Heavy Metal Birra!

L’estate sta finendo e un anno se ne va. Sto diventando grande lo sai che non mi va…” Cosa c’entrano i Righeira? Niente. Era solo per introdurre il discorso estate. I metallari vanno in vacanza al mare? Probabilmente sì, indossando una t-shirt degli Slayer sotto il sole delle 15, ma lo fanno. E quante birre si scolano sotto l’ombrellone? Sicuramente più della media pro-capite italiana. Per non parlare di chi ha la fortuna di assistere ai vari festival che rendono l’estate metallica europea un po’ meno latinoamericana e pulcinopiosa, con quelle fantastiche “birre chiare” o “doppio malto” che aiutano a riprendere l’uso della gola dopo aver intonato “Mother North” appresso a Satyr.

Peccato che il metallaro medio non sappia dell’esistenza di un mondo che probabilmente lo renderà schiavo più di quanto non lo sia stato delle millemila band powermetal nate negli anni ’90, più della serie Backroom Casting Couch o della trilogia del Signore degli Anelli. La birra non si ferma alle varie Heineken, Peroni, Tennet’s e merda andante che mi procura l’orticaria nel solo scriverle, ma c’è un universo di 30mila e passa prodotti sparsi per il globo, alcuni dei quali con origini risalenti addirittura a 6-7 secoli fa, che aspettano solo di essere amati da chi vuole essere anticonformista e non uniforme al sistema. Del resto i metallari questo sono. Altrimenti perché distruggersi il canale uditivo con improbabili band black metal polacche o farsi ammosciare lo scroto con l’ennesima band funeral doom siberiana?

Ecco quindi una lista di birre del mondo adatte ad ogni metallaro. Una per ogni stile. Abbandonate concetti banali o fuorvianti come “birra doppio malto” (non significa un cazzo! Ordinereste mai una pizza doppio lievito?) o idee sbagliate come “la Corona è una birra” (lo è quanto lo può essere una Schweppes) e lasciatevi guidare attraverso un universo affascinante e sconfinato che neanche Luca Turilli sarebbe mai stato in grado di descrivere in 7 capitoli discografici.

HEAVY METAL!

Lo stile heavy mi rimanda a capisaldi del genere come Doro, Saxon e compagnia bella. Tutti belli, biondi, puri e duri. Tradizionalisti fino al midollo, coerenti e costanti. Band che non passeranno mai di moda.

Un po’ come l’Augustiner Pils, birra tedesca che probabilmente qualche metallaro in trasferta a Monaco di Baviera ha avuto modo di apprezzare. Bionda, pura e dura. Si sposa bene con una bella dose di metallo teutonico.

POWER METAL!

Visto l’andazzo degli ultimi 20 anni in campo power, dove sono fate, draghi e cavalieri froci a farla da padrone, ho pensato di abbinare agli ascolti di “Legendary Tales” e di “Nightfall In Middle Earth” una birra italiana molto particolare. 


La Drago della Selva, del birrificio Amiata, è la quintessenza del power metal. Una birra che metterebbe d’accordo i Dragonforce con i Sonata Arctica, i Secret Sphere con i Mago de Oz. Questa la leggenda da cui la birra prende il nome, tratta direttamente dalla pagina web del birrificio: Quella del Drago della Selva è una leggenda antica, di cui si ignora la genesi. Tra le tante versioni in circolazione, che tirano in ballo anche San Giorgio,  la più plausibile sembrerebbe seguente: Al tempo in cui gli Sforza governavano Santa Fiora, si sparse in paese la notizia che un orribile serpente si aggirava nei boschi uccidendo bestie e uomini. Tutti ne parlavano e ogni volta che succedeva qualcosa, scoppiava un incendio o spariva un uomo o un animale, la colpa ricadeva sempre sul drago che veniva chiamato il “Cifero serpente”.  Nessuno in realtà lo aveva mai visto, ma si raccontava che si fosse stabilito in quei luoghi perché scontento della signoria degli Sforza, che nel 1439, dopo il matrimonio tra Cecilia Aldobrandeschi e Bosio Sforza, erano subentrati ai conti Aldobrandeschi nel governo della città. Altri invece sostenevano che fosse d’accordo con gli stessi conti. Un giorno Guido Sforza, stanco della situazione che si era creata, annunciò che sarebbe andato a caccia del drago e che lo avrebbe ucciso. Come andarono le cose nessuno lo sa, ma con alla fine il conte lo uccise e nel luogo dello scontro fece erigere una cappella intitolata alla Vergine Maria, dove successivamente nacque il convento della Selva. Poi, per dimostrare di aver ucciso veramente il drago, mostrò a tutti il teschio della bestia che ancora oggi si conserva nel convento.” Se non sapevate su cosa basare il vostro prossimo concept-album, ora avete un’idea. Originale e tricolore. Ps: mi dovete una percentuale. In birra, ovviamente.

THRASH METAL!

Per quel che riguarda il genere preferito della Bay Area, non è stato difficile trovare una birra da abbinare. 
I ragazzi della Jester King Craft Brewing, basata ad Austin (Texas) hanno prodotto la birra adatta all’headbanging selvaggio sulle note di “Hangar 18” o “Fucking Hostile”, chiamandola semplicemente Thrash Metal Farmhouse Strong Ale.

DEATH METAL!

Abbinare una birra al death mi ha messo in difficoltà. Ci sono così tante sfaccettature nel genere che trovare una birra che possa andare bene per tutti non è stato semplice. Dopo un paio di bevute di riflessione, ho deciso per un abbinamento equilibrato e consono. Un binomio che può andar bene sia per chi predilige l’aspetto estremo, sia per chi si fa ammaliare dalle intemperanze melodiche di quel di Göteborg. 


La Köstritzer Schwarzbier è una delle poche sopravvissute del genere schwarz (nero), che una volta in Germania era ben apprezzato. L’industrializzazione e l’omologazione del gusto verso il versante lager ha fatto diventare questo stile birraio una nicchia per pochi e sani intenditori. Le schwarz sono birre nere come la pece, dal retrogusto vagamente amaro, con leggere note torrefatte, di caffè e di cacao. Birre dall’animo oscuro che sanno farsi amare da chi sa trovare il bello nell’inconsueto.

BLACK METAL!

Mi ero ripromesso di consigliare una birra per ogni birrificio, ma quei contadini col collo bruciato della Jester King Craft Brewing probabilmente vivono a pane, metallo e birra. Altrimenti non si spiega come oltre alla Thrash Metal di cui sopra abbiano dedicato una birra al genere più estremo, cattivo e satanico dell’universo. 

La Black Metal Imperial Stout vi colpirà con un tenore alcoolico importante (siamo sui 10,4%), ma una volta provata non potrete più farne a meno, ammesso e concesso che riusciate a trovarla da qualche parte.

GOTHIC METAL!

Ok, anche qui l’abbinamento è forse scontato. Devo però ammettere che mentre sorseggiavo questa onesta stout nel buio del pomeriggio di Liverpool (eh sì, lì in inverno alle 16:30 è già buio pesto) non riuscivo a non trovarci qualcosa di Moonspell, di Paradise Lost e compagnia bella. 


La Abbeydale Gothic Stoutinfatti con il suo colore nero, il corpo pieno e quel finale secco e amaro non può che accompagnarvi nell’ascolto di “Draconian Times”. Una bevuta di meditazione.

DOOM METAL!

Quando gestivo la redazione di una rivista online non disdegnavo la ricerca di materiale estremo e poco trattato. E nella mia sconfinata ricerca di gruppi underground, mi ritrovai a scoprire la scena russa. Una scena che ci dava giù di funeral doom come se fosse lo stile musicale nazionale dai tempi di Alessandro Nevskji. Per questo volevo abbinare una birra russa o comunque con qualche legame sovietico al doom metal. Qualcosa c’era, ma non abbastanza doom. 
Alla fine il Birrificio Indipendente Elav, italianissimo della provincia di Bergamo, mi è venuto in soccorso con un’altra Imperial stout dal nome eloquente ed evocativo: Dark Metal
Così il legame con la Russia non è venuto meno ed ho tenuto fede al mio obiettivo iniziale. Citando wikipedia: “L’Imperial stout, anche conosciuta come “Russian Imperial Stout”, è una birra scura forte che fu prodotta per la prima volta nel birrificio di Thrale a Londra per esportarla alla corte dello zar di Russia. Il contenuto alcolico è piuttosto alto (normalmente 9-10% vol) in modo da poterla conservare durante i lunghi viaggi, e per rinvigorire chi la beveva in climi freddi. Il colore è molto scuro, quasi sempre nero opaco.”

FOLK METAL!

Non so voi, ma io i folk metaller me li immagino sempre con il piffero in mano, saltellanti per campi di grano e danzanti sulle note di canti popolari. Forse è un po’ troppo stereotipata come idea, ma va detto che Finntroll, Korpiklaani e compagnia bella non fanno moltissimo per farmi cambiare idea. 

Una stile brassicolo adatto al lavoro nei campi d’estate (è stato creato appositamente allo scopo), fresco, speziato, secco e piacevole e con un tenore alcoolico non troppo alto (difficilmente si superano i 6%) è lo stile saison, proveniente dal Belgio. E siccome me li immagino pure amanti della natura, animalisti, vegani e quant’altro, non posso che consigliare la versione bio di una delle migliori saison esistenti sul mercato: Saison Dupont Biologique

EPIC METAL!

Per introdurre questa birra ed il perché si trovi sotto la voce Epic metal necessito di una piccola escursione storica. Citando la solita wikipedia: “James Douglas, Signore di Douglas, noto anche con il nome di Black Douglas (1286 – 25 agosto 1330), è stato un condottiero scozzese, prese parte alla Guerre di indipendenza scozzesi. Figlio di William Douglas the Hardy, uno dei sostenitori di William Wallace. Dopo aver fatto ritorno con Lamberton in Scozia nel 1306, trovò tutte le sue proprietà confiscate da re Edoardo I d’Inghilterra, il quale le aveva donate al nobile inglese Robert de Clifford. Nel tentativo di riavere le proprie terre pacificamente, Lamberton condusse James Douglas alla corte di Edoardo I, ma quando quest’ultimo seppe di chi fosse figlio James fu colto da un terribile attacco di collera e James venne cacciato dalla corte. Questo episodio si incrociò con un altro evento avvenuto poco prima, ovvero l’assassinio da parte del futuro sovrano scozzese Robert I di Scozia del suo rivale John III Comyn, signore di Badenoch, gesto dopo il quale Robert Bruce reclamò per se la corona di Scozia a dispetto dei diritti di Edoardo I. Fu proprio durante il suo viaggio diretto a Scone, luogo dove tradizionalmente si celebrava il rito di incoronazione dei sovrani scozzesi, che Bruce fece il suo incontro con il giovane Douglas, il quale offrì i suoi servigi al futuro re. Douglas condivise con Robert Bruce le sue prime sconfitte a Methven e Dalrigh, ma per entrambi i condottieri quelle sconfitte furono l’occasione per migliorare le loro strategie tattiche, optando per una azione di sortite piuttosto che di combattimenti in campo aperto. Contrariamente a quanto afferma la tradizione popolare, l’apporto militare dato da Douglas tra il 1307 ed il 1308 fu per la gran parte regionale e limitato al comprensorio dei suoi antichi possedimenti della nativa Douglasdale. Tuttavia ciò gli consentì di guadagnare ottima fama sia come condottiero che come soldato, così mentre Robert Bruce conduceva una campagna a nord contro i suoi nemici, Douglas approfittò della presenza della foresta di Selkirk per scagliare una serie di attacchi lampo contro gli inglesi. La più popolare di queste coraggiose sortite fu la conquista del castello di Douglas, appartenuto in precedenza alla sua famiglia, strappato agli inglesi con una azione di forza e di coraggio che restò nella memoria della tradizione popolare scozzese. Nell’agosto di quello stesso anno, Douglas si unì al suo alleato Bruce per un attacco congiunto ai clan dei MacDougall di Lorne, uomini della famiglia rivale del suo sovrano, ovvero i Comyn, coplevoli di avere partecipato attivamente due anni prima alla sconfitta dell’esercito di Bruce nella Battaglia di Dalrigh. Mentre essi attendevano un assalto presso lo stretto passo di Brander, Douglas scalò le montagne accerchiando il passo montano con un esercito di Highlander con i quali prese il nemico alle spalle rendendo la Battaglia del Passo di Brander una totale sconfitta per i suoi nemici”.  

Ora vi sarà facile capire perché abbino la Broughton Black Douglas allo stile. Sperando che i Domine non scoprano l’esistenza di questo eroe scozzese per farne una trilogia epica con falsetti in do sopracuto…

PROGRESSIVE METAL!

Il metallaro (?!?) progressive è quello che si fomenta per la tecnica, per i tempi impossibili. In teoria dovrebbe essere un amante di molti generi musicali, in realtà ascolta solo Dream Theater, Symphony X e altri pippaioli della domenica, citando però nel suo bagaglio culturale improbabili artisti jazz o 2-3 nomi sacri della musica classica, romantica o barocca, tanto per darsi un tono. Nella maggior parte dei casi chi gli sta davanti non avrà mai sentito nominare quei nomi e l’effetto sarà sicuro. Ad un tizio genere non posso non consigliare un lambic o una geuze, birre acide provenienti dal Belgio, la quintessenza del progressive nel panorama birraio. Non mi dilungo sul processo di produzione di questa varietà davvero particolare, ma dovendo scegliere tra i vari lambic a disposizione non andrò mai a consigliare qualcosa di Cantillon, birrificio padre e maestro del genere, piuttosto un Lindemans Gueuze Cuvée René, birra interessante, ma senza quei picchi di estasi.  Tra l’altro è forse quello che costa meno sul mercato. Perché questa scelta? Perché il metallaro (?!?) progressive invece che deliziarsi con i Concerti Brandeburghesi di Bach, con la Symphonie Fantastique di Berlioz o con un’opera qualsiasi di Stockhausen, preferisce dar vita all’arte della pugnetta con “Metropolis pt.I”. Chi è causa del suo mal…

INDUSTRIAL METAL!
Non ho mai capito perché all’industrial metal venga sempre associato l’olio per le macchine. Come se tutti gli ascoltatori di industrial fossero meccanici o apprendisti in officina. Anche qui l’abbinamento potrebbe essere scontato con la Old Engine Oil, ma visto che non associo l’industrial al grasso, all’olio per freni o altre amenità varie, mi sono sforzato di cercare qualcosa di più particolare. I Rammstein sono decisamente la band più conosciuta nell’ambito. Facendo due conti: tedeschi, fuoco, fumo… (chi li ha visti live sa cosa intendo) Cercavo qualcosa di tipico dell’ex-Germania dell’est, paese da cui provengono i nostri (originari di Schwerin e Lipsia), ma per trovare la birra adatta ho dovuto fare qualche centinaio di kilometro a sud e dirigermi in Alta Franconia, regione nel nord della Baviera al confine con la Turingia, nello specifico ho rivolto le mie attenzioni alla città di Bamberga, patria delle birre affumicate. 
Birre che sono il vanto e l’orgoglio di questa città di 70mila abitanti, patrimonio dell’Unesco e patria della Schlenkerla Rauchmärzen, forse la birra affumicata più conosciuta e più bevuta al mondo. 

Il sapore così particolare nasce dall’essiccatura del malto d’orzo con fumo proveniente da ceppi di faggio invecchiato di tre anni. Un sapore di bacon che dona alla birra un carattere inimitabile. Da amare a prima vista od odiare a vita. Un po’ come l’industrial…

NU METAL!

Cosa potremmo consigliare ai nu-metallari? 


Una fantastica Corona ghiacciata con una scorza di lime! Come? Sì, ad inizio articolo ho detto che la Corona non è una birra. Perché secondo voi il nu-metal è metal?

METALCORE!

Una piaga sociale che sta distruggendo il mondo del metallo in questo secondo decennio del XXI secolo, il metalcore potrebbe anche risultarci simpatico se i musicisti del genere la smettessero di considerarsi metallari e continuassero a rimanere nei confini del punk-tatuato-vegano. Sono bravi tecnicamente, i brani sfornati tutto sommato possono anche essere piacevoli, ma il metalcore è figlio del metal come la pizza hawaii (quella prosciutto cotto e ananas) è figlia della pizza napoletana che sfornano a Via Toledo. Cosa consigliare a questi poveri metal wannabes? Ovviamente la Hardcore IPA del birrificio scozzese Brewdog, famoso in Italia e nel mondo per la sua Punk IPA. Birre sicuramente buone, ma che ultimamente stanno diventando troppo di moda tra i giovanissimi consumatori di birra. Un po’ appunto come lo sono stati i vari Hatebreed e Caliban qualche anno fa.

WHITE METAL!

Non è un genere ben definito, ma visto che la natura dell’articolo si sposa bene con la religione (del resto molte delle birre migliori del mondo sono prodotte in monasteri ed abbazie) ho pensato di aggiungerli in coda per consigliare una birra anche ai metallari “fratelli in Gesù” (cit.nec.). Potrebbero darci dentro con le scontate St.Bernardus, Samichlaus o qualsiasi birra che contenga un Santo, oppure rivolgersi alle birre trappiste (Chimay, Orval. Westmalle, Achel, Rochefort, Westvleteren, La Trappe). 

Se però sono dei cattolici osservanti e amanti di Maria Madre di Gesù, non possono non bersi secchiate di Madonna Pils, birra di farro prodotta dal birrificio italiano Free Lions. Così mentre si beve e si ascoltano i Saviour Machine, i Narnia o Fratello Metallo, si può anche pregare per le anime dei poveri peccatori metallari.
 
 Quale che sia il vostro genere metal preferito, ricordatevi di bere responsabilmente e di non mettervi alla guida dopo aver bevuto. Altrimenti vi perderete l’ennesimo dvd live dei Manowar, l’ennesimo disco in mi minore degli Iron Maiden o la futura reunion dei Nightwish con Tarja. Non vorrete mica mancare questi appuntamenti per via di un bicchiere di troppo?
 
Paolo “Beerhunter” Sprecacenere