I Prong – Ormai dei classici ma ancora ignorati

Dire bene di un album come Cleansing non serve a niente. Tutti sanno ormai che è un classico. Anche chi non l’ha mai capito, non ha mai trovato coinvolgenti i Prong, si arrende davanti all’evidenza di un disco ormai storico. Elencare le ragioni di questa sua importanza è, anche qui, inutile. Ci sono decine di articoli scritti per il trentennale che vi spiegano per filo e per segno l’unicità e la risonanza culturale di questo disco dentro e addirittura fiori dal recinto borchiato del metal tra gli anni 90 e soprattutto i primi duemila. Un’altra cosa inutile per me, è domandarsi come mai un capolavoro così importante, in fondo non abbia mai fatto guadagnare, almeno nel nostro paese, nemmeno una cacchio di copertina ai Prong. Si sa come vanno queste cose da noi, certo. A parte Ozzy, Lemmy, Maiden, Metallica, Kiss o… Bon Jovi, nessuna faccia del metal assicurava e assicura un certo numero di vendite.

Ma scrivendo su Ebay Prong e Rivista Metal, a parte il loro nome insieme a quello di altri cinque o sei, una foto centrale su una copertina, che sia Metal Maniacs, Kerrang o il Metal Hammer inglese, nessuno gliel’ha concessa. Mai.

Se vi piacciono i Prong e siete italiani consapevoli della loro importanza nell’albero genealogico della musica heavy, allora eravate grandi lettori di Metal Hammer Italia. Scommetto che non vi perdevate un solo articolo del Signorelli, eh? Mi confermate? Lui stravedeva per questa band e ne ha sempre sostenuto il valore, l’importanza.

Io non leggevo Metal Hammer da ragazzo ma passavo da HM a Metal Shock. Lì i Prong erano sì un gruppo interessante, da quattro pallini a disco, ma non abbastanza da implorare i lettori di correre al più vicino negozio di CD e comprare Cleansing. Ho riletto la recensione che scrissero a proposito di questo album. Fu praticamente una roba a quattro mani tra Andreotti e Massignani. Entrambi si rallegravano perché la band finalmente aveva trovato un modo per non essere… pallosa.

Se non vi piace pallosa, allora mettete che era ripetitiva. Questo pensavano dei Prong fino al 1992.

Cleansing era invece l’inizio della vivacità. E in effetti oggi lo è ancora, vivace. Impossibile non subire un contagio quando si ascolta l’attacco di Another Worldly Device, con Tommy Victor che appresso ai primi due versi alza il tono e la musica gli esplode sotto. Boom! Oppure quando inizia il grande cavallo di battaglia, Snap Your Fingers, Snap Your Neck. “Eh, Anche lì è fisiologicamente impossibile non reagire”, direbbe Signorelli, a cui piace avvalersi della scienza per dimostrare la qualità di ciò che ama lui.

Eppure resta in me, nelle profondità che non vorrei farvi conoscere, l’impressione che pure un disco così riuscito, rappresentativo dei Prong, sia un po’ statico. Molto lungo e andando avanti, dopo la mezza, un po’ pallosetto. Ecco l’ho detto. Pallosetto. O se volete, ripetitivo. Sparatemi pure ma è così che lo sento.

Apprezzo e rispetto i Prong, però non sono così convinto che abbiano influenzato le band Nu Metal. Che le abbiano anticipate in alcune cose, alzando il tiro del crossover già in voga con ulteriori ingredienti elettronici, non significa che siano stati una diretta influenza per Korn o Limp Bizkit. Tanto più che Victor potrebbe non credo si sentirebbe lusingato a subire l’accusa di aver indicato la via a Fred Durst.

Secondo me i Prong sono stati grandi, decisivi, avanti, ma se n’è accorta poca gente di questo. Victor lo sa. Non si è mai montato la testa a riguardo. Lui sostiene che le ragioni sono state due: un anno in meno di tour e un disco in più che non ci voleva. Con la ricetta contraria oggi parleremmo di un altro responso intorno al gruppo, ci dice.

Purtroppo erano giovani, confusi e l’etichetta, grossa, perentoria e in apparenza più strategica, li consigliò male. Invece di tenerli ancora in giro a promuovere Cleansing anche nel 1995, li spedì troppo presto in studio a registrare Rude Awakening.

Rude Awakening è stato altro discone, forse da cinque pallini, stavolta, ma per conquistare il mondo, al tempo non bastava fare ottimi album, ci volevano tour su tour per promuoverli e farli conoscere alla gente. Basta vedere i Metallica: tra il 1988 e il 1994 sfinirono l’occidente intero a forza di toureggiare. Non se ne poteva più dei loro concerti, ma in questo modo riuscirono a diventare i numeri uno e portare il Black Album in cima a tutte le classifiche di vendita, tra Europa e Stati Uniti.

Ora, non credo che i Prong avrebbero potuto ottenere il successo dei Metallica o avere un ritmo simile, erano troppo particolari, anti-sistema, intelligenti, disincantati, ispirati, per arrivare a quei numeri di vendite e di consensi e puntare bovinamente al trono. Di sicuro però, un po’ di successo in più gli è mancato e ancora gli dispiace di non averlo ottenuto. Era ciò che volevano allora. Vendere abbastanza da garantirsi un futuro professionale nella musica.

Venticinque anni dopo Cleansing, Victor per un momento ha faticato a trovare una nuova etichetta per i Prong e ha pensato seriamente di mollare, anche se è difficile rifarsi una vita a cinquant’anni, con due figlie piccole da crescere e un percorso discografico che gli vale ancora le belle parole di webzines e colleghi.

Quello che mi fa pensare è, nonostante siano passati molti anni e internet sia stata per qualcuno la rovina economica (i Metallica) e per molti piccoli pesci perduti l’Eldorado della riscossa morale (Manilla Road, Cirith Ungol, Warlord) la posizione dei Prong non sembra cambiare di molto. Nel metal sono come quei classici della letteratura che gli intellettuali si ostinano a infilare nei canoni ma che poi il pubblico non legge mai. Sbaglio?