Personalmente detesto tutto o quasi il death metal tritaossa e cosiddetto “puro”. Mi annoia da morire, non mi dice un cazzo, il fomento mi annoia, non mi lascia nulla se non un fastidio interiore generalizzato. Però se si parla di death ultra-tecnico, contaminato o melodico, allora avrete la mia attenzione. Pistolotto che “indinnieràh” i puristi, gli old schooler da toppe sulla schiena e la solita truppa talebana che davanti a due note di tastiera prima del blast beat scaraventa il CD fuori dalla finestra.
Amen, leggetevi altri autori.
Poche band mi hanno entusiasmato nel filone negli ultimi anni; Dream Unending, Blood Incantation, Archspire e spiccioli vari. Ecco che saltano fuori dalla 20 Buck Spin i Tomb Mold. Sbamm! Moolto beneeee!
Intanto al basso e chitarra c’è Derrick Vella dei Dream Unending, e già godo. Sono canadesi, e i canadesi, con il rock, il metal e le innovazioni sono i numeri uno al mondo (Rush, Voivod, Annihilator, Strapping Young Lad e buttiamoci dentro pure Exciter e Blasphemy, dai…).
In più suonano da paura e hanno delle produzioni eccellenti.
Ma che stile hanno questi tombaroli coi ghiaccioli al naso? Death metal tecnico e progressivo, ma di una potenza annichilente; vi basta? Particolarmente mi è piaciuto The Enduring Spirit, anno 2023, che racchiude tutto quello che può entusiasmare un appassionato di estremo con la mente apertissima come le gambe di Cicciolina, però.
Abbiamo spunti dissonanti alla Voivod; blast beat e accelerazioni death classiche; un growl potente ma non eccessivamente incomprensibile, sprazzi progressivi, architetture melodiche delle chitarre complesse ed esaltanti; pezzi diversificati e che si snodano molto bene, senza dare quel fastidioso effetto “sentito uno sentiti tutti”.
C’è chi ci riconosce i Death degli album più tecnici, chi gli Incantation e gli Autopsy nei rallentamenti doom; chi gli Atheist e i Cynic. Si, tutto questo ci sta, ma in realtà loro sono davvero oltre, perché hanno personalità, e sanno travalicare il genere.
In poche parole: hanno personalità. Nel 2024 è oro che cola e quando esce un disco così si dovrebbe stappare lo champagne. Peccato che poi l’ennesimo clone spaccatutto a rotta di collo col monoriff e il pedale incollato a 300 km/h riscuota più consenso.
No al fomentone grezzo, sì alla ricerca più studiata… ovviamente per me.
Marco Grosso