentito prima di allora, e di cui non ebbi più notizia fino a un anno dopo, quando in un negozio di Napoli che non esiste più, girava sul piatto un vinile sulla cui copertina era raffigurato un martello coperto di sangue.

Ovviamente quel vinile è ben riposto nel mio armadio.

Col passare degli anni questi e altri input legati ai miei 2 interessi principali (metal e football americano) hanno creato il copione con la scenetta che segue.

(L’azione si svolge nei primi giorni del 1982 in una classica villetta familiare Americana a Woodland Hills, California.)
-Briaaan!! Suonano alla porta!!
-Nonna, vai tu a vedere? Non posso lasciare proprio ora. I Kings stanno giocando l’overtime contro i Penguins!!
-E’ di nuovo quel tuo simpatico amico Svedeseee!!
-Nonnaa!! Ti ho già detto che non è mio amico, che è Tedesco, e che non è simpaticooo!! E’ un rompicoglioniii!! Comunque vado io!!

Brian apre la porta di casa e si trova di fronte un diciottenne brufoloso e capellone in jeans e shirt smanicata dei Krokus. Sul vialetto è parcheggiata una AMC Pacer marrone del 1975. Quindi è arrivato guidando dall’altra parte di Los Angeles.
-Ah, sei ancora tu. Io vorrei sapere come cazzo fa un Tedesco che abita a Newport Beach a muoversi così agevolmente in questa giungla.
-Veramente io sarei Danese, e vado in giro per il mondo da quando tu eri in fasce.
-Danese, Tedesco…che differenza fa? Voi crucchi siete tutti uguali. Comunque entra, siediti sul divano e lasciami finire di guardare la partita.

I due si accomodano in soggiorno davanti alla tv e intanto i Los Angeles Kings, la squadra NHL di cui Brian è arci-tifoso hanno vinto al supplementare contro i Pittsburgh Penguins; l’atmosfera si fa più rilassata.
-Vedi com’è strano il mondo? Tu sei un Europeo quasi tennista professionista, e vieni a cercare fortuna in America, nella terra dei 2 tennisti più forti del circuito. Io sono uno yankee che abita in un posto dove il ghiaccio non c’è mai stato, in fissa per uno sport che probabilmente è nato dalle tue parti. Strana coincidenza, no?
-Non è una coincidenza Brian, non so se noi Scandinavi abbiamo inventato l’hockey su ghiaccio, ma sicuramente abbiamo una tradizione millenaria di saghe e racconti basati sul forgiare il proprio destino con le sole nostre forze. Che è quello che sto facendo io.

Ma veniamo al punto. Hai deciso se possiamo far parte della compilation che stai mettendo su con John ?
-Ma possiamo chi? Non hai nemmeno una cazzo di band completa, siete solo tu e quello spilungone biondo di Downey. Non avete un pezzo registrato decentemente e nemmeno un nome!
-Beh, allora ho delle novità per te. Ho una band completa, proviamo 5 volte alla settimana a Norwalk, nel garage di Ron, che ha anche un furgone per il trasporto dell’attrezzatura. Abbiamo un solista fantastico di nome Dave. E abbiamo spuntato la scrittura per due show a marzo ad Anaheim. Ovviamente se vieni ti segno sulla guest list.

Poi Lars infila una mano nella tasca dei jeans e ne tira fuori una musicassetta.
-E infine abbiamo registrato il pezzo per la tua compilation. In realtà abbiamo suonato tutto io e James, per fare prima, a parte gli assoli, quelli li suona Lloyd, un chitarrista nero velocissimo, pensa che lo chiamano “The Black Schenker”. Sai che ha ascoltato il brano per 5 minuti e tirato giù un assolo della Madonna? Dave è rimasto a bocca aperta, ed è andato su tutte le furie perché io e James abbiamo scelto l’assolo di Lloyd.

Fanno partire il mangianastri di Brian.
-Ok, il pezzo non è male, ma ti avevo detto che i brani erano da consegnare su bobina, non su musicassetta. Ora ho bisogno di 50 dollari da dare al fonico per il riversaggio.
-Va bene, anticipa tu, te li faccio avere.
-No, ne ho bisogno subito. Il tempo stringe, ho sentito che i Ratt e i Malice stanno per firmare con la Atlantic. Se questo succede prima che esca il disco li perdiamo, e loro sono i miei pezzi da novanta. Fuori loro salta tutto. Già si sono chiamati fuori i Motley Crue appena il loro disco ha iniziato a vendere…

A questo punto una Volkswagen Scirocco frena sul vialetto di casa. Si tratta di John, il socio di Brian. I due insieme hanno fondato la Metal Blade Records e sono i due produttori esecutivi del disco.
Il tennista neanche lo saluta. Gli dice subito:
-John, per favore prestami 50 pezzi, ti giuro che sarai ringraziato su tutti i nostri dischi da ora in poi come John “50 Bucks” Kornarens.
-Va bene, siete dentro. Almeno avete un nome plausibile per la band?
-Certo amico, l’ho appena rubato a un certo Ron Quintana, un fanzinaro della Bay-Area. Mi ha detto che stava spremendo le meningi per trovare un nome alla fanzine ed era indeciso tra “Metal Mania” e “Metallica”. Gli ho suggerito che “Metal Mania” sarebbe un grande nome per una fanzine!

Devo chiederti anche un altro favore, dovresti piazzare la nostra “Hit The Lights” come ultima traccia del disco. In futuro su ogni nostra uscita il pezzo più cazzuto sarà sempre quello in chiusura!

Come si dice, il resto è storia!

Usciamo per un attimo dalla finzione narrativa e proviamo a estrarne qualche dato, come dicono gli analisti.
Pur non essendo qualitativamente la migliore tra le raccolte appartenenti alla stessa serie, l’impatto di Metal Massacre vol. 1 sul metal, sia underground che mainstream, è stato incalcolabile se teniamo presenti le future carriere dei vari partecipanti al progetto. Si è trattato di un caso di “tempesta perfetta”, e nemmeno il più meticoloso degli sceneggiatori sarebbe stato in grado di incastrare una simile sequenza di eventi.

A Time and a Place: la California di inizio anni 80, con il suo calderone ribollente di bands in cerca di contratti e contratti in cerca di bands, con una cappa di energia che sembrava immanente sulla città come un temporale in attesa di esplodere a causa dell’innesco con i nuovi stili musicali emergenti, sempre più frenetici e sempre più desiderosi di scontro fisico.

Cacciatori e Prede: Brian Slagel e i suoi colleghi delle altre labels, veri talent scouts con i cinque sensi acuminati e con le antenne puntate nelle direzioni giuste. Facilitati dall’enorme bacino di utenza nel quale potevano pescare: giovani con ambizione, talento, fame, rabbia e voglia di emergere. Il tutto con il supporto logistico e tecnico di una zona in cui abbondavano locali in cui suonare, studi in cui registrare, promoters che facevano girare i soldi che, non ultimi, gli appassionati di musica all’epoca spendevano finanziando tutto il circuito. Soldi che al giorno d’oggi finiscono solo nelle casseforti delle compagnie di Big Technology.

Sul disco convivono future superstars (Metallica e Ratt); band considerate di culto: i Malice che dopo due album meravigliosi non reggeranno l’evoluzione stilistica portata dalle nuove leve nella seconda metà degli anni 80, e i Cirith Ungol, sicuramente i più personali, misteriosi e originali del lotto, infatti giunti fino ai giorni nostri in ottima forma sia su disco sia live.

Poi, mancate promesse dopo grandi esordi: gli Steeler con il solo Ron “The Metal Cowboy” Keel rispetto alla formazione che registrerà un anno dopo il classico omonimo con Malmsteen; i Bitch, a cui spetta secondo me il titolo di MVP del disco, con quella “Live For The Whip” che per compattezza ritmica, sound feroce e dinamica è un manuale da far studiare agli apprendisti stregoni Metal; ed episodi di bands minori, tra queste però citiamo gli Avatar (solo omonimi dei futuri Savatage) in cui milita il resto della famiglia Kornarens, Anthony e Diane, che dietro lo pseudonimo di “Sentinel”, farà parte della line-up storica dei Warlord e poi dei Sahara.

Lei detiene il record di partecipazioni su questa serie di compilation in quanto presente nelle prime tre: una con gli Avatar e due con i Warlord.
Rispetto ai volumi seguenti, che diventeranno sempre più orientati al thrash, il volume 1 di Metal Massacre è una panoramica abbastanza completa delle molteplici sfaccettature della scena metal della Los Angeles del periodo; con il tagliente Priest-inspired sound dei Malice, lo street-glam dei Ratt, il dark-fantasy dei Cirith Ungol, il class pre-Dokken degli Steeler, l’aggressione di Metallica e Bitch, le sfumature lisergiche dei Demon Flight e quelle più epiche dei Pandemonium.

Rispetto alla serie concorrente proposta da Mike Varney su etichetta Shrapnel, dal titolo U.S. Metal, i Metal Massacre avranno ben altra durata ed uno spessore qualitativo molto superiore. Le tre raccolte curate da Varney, di cui la seconda è sicuramente l’episodio migliore, spesso erano farcite da line-up messe in piedi al momento, giusto per presentare al mondo qualche giovane promessa della chitarra.

Invece i gruppi di Brian Slagel erano selezionati nel sottobosco dell’ underground sulla base di demo che avevano già una buona risonanza tra gli appassionati, oppure tra le live bands più “hot” del circuito.

Per chiudere, e per ribadire l’importanza che hanno avuto per lo sviluppo della scena sia questo disco che alcuni dei suoi protagonisti, nel libro “The Merciless Book of Metal Lists”, scritto da Howard Abrams e Sacha Jenkins nel 2013. Il volume contiene una interessante serie di varie top 10, 15 o 20 a tema Metal, una di queste ha per titolo “Top 10 Demo Tape Traders-From Tape Traders to Game Changer”. Presenta una serie di nomi, in ordine di merito secondo gli autori, di personaggi fortemente incisivi nel circuito metal e che da ragazzi erano fanatici tape-traders.

Dopo la doverosa dicitura “We owe these folks a lot”, la Classifica è la seguente:
1. LARS ULRICH
2. BRIAN SLAGEL
3. RON QUINTANA
4. BOB MULDOWNEY
5. JON ZAZULA
6. BOB NALBANDIAN
7. BERNARD DOE
8. CHUCK SCHULDINER
9. BORIVOJ KRGIN
10. MONTE CONNER
Signori della Corte, non ho altro da aggiungere!!!