Intervista ad Albert Ambrosi degli Asgard

Se non sapete chi sono gli Asgard potete cliccare qui, se invece non vedevate l’ora di leggere una lunga intervista ad Albert Ambrosi sulla storia della band, allora accomodatevi. Mi sembra venuta bene.

1 – Allora, hai formato gli Asgard nel 1987 da una precedente band, chiamata Fire Dusk. Quanto sono state concettualmente legate queste due band?

Era la stessa band, abbiamo soltanto cambiato nome, se non ricordo male questo avvenne nel 1986.

2 – Gli Asgard si chiamano così per una ragione specifica o era solo un nome che ti piaceva? Non hai pensato che fosse un nome un po’ inflazionato? Da una rapida ricerca in rete ne ho trovati più di una decina in tutto il mondo…

All’ epoca in cui scelsi il nome Asgard non c’ erano tanti altri gruppi con questo nome. C’ era stato un gruppo inglese psichedelico, che comunque si era sciolto già da anni e mi risulta ci fosse anche una band olandese di black o trash-metal semisconosciuta.
Molti anni dopo l’industria cinematografica di Hollywood ha scoperto la mitologia nordica e sono cominciate le varie serie e film incentrati su vichinghi e Dei nordici. Col successo di massa di queste produzioni, hanno cominciato tutti, anche nel mondo della musica, a conoscere questi nomi e da lì è iniziata l’inflazione di gruppi con nomi come “Asgard”, “Thor”, “Loki” ecc.
A me personalmente la mitologia nordica é sempre piaciuta, ho letto libri su libri in proposito, per cui il nome Asgard era quasi doveroso, come espressione di un’ idea di un mondo ideale, al di sopra delle nuvole… e all’ epoca era un nome davvero sconosciuto ai più: in quasi tutte le interviste ci veniva chiesto di spiegarne il significato.

3 – Quando siete venuti fuori voi, negli anni 80, il progressive rock era in crisi a livello commerciale, se escludiamo l’exploit in classifica dei Merillion. La precedente decade aveva significato tantissimo, invece, c’erano stati capolavori su capolavori e anche noi italiani avevamo dato un considerevole contributo con gruppi che non è necessario elencare. Voi siete partiti dalla consapevolezza di essere prog o di “fare il prog”?

Questa é la domanda a cui ho sempre sperato di poter rispondere! Ma è la prima volta che mi viene posta. Confesso – e me ne vergogno un po’- che quando iniziai a fare musica ignoravo completamente la parola “Prog” o “progressive”. Io volevo fare musica che fosse una simbiosi tra il rock-romantico (come lo chiamavo io) degli anni ’70 e le nuove tendenze dell’ heavy metal… un misto tra Genesis e Saxon, per così dire. Quando poi siamo stati contattati dalle prime fanzines “prog” abbiamo scoperto questa parola e il suo significato.

4 – Cacchio, molto affascinante. E dimmi, i dischi degli Asgard sembrano un divenire concettuale e musicale coerente. Ascoltandoli uno di seguito all’altro si avverte, non parlo tanto dei testi, ma sul piano musicale, non solo un’evoluzione ma una specie di esplorazione, un viaggio a tappe verso una meta che nemmeno voi conoscevate, anche se forse a te, già dopo il primo album, tutto ti era chiaro in testa su dove arrivare. Forse non su come, mi sbaglio?

No, non sbagli. Diciamo che il concetto di fondo di Asgard mi era chiaro fin dall’ inizio, ma poi ogni nuovo album é anche una nuova avventura che si è pronti ad affrontare e curiosi di vedere dove conduca.

5 – C’è chi considera Imago Mundi come un’incursione nel metal, mentre i precedenti lavori sarebbero più incentrati sul progressive classico. Io penso invece che il vostro primo Götterdämmerung. sia molto heavy e in parte anche il secondo, Arkana. La componente aggressiva c’è in tutti i vostri album, tranne forse in Esoteric Poem. Quello probabilmente è il disco prog puro, il più ostico e il più coraggioso, secondo me.

Götterdämmerung e Arkana sarebbero dovuti essere ancora più duri, nelle mie intenzioni. Peccato che nel missaggio abbiano perso buona parte della loro aggressività originaria.
Quello che abbiamo scoperto molti anni dopo è che il gran capo della nostra casa discografica di allora, telefonava quasi ogni giorno in studio di registrazione – quando eravamo lì a registrare- e dava istruzioni al personale di studio per rendere la nostra musica più melodica e meno dura. È così che nel missaggio intere ritmiche di chitarre distorte scomparivano nel sottofondo per esempio; e le tastiere venivano missate esageratamente alte di volume.
Quando poi suonavamo live la gente si meravigliava che il nostro suono fosse più “metallico” che negli album.
Su Esoteric Poem posso soltanto dire che, musicalmente, sarebbe forse più appropriato come colonna sonora di qualche film. In ogni caso un disco di cui sono orgoglioso al 100%.

6 – Imago Mundi sembra più vicino al prog metal di inizio anni 90: non solo i Rush, Genesis e Journey, Fates Warning, ma anche Dream Theater e persino Bill Conti, l’autore della colonna sonora di Rocky IV. Penso sia l’album in grado di trasmettere più carica energetica e ne sprigiona tanta ancora oggi. Ci racconti le circostanze in cui è stato creato e poi inciso? Che ricordi hai di quel periodo?

Al contrario degli altri dischi, Imago Mundi ha avuto una fase compositiva più rapida, il ché ha dei pregi (spontaneità) ma anche dei difetti (qualche ingenuità).
Con Imago Mundi volevamo mettere fine alle trame della nostra casa discografica (vedi risposta precedente) e metterla di fronte a un disco con brani più corti e duri in cui non c’è niente da modificare. In realtà invece un po’ c’è riuscita anche lì! Io avrei voluto il missaggio ancora più metal.
Per Imago Mundi siamo stati in studio di registrazione 1 mese e 23 giorni, nostro record assoluto. Eravamo a Trento e alloggiavamo fuori città sul cocuzzolo di una collina boscosa. Bei ricordi.

7 – Imago Mundi è anche un album ricco di un ingrediente che io trovo raro nel rock e soprattutto nel metal di quegli anni: la dolcezza. Avverto, nel succedersi delle canzoni, più di un momento in cui affiora delicatamente; specie nel canto di Grosso, che mi ha sempre fatto pensare a Steve Perry per la timbrica simile, ma anche per la capacità di spaziare su tutti i colori emotivi.

Anche se io suonassi in un gruppo death o black metal inserirei sempre qualche parte melodica qui e lì, se non altro per diversificare un po’ il tutto.

8 – Gli Asgard hanno coinvolto diversi musicisti molto in gamba. Uno per esempio era Massimo Michieletto, oltre al batterista Marco Ferrero. Immagino che negli anni vi siate persi. Vi legava un rapporto umano profondo o erano solo dei bravi strumentisti che tu impiegavi e dirigevi nella tua visione? Voglio dire, gli Asgard erano una band vera o un tuo progetto?

All’ inizio eravamo una vera band, anche se ho sempre scritto io il 95% della musica e dei testi; ma ognuno aveva il suo ruolo e il suo spazio nel gruppo. Passavamo anche molto tempo libero insieme. Ma eravamo molto giovani: più tardi la vita ci ha spinti su strade diverse, anche musicalmente.

9 – Come mai preferiste usare la lingua inglese? Per me i vostri dischi avrebbero potuto essere tranquillamente cantati in Italiano. La vostra musica mi ricorda molto la scuola nostrana, specie Banco e Balletto di Bronzo. Cosa ne pensi della musica cantautoriale italiana, ti ha ispirato?

A 8 anni mi sono innamorato della musica dei primi Genesis, di cui – da adolescente- mi leggevo appassionatamente (e cercavo di tradurre) anche i testi.
A casa mia per qualche motivo circolava soltanto musica anglo-sassone o classica. Fin da bambino sono cresciuto in questo contesto. Musica italiana ne sentivo poca e di sfuggita.

10 – A livello di riscontri come erano andate le cose durante i primi anni? Vendevate parecchi dischi? Vivevate della vostra musica? Vi sentivate frustrati, appagati dai risultati o ve ne infischiavate?

Prima di firmare il contratto con la WMMS qualcuno ci aveva informato confidenzialmente che questa etichetta aveva la fama di essere sempre in ritardo nel pagare i suoi artisti, o addirittura di non pagarli per niente!
Per questo motivo decidemmo di farci pagare in copie fisiche (in CD) dei nostri album, cosa che la WMMS ha sempre fatto molto più volentieri che pagamenti in soldi.
Poi cercavamo di vendere per conto nostro i nostri Cd, soprattutto quando suonavamo dal vivo.
Questa politica ci ha consentito se non di vivere della nostra musica, almeno di finanziare una parte della nostra attività.
Per il resto so solo che il disco che ha venduto di più è stato Imago Mundi: intorno ai 15.000 Cds.
Quello che ci ha sempre appagati di più era suonare dal vivo, quella era la nostra dimensione, lì ricevevamo le migliori reazioni dal pubblico.

11 – Dopo Imago Mundi cosa successe? So che tu hai fama di essere un uomo che non scende a compromessi, ma quale fu il motivo o la serie di motivi che interruppero per diversi anni il cammino degli Asgard e il termine di quella formazione con Grosso, Michieletto, Ferrero…

In realtà la figura del cattivone non mi sta molto bene e di compromessi a suo tempo ne ho fatti anche troppi.
Senza voler sempre vedere tutto in forma melodrammatica, la verità è che eravamo tutti molto giovani e ingenui.
Appena sono sorte le prime preoccupazioni legate alla vita reale, chi prima, chi dopo non poteva più far parte del gruppo al 100% o aveva altre priorità e questo ha creato qualche divergenza e a seguito anche separazione. Di lì a poco poi ci fu il trasferimento in Germania con conseguente nuovo inizio e ricerca di musicisti.

12 – Il vostro ritorno del 2000 non mi è sembrato all’altezza dei dischi passati. Che considerazioni hai oggi di Drachenblut?

Ritengo la qualità della composizione e degli arrangiamenti di ottimo livello… e questo è già tutto per quanto riguarda i lati positivi!
Per il resto: pessimo cantante (scelto peraltro non da me, ma dalla mia ex-moglie) e produzione in studio compromessa da mille problemi.
Peccato perchè molti brani hanno davvero un buon potenziale.

13 – Quando ti trasferisti in Germania apristi anche un’etichetta, la Dragon’s Music? Come andarono le cose? Ti va di raccontarcelo?

Le cose stavano cominciando ad andare molto bene, avevo appena trovato una buona distribuzione, ma poi per motivi privati non me la sono più sentita di continuare e ho lasciato perdere tutto.

14 – So che il tour a supporto di Drachenblut non fu molto piacevole, che ricordi hai di quel periodo con i concerti e più in generale con la band?

Non so chi ti abbia informato, ma per me è stato uno dei tour più belli: in tre concerti c’era Chicco Grosso come cantante sul palco! Abbiamo suonato in Olanda, Belgio, Germania e due date in Italia.

15 – Non ti riferisco chi mi ha detto questa cosa, per non fargli fare brutte figure. In ogni caso, perdonami, credevo fosse una fonte attendibile. Cambiano argomento. Ragnarok era stato annunciato diverso tempo prima della sua uscita e quando finalmente è stato pubblicato, venti anni dopo il disco precedente, è divenuto una sorta di epilogo per gli Asgard, anziché una ripartenza. Del resto, Götterdämmerung, titolo del vostro primo album, significa sempre Ragnarok. Il cerchio si chiude?

Sì.

16 – Oooook. Come vi trovavate con la WMMS? Era un’etichetta tedesca. Al tempo la cosa non era certo frequente. Dall’estero non puntavano spesso su una band italiana…

Era un’ etichetta un po’ inusuale. Aveva i suoi pregi e i suoi difetti.

17 – Ho sempre pensato che il metal italiano abbia perso perché non ha fatto leva sulle proprie origini culturali: il prog rock de Il biglietto per l’inferno, i Goblin, il cantautorato folk-rock più esoterico e anticonformista. I gruppi sono partiti direttamente dalla NWOBHM, soffrendo per più di quarant’anni una traduzione infelice e poco ispirata di un modo di fare musica heavy che non ci appartiene davvero fino in fondo. Penso che Imago Mundi sia uno dei primi esempi felici in questo senso. Non si avverte un senso di provincia, mai.

Credo che sia sempre importante non sentire alcun senso di inferiorità nei confronti dei grossi modelli musicali che provengono dall’ estero. E questo riguarda non soltanto gli artisti, ma anche il pubblico. Quella mentalità “provinciale” che citi nasce proprio da questo senso di inferiorità, secondo me. Si tende troppo a mitizzare i grandi artisti esteri.

18 – Il progressive di oggi è una riproposizione delle cose dei grandi del passato. Secondo te c’è ancora da sperimentare? Una volta il prog rock non era soprattutto esplorazione? Le rotte dei nuovi navigatori oggi riprendono quelle dei grandi del passato e vanno verso porti sicuri. La terra forse è esaurita, ma non dimentichiamo che siamo un puntino nello spazio. Noi viviamo nello spazio e lo spazio non ha fine. Credi che dovremmo iniziare a rigettare il pensiero imperante sul tutto è stato detto e tutto è stato fatto? Io sono cresciuto e mi sento imprigionato nel post-modernismo. Mi manca e credo manchi a tutti, la visione possibilista, libera e curiosa delle avanguardie, del primo rock-beat, prog e new wave. Gli Asgard erano condizionati da questa idea che in fondo ci fosse poco da dire e che ormai…

Penso che ci siano tutt’ora buoni margini per creare qualcosa di nuovo in musica… se solo si volesse! Io vedo il problema da un’altra ottica: da decenni non si propone più niente di nuovo, tutti i gruppi creano musica sempre secondo gli stessi schemi, le stesse formule. In questa prospettiva restano moltissimi spazi inesplorati nella musica.
Prendi gli anni ’70 per esempio: c’ erano molti meno gruppi/artisti che non oggi. Però ogni gruppo di allora aveva uno stile tutto suo, inimitabile. E per ogni gruppo di allora ci sono oggigiorno un centinaio di band che suonano in quello stile ed è stato coniato un genere musicale con un nome preciso.
Non ho mai creduto nella solita frase trita e ritrita che ci sono soltanto 7 note. Intanto le note sono 12 , non 7. Inoltre da ogni nota partono rispettivamente 2 tonalità: maggiore e minore. E qui potrei continuare sulle infinite combinazioni che si aprono ulteriormente.

19 – Ascolto prog e metal dal 1991 ma sono riuscito a imbattermi in voi solo ora. In parte ammetto di essere condizionato da una certa diffidenza per la musica italiana. Negli anni sono migliorato molto, ma devo vincere comunque una certa resistenza, ogni volta che mi trovo davanti un gruppo italiano che non conosco.
Hai sofferto per l’esterofilia generale del tuo paese? Tu sei esterofilo?

Ti ringrazio molto.
Personalmente ho sempre pensato di appartenere (sia io che Asgard) alla grande famiglia dei popoli indo-europei, con tradizioni culturali e musicali molto simili e imparentate tra loro, per cui ci è risultato naturalissimo rivolgerci sia a un pubblico italiano che internazionale. E siamo stati accolti bene sia in Italia che all’ estero.
Devo anche dire che in Germania ho incontrato una mentalità molto più aperta di quel che ci si aspetterebbe, una mentalità che – musicalmente – non conosce recinti storici e culturali. Mi ha impressionato molto.

20 – Quando ripensi a quanto fatto dagli Asgard cosa provi? Orgoglio? Indifferenza, rabbia? Pace? Non credi che il mondo stia ancora scoprendovi?

No, non credo che il mondo abbia ancora tempo per riscoprirci o rivalutarci: troppo veloci le leggi del consumismo, troppa superficialità e mancanza di tempo.
Proprio recentemente ho avuto modo di ripensare a quello che è stato Asgard per me: uno dei due momenti più luminosi della mia vita.