La discografia degli (delle) Heart è mastodontica, 40 anni, 15 album in studio e parecchi musicisti avvicendatisi attorno al nucleo costituito dalle sorelle Wilson, Ann e Nancy, il cuore del Cuore. Hanno attraversato decadi, stili musicali, cambiamenti culturali e sociali, riuscendo a rimanere in piedi, non sfigurare mai, porsi dignitosamente in ogni momento storico, cogliendone lo zeitgeist e mantenendo una propria integrità artistica. Non sono molte le band così longeve e prolifiche che non devono vergognarsi di qualche bruttura date alle stampe prima o dopo, dischi che col senno di poi sarebbe stato meglio non pubblicare. In base ai gusti personali ognuno individuerà alti e bassi in casa Heart, ma difficilmente avrete a che fare con album mediocri, persino immeritevole di essere offerti al pubblico.
Gli anni ’90 non sono stati facili per nessuno, perlomeno in ambito rock, a meno di avere la residenza a Seattle o nei pressi di qualche convulsa e martellante fabbrica di bulloni e inquietudini esistenziali. Gli Heart ci arrivano in crescita. Se i lavori pubblicati nella prima metà degli ’80 sono ricevuti più tiepidamente (Private Audition, Passionworks) quelli rilasciato nel lustro successivo conquistano pubblico e classifica, sposando abbastanza vistosamente lo spirito glamour, effimero, eccessivo e cotonato del periodo.
Bad Animals ma direi soprattutto Heart e Brigade sono pura espressione di quella “decade decadente”, come direbbero i Crue, contengono ottima musica, magari più ruffiana del solito (per stessa ammissione degli Heart), ma sulla qualità del songwriting non c’è granché da eccepire. Qualità a secchi. Coronato quel decennio con il live Rock The House! la band resetta tutto e riparte nel 1993 con Desire Walks On, undicesimo titolo in carriera.
Si tratta di un lavoro completamente diverso per sonorità, produzione, attitudine. L’interesse delle Wilson prova a spostare maggiormente il peso specifico sul pop, senza per questo perdere di vista il rock. I solchi dell’album trasudano eleganza e raffinatezza, una caratteristica che per la verità la discografia Heart ha mantenuto inalterata nel tempo.
Desire Walks On se possibile la accentua ulteriormente, la sua sofisticatezza lo rende forse meno sanguigno di altri episodi ma carico di magnetismo, espressione di nobiltà di una band che ha sempre saputo fare la cosa giusta al momento giusto, una band che ha il “tocco” e all’altezza del 1993 non pare affatto averlo perso, anzi.
Rage e la title-track sono la consueta zampata zeppeliniana che agli Heart non può mai mancare, le radici non si tradiscono e Kashmir rimane una vera e propria ossessione per le Wilson. Così come Ring Them Bells omaggia Bob Dylan (con l’apporto di Layne Staley), altra colonna portante del rock d’autore.
Black On Black II (cover di Lisa Dalbello, ospite nei cori) apre il disco ed è un terremoto di potenza ed adrenalina, uno dei pezzi più anthemici interpretati dagli Heart in carriera, 20 anni di palco e studio non hanno minimamente fiaccato lo spirito dei nostri.
Back To Avalon impregna la leggendaria isola fantasy arturiana di prosaici sapori del sud, distillerie, terre riarse e strade impolverate. “The Woman In Me” è synth pop romantico e malinconico, traboccante di atmosfera. In Walks The Night ha quell’orizzonte arioso e di grande respiro che è tipico degli Heart, al punto che ho citato questa traccia ma il discorso si potrebbe estendere a tanti altri episodi dell’album e della loro intera discografia.
E se in Will You Be There (In the Morning) sentite delle eco dei Def Leppard è perché il pezzo lo ha scritto Robert John “Mutt” Lange, produttore dei loro album più platinati a partire dal 1981. A volo d’uccello sulla track-list di Desire Walks On appare subito evidente come l’album sia ricco e variegato e questo gli conferisca una vitalità ed un dinamismo eccezionali.
Ann Wilson ruggisce sin dall’inizio, mettendo in chiaro che la regina è tornata e non esiste pretendente al trono in circolazione che possa impensierirla. Nel mio personale podio dei miglior cantanti rock di sempre, Ann è sempre stata in prima fila, accanto a Paul Rodgers e John Deverill. Si lo so, non ho menzionato Freddy Mercury o David Bowie o il vostro eroe di turno, ma non parlo di classifiche di merito oggettive bensì dei palpiti del mio cuore, attestazioni di stima e affetto del tutto arbitrarie.
Nel 1993 gli Heart dimostrano una freschezza ed una lucidità da fare impressione. Desire Walks On ha personalità da vendere e questo – alla fine della fiera – è il vero marchio di fabbrica della band, una personalità enorme, mai venuta meno, anche in anni difficili. Pur raggiungendo lo status di disco d’oro l’album vende meno del bombastico Brigade.
Prevedibile, Desire Walks On non ha quell’anima, non ha quell’obbiettivo, non è nato per essere un album bombastico, trascinatore di folle con il pugno alzato al cielo, è un insieme di canzoni più riflessive e sfaccettate, sebbene sempre intinte di rock, chitarre elettrificate e tridimensionalità. Non a caso le vendite vanno meglio all’estero che in patria.
È anche l’album che segna un cambio di passo in seno alla band, o meglio un time-out, visto che Nancy appende temporaneamente la chitarra al chiodo per dedicarsi maggiormente alla famiglia, staccare dalla routine disco/tour/nuovo disco/nuovo tour e intraprende delle cure contro l’infertilità, notizia di dominio pubblico poiché in America viene sempre dichiarato tutto urbi et orbi. Ci vorranno dieci anni prima che le sorelle Wilson tornino in studio per un nuovo album, Jupiters Darling… ma questa è un’altra storia.
(Marco Tripodi)