Come mai Lovecraft non finisce nelle maglie della cancel culture?

Discutendo con alcuni amici nella stalla, ci siamo detti che in fondo il vero tabù che ancora non è caduto, oggigiorno, è il nazismo. Basta guardare il casino venuto fuori intorno a una maglietta di Danzig. Di sicuro è un espediente perfetto per scandalizzare e vendere, così come lo era fino cinquant’anni fa il sesso e fino a trent’anni fa (l’ultimo a trarne vantaggi commerciali fu Marilyn Manson) il satanismo.

Oggi l’immagine di Hitler è perfetta per la copertina di un libro o per una serie. Qualcuno lo ha paragonato, non senza qualche ironia alla figura di Topolino, ma non divaghiamo. Di sicuro il nazismo è ancora indigesto al mondo occidentale. Infastidisce chi lo rimette in discussione, chi lo abbraccia, anche solo per sterile provocazione estetica. E la cancel culture colpisce di brutto qualsiasi strizzata d’occhio vera o presunta a teorie razziali e alla Germania del Reich. Provate a cercare i pezzi degli Anal Cunt su You Tube, per dire.

Dare a delle macchine il potere di scelta sull’accettazione o meno di un argomento, impedisce a noi di esercitare uno strumento fondamentale della nostra storia: l’ironia. Per gli algoritmi Anal Cunt e Forza Nuova sono la stessa cosa.

Eppure sorprende che in tutto questo, il popolo dei social, così immerso in questa bonifica semantica del pensiero, non abbia assaltato e distrutto l’opera di H.P. Lovecraft. Anche nel suo racconto più noto, Il richiamo di Chtulhu c’è così tanto razzismo che dovrebbero rimuovere qualsiasi polipo in rete, persino quelli di National Geographic. Invece sulle piattaforme streaming è possibile godersi Lovecraft County, con i protagonisti neri.

Ecco fatto? Vi piacerebbe…

Lovecraft fu paradossalmente vittima del pensiero “moderno” diffuso al suo tempo. Lui così fuori dai secoli, contro l’umano e contro il divino, riluttante all’urbe e alla metropoli dai ritmi futuristi e l’assenza totale di signorilità classiste, si dichiarò perfettamente in sintonia con certe teorie espansionistiche, super-omismi e distinguo pseudo-scientifici di alcune razze povere e scure rispetto ad altre.

Anche in Call Of Chtulhu, così come nella maggioranza dei suoi altri racconti, indugia in illazioni imbarazzanti su mulatti e altri esemplari umani negroidi, africani, così arretrati e inferiori alla civiltà raggiunta, da poter carpire e comunicare più agilmente con certi messaggi primordiali che emergono dagli abissi, perché appartenenti a uno stadio pregresso dell’umano e quindi più affine a quello originario dei miti.

Lo so, sposò un’ebrea eccetera eccetera. Era razzista come tutti, al tempo. Eppure eccolo lì. Nessuno lo tocca, oggi che si vorrebbero ripulire le librerie da certe arretratezze dannose e cagionevoli, a causa dell’imperante voglia di includere etichette (e non persone).

Allora ho pensato una cosa e ve la sbatto sul grugno. Non sarà che questa cancel culture sia una scusa per togliere dai piedi autori che non fanno bene a un sistema di pensiero dominante dalle mire tutt’altro che inclusive?

Intanto Lovecraft è un autore che al tempo in cui era vivo nessuno si filò. Un classico. Il suo messaggio era universale già allora e avrebbe fatto il suo lavoro negli anni 30 come oggi, ma le idee favorite di allora, non erano assolutamente in sintonia con la filosofia di HPL. Prendete Nietzsche, anche lui visse nell’indifferenza. Poi come per magia divenne il pensatore più considerato del secolo in cui il mondo occidentale tentò di auto-distruggersi.

Oggi questi due vanno alla grande. Il filosofo nonostante sia stato ispiratore (manipolato, certo) di alcuni regimi totalitari che ora neanche possiamo nominare, e l’autore di narrativa pure è diventato un’icona come gli X Man, gli Hobbit e L’attacco dei giganti.

Forse proprio perché Lovecraft diffonde un pessimismo assoluto, un terrore sociale e uno scetticismo verso la scienza che è comodissimo a certe maree dominanti del pensiero culturale occidentale.

Prendiamo invece Mark Twain; l’autore che scriveva negro nei suoi libri. Questo retrogrado, vissuto in un tempo e in un luogo dove i neri potevano entrare in politica e comprare spazi televisivi, rappresentava i neri come dei poveri rimbambiti, buffi e superstiziosi, ritardati e dalle maniere a tavola improponibili…

Lui bisogna toglierlo dalle scuole perché diffonde un’idea di razza sbagliatissima. Peccato che lo stesso scrittore americano Mark Twain, sia la base, insieme a Melville dell’intera letteratura statunitense. Togliendolo da là sotto, verrebbe giù l’intero architrave americano della letteratura.

Inoltre Mark Twain era uno che diffondeva spirito critico verso la politica, la religione organizzata e la società in generale. Dopo aver letto i suoi libri non guarderete più allo stesso modo gente come Trump o Musk. Le sue massime e le sue considerazioni, frequenti e preziose in molti lavori non così celebri come Tom Sawyer e Huckleberry Finn, (Wilson lo svitato, Il diario di Adamo ed Eva, l’Autobiografia postuma), fanno luce ancora oggi su comportamenti e logiche dominanti di chi gestisce, guida e amministra “gli interessi” della collettività; sia in questo che nell’altro regno.

Però scriveva Negro nei suoi spassosissimi romanzi, quindi fuori dai coglioni.

Mentre Lovecraft, che dava la colpa ai negri e ai mulatti se certe antiche divinità trovavano nuove possibili vie di comunicazione in seno alla sorda e cieca modernità occidentale, quello va bene.

Fa comodo oggi un autore come HPL, perché una volta letto lui non viene voglia di ascoltare gli scienziati e tantomeno di elevarci dalla nostra ignoranza. Meglio non sapere, meglio non uscire di casa perché là fuori, già all’angolo della strada, è pieno di mostri.

Detto questo lasciatemi chiarire che io amo quel fottuto razzista di HPL, sia chiaro.

Dedico questo pezzo a Domenico Cecaro e Luca Ciuti che mi hanno ispirato a scriverlo.