I Green Jellÿ e l’inesplicabile disfatta del 333

Nel 1994 i Green Jellÿ compivano tredici anni. Giravano dal 1981 ma non si sapeva. Per me erano roba nuovissima. Su Videomusic passava il clip di Three Little Pigs da un anno e a stento riuscivo a capire di cosa si trattasse, perché non mettevano mai la scritta con il nome della bande e il titolo del brano, né all’inizio e né alla fine del video. Scoprii dopo anni che erano un gruppo vero e proprio, ma niente di simile a qualsiasi altro. Per prima cosa erano più di settanta persone. Secondo, non avevano solo musica scema da smerciare ma soprattutto dei video. Infatti, la vera potenza dei Green Jellÿ era sia visiva che auditiva. Non potevi capirli completamente se ti limitavi a sentire un loro disco, ci volevano le immagini create appositamente per la musica… O meglio il contrario, a dire la verità.

Si perché Cereal Killer si intitola Cereal Killer Soundtrack, questo per indicare che è commento sonoro di un video antecedente e fondamentale per l’esistenza delle canzoni. Forse fu questo mix di musica e immagini quantomeno poste alla pari e inscindibili a rendere Cereal Killer, da scherzo a un grande successo internazionale. O forse no.

Certo, il clippone in stop-motion di Three Little Pigs (realizzato da Fred Stuhr e ancora molto famoso) trasformò quella che doveva essere una band del fine settimana in un grande fenomeno di costume. Forse era perché svolgevano una funzione energica e asprigna che fosse il giusto contraltare, almeno in America, dell’ondata grunge, così dimessa e seriosa.

E non c’erano solo loro al tempo. Tra la fine degli anni 80 e l’inizio degli anni 90 emersero diversi gruppi in grado di portare avanti, sia l’esempio degli Spinal Tap che quello più grande e profondamente caustico di Frank Zappa. In effetti Spinal Tap avrebbe potuto racchiudersi interamente, come concetto provocatorio, in un brano di Zappa. E tutto il concept dei Gwar avrebbe potuto essere un suo incubo dopo una cena a base di peperonata.

I Green Jellÿ probabilmente lo resero orgoglioso, ammesso che si sia accorto della loro esistenza. Forse no, visto che nel periodo 93-94 Frank Zappa aveva cose più serie e decisive a cui pensare. Eppure questa band audio-visiva scurrile, irriverente e acutamente satirica partiva proprio da Baby Snakes, uno dei tanti progetti geniali, avveneristici e parzialmente abortiti di Zappa.

Peccato che dopo Cereal Killer e il grande successo che raccolse, i Green Jellÿ, pur con tante speranze e progetti, non riuscirono a ripetersi. Pensarono che bastasse ripetere la formula e attendere pazienti un altro trionfo. 333 uscì sia in disco che in video, però non entrò nemmeno in classifica.

A dire il vero, la tiratura decisa dalla Zoo Entertainment Records fu di sole duecentomila copie e cinquemila appena per il video. Questo non giustifica le vendite basse, ma di sicuro suscita qualche dubbio sull’ottimismo dell’etichetta, visto un lancio così prudente. C’erano ragionevoli aspettative di successo o no, visto che il gruppo aveva fatto il botto con Cereal Killer neanche un anno prima?

Evidentemente la Zoo capì meglio la situazione allora di quanto la capisca io oggi, perché c’era sempre tempo per aumentare la tiratura, ristampando al volo nuove copie, se il pubblico avesse esaurito subito quelle messe in commercio. Ma la cosa evidentemente non accadde e l’etichetta sembrò tirare un sospiro di sollievo. I Green Jellÿ, invece…

Quando due rappresentanti della band vennero in Italia per rilasciare interviste, all’inizio del ’94, il disco non era ancora uscito, ma loro: Gary Helsinger e Joe Cannizzaro (aka Hotsy Menshot e Dunderhead sembravano molto ottimisti. Parlavano di fumetti in lavorazione ispirati alla band, di uno show televisivo tutto loro già opzionato dalla TV via cavo e molte altre cose che non si sarebbero concretizzate mai.

Dissero anche una cosa abbastanza sorprendente in quel periodo, per il popolo metallaro. I Metallica gli avevano fatto causa per l’uso non autorizzato e per nulla gradito di un frammento di Enter Sandman in un loro brano dal titolo Electric Harley House Of Love. I due intervistati minimizzarono dicendo che era tipico degli americani pensare che siccome fai dischi, tu abbia tanti soldi, e così denunciano alla minima scusa nella speranza di prenderti qualche dollaro. La cosa curiosa è che Lemmy avrebbe potuto fare lo stesso, per l’uso che il gruppo aveva fatto di Ace Of Spades, ma non gli fece causa, dichiarandosi un loro fan.

Resto dell’idea che Cereal Killer sia l’apice dei Green Jellÿ e che 333 non ce la poteva fare a eguagliarlo ancora prima di nascere. Però devo dire che, per essere il disco successivo al capolavoro di una vita, se la cavava bene. Ci sono ancora almeno tre brani che reggono al tempo: The Bear Song, apparsa anche nel film Scemo e + Scemo, che sicuramente quelli di voi che hanno la mia età ricorderanno. Pensate che nel 1994 fu tra i film più graditi nel sondaggio su varie riviste metal. Un titolo quasi generazionale e di appartenenza, che ne dite?

The Bear Song ha quella capacità di trascinare, far sorridere e scatenare una foga primitiva insieme, che è raro, anche nei gruppi votati a questo tipo di creazioni. Non si tratta solo di azzeccare la satira, ci vuole una grande canzone per ottenere quell’effetto totale. Per esempio Jump è una perfetta presa per il culo dei Janes Addiction e di alcune nuove realtà alternative successive (tipo i Blind Melon), ma musicalmente, se non si hanno presenti i modelli presi di mira, non regge. The Bear Song funziona senza il film che l’ha ospitata, senza Yogi e Bubu, senza il minestrone di cose a cui fa riferimento.

La seconda canzone da antologia è Anthem, quasi in grado di competere con Three Little Pigs, se non fosse stata un video inarrivabile. La terza è Slave Boy, che ancora una volta, con i suoi coretti aciduli mi ha fatto molto pensare a Zappa. Nel video del brano ci recita John Maynard Keenan. A dire il vero, sia lui che soprattutto Danny Carey, sono stati coinvolti nei Green Jellÿ. E anche Les Claypool. Non era solo un gruppo, era una bella comune di matti grandiosi.

Dopo 333 la band e tutto quel che era, si fermò. Ripartirono una decina d’anni dopo, ma di quel seguito non so nulla e non ho voluto saperne. Per ora.