Ritorno a durezza, purezza e scorrettezza – G/Ab Volgar dei Deviate Damaen se la chiacchiera con gli A Monumental Black Statue
Sversando di gusto il gasolio per il video di Proudly Boomer, immaginandomi le facce di merda di certa stampa metal a quella vista, me la ridevo su cosa potesse scandalizzare quel nugolo di gattare arcobaleno più di quella nafta aspersa nell’ambiente per puro sfregio artistico.
Una settimana più tardi, questa proposta di collaborazione periodica ricevuta da Sdangher mi avrebbe offerto una nuova suggestione per sferzare l’ipocrita pudicizia di gente che piagnucola se schiatta la gatta di Greta Thunberg, ma poi se ne fotte se a lasciarci è un cristiano che magari conoscevano anche vagamente di nome.
Eccomi quindi nell’ibrida posizione di “membro interno” al consesso musicale, che chiede/dà udienza ad altri Artisti per conto di un glorioso magazine, Sdangher, col cervello libero e le palle che fumano.
E allora, damoje proprio foco, a ste palle.
La mission di questa joint venture fra outsiders di diversa estrazione (quanti barbarismi in bocca a un identitarista, eh?!) è quella di restituire la parola ad Artisti veri, ribelli, ergo snobbati dalla stampa perbene poiché refrattari a quella “normalizzazione woke” indispensabile ad essere integrati nel sistema, nelle sue insulse interviste tutte “grazie&prego”, nelle sue riedizioni epurate da ogni ruvidità e, last but not least, nella sua mafiosa gestione dei live.
Oggi, chi non accetta d’esser corifeo di boccute pompinare che si fanno i selfie nei cessi mentre i 4 arresi che spadroneggiano si caricano gli strumenti sul palco, può anche morire.
E poiché noi abbiamo scelto di vivere, eccoci qua a far libera professione di contrarietà a questo bell’ambientino da vomito. Ebbene sì, è giunto il momento di creare un “ambiente” ex novo (artisti, stampa, pubblico) che possa costituire il degno Refugium Peccatorum di ogni disobbediente che si rispetti, al quale la feccia di cui sopra pretenderebbe di tagliare i viveri come il culattone canadese fece col convoglio di camionisti contro il green pass. Stessi servi, stessi padroni.
Gli A Monumental Black Statue, oltre che miei amici personali coi quali condivido il bassista Noktvrnal, sono un orgoglio nazionale tenuto un po’ troppo in disparte per non solleticare il mio eros malevolo: annoverati su trattati del calibro di Come Lupi Tra Le Pecore di Davide Maspero e Max Ribaric, impreziositi da curricula (anche grafici) senza compromessi, contraddistinti da una qualità musicale e testuale coglibile ictu oculi, e connotati da una seminalità storica dura e pura, dovrebbero assurgere a.. beh, mi sono già arrapato abbastanza.
(G/Ab Volgar)
È, inoltre, appena uscito il nuovo album The Touch Of The Moon With The Golden Veil, dopo anni di silenzio. Insomma, ci sarebbe tanto da dire; e allora perché, invece, tutto questo silenzio-stampa?
AMBS: Per rispondere alla tua osservazione sul “silenzio” della stampa: noi non siamo mai stati e mai sfioreremo la mondanità del mainstream, certi ambienti non ci hanno mai apparecchiato la tavola. Di certo in passato era molto più frequente ricevere richieste di interviste, ad esempio… Purtroppo interviste che abbiamo più volte declinato per l’eccesso di castronaggine da parte dell’interlocutore. Che affanno e che castigo per noi! Oggi tira un vento mortifero che appiattisce tutto rendendolo innocuo e “usa e getta”; decine e decine di prodotti sterili vengono dimenticati subito dopo il primo degradante ascolto, prodotti svilenti, insignificanti ed estremamente inutili alla nostra causa. Ma non è proprio questo ciò che concerne la fine di questo incredibile Eone? Noi ci troviamo ad accettare anche la noia e la staticità di chi per forza di cose ci circonda, dobbiamo quindi innescare nuove sfide e défaillances, non possiamo esimerci dal provare questo dolore.
Ci sentiamo galvanizzati, elettrizzati e in rotta verso un’estasi dalle tinte già auree; estasi che è rinascita, già avvertita in piani più sottili o/e decisamente più impellenti di ciò che è percepibile solo con i 5 sensi, il sogno di Libertà diventa realtà quando lo si mette in atto con l’azione. Ci è chiarissimo insomma che purtroppo non sono in molti a possedere una tale sensibilità da addentrarsi in un lavoro così poco empio per i tempi che corrono, ma così liturgico e naïve. The Touch Of The Moon With The Golden Veil è anche il nostro album più intimamente melodico, accattivante e potrebbe anche fare colpo sull’Hubris.
L’artwork e la “copertina-tarocco” è concepita partendo da una visione post cerimonia. L’ Abisso sta nel principio della formula magica che racchiude quell’immagine. Divina e accattivante, è parte integrante dell’essenza dell’album, e alcuni sodali ci hanno già confidato di averne prontamente compreso il significato.
Per ritornare al “silentium”: era il nostro a essere così avvolgente che mai avremmo immaginato di vedere un vero e proprio seguito dopo Eorthean, la nostra pietra tombale. Il paradosso è proprio la rinascita, ancora data da un brusco cambiamento inaspettato generato principalmente dal cambio di line up e dalla fame di nuova musica.
Il ritorno è stato anche fisico: quello del nostro chitarrista, Vexator, nella sua terra dopo anni di assenza. Questo ha contribuito a re-instaurare un legame fondamentale, e ha favorito la creazione di due album (uno dei quali ancora inedito) più uno split. L’importanza della terra d’origine è stata quindi basilare nel corrente capitolo di questa bellissima avventura.
Crediamo che questo lavoro incarni alla perfezione lo spirito Ultra-Satanico dei nostri inizi, anni all’insegna di un antinomismo primigenio, intrisi di meraviglia; un incanto Faustiano tutto Occidentale che ritroviamo qui pure nelle allusioni völkish e HC di “Ære perennius” ascendenza.
VOLGAR: L’identitarismo territoriale o, se preferite, l’amore per la terra natia, da sempre somma fonte d’ispirazione per poeti, scrittori e musicisti, è divenuto oramai una chimera ideologica: i primi altolà censori arrivarono già al compianto Quorthon a fine anni ‘80, sebbene a quei tempi la sacca del pus globalista non fosse ancora del tutto esplosa. Testimonio personalmente (ed era già la seconda decade del secondo millennio) di quando gli Stormlord mi implorarono di non fare riferimenti identitaristici alla conferenza stampa per la presentazione del loro album “Hesperia”, dove avevo recitato un passo dell’Eneide sul brano “Aeneas”: di cosa avrei dovuto parlare, alla stampa, del ragazzetto che m’ero inculato la sera prima? Forza, fatemi sognare anche con quest’argomento…
AMBS: Per noi è assolutamente cruciale il rapporto con il suolo patrio, e siamo coscienti del fatto che i boschi sacri, le Necropoli, le vie cave e la pietra d’Etruria ci abbiano forgiato sotto tanti aspetti, quello musicale compreso. D’altra parte la terra era sacra per i nostri Avi; Tages stesso è una zolla di terra che assume sembianze umane, un bambino vecchio che svela la Disciplina al popolo a Tarchna.
Il Rasna Henthu Macstrevc è un sigillum e un nome con cui le nostre band, in adunata, dedicano ogni atto a questa terra e ai suoi Numi. È un simbolo venuto a noi come una infiltrazione del liminale attraverso un consacrato momento onirico, che noi abbiamo attivato nei luoghi opportuni. È un continuo scambio energetico tra sangue e suolo. È bello pensare che quei morti parlino attraverso le cacofonie delle nostre band (AMBS, Ad Omega, Exaltatio Diaboli, Lucusfauni).
Recentemente è stato pubblicato Rasnametal, lo split album tra Sethlans e Pherussna, progetti giovanili di Noktvrnal e Vexator: oltre a essere la prima release che porta il sigillo del Macstrevc, è anche l’individuazione di un Inizio, del primo vagito di questa compenetrazione tra i nostri spiriti e la volontà divina del nostro territorio.
Al di là delle previsioni di chi li da per “spenti”, i nostri Dei e morti sanno rispondere, si fanno vedere e noi possedere, in un turbinio in cui tradizione sinistra e paganesimo ctonio di matrice, appunto, Etrusca, restituiscono risultati inediti e inattesi, che risuonano in ogni album del Rasna Henthu Macstrevc.
D’altra parte il Black Metal è l’ultima avanguardia che non prescinde dell’identità e dal retaggio ancestrale d’Europa, seppure oggi questi presupposti siano troppo spesso disattesi, travisando questa musica in altro da sé. Un genere senza solide basi spirituali e ideali, senza le quali si trasforma in quell’innocua pantomima adolescenziale che è solo e soltanto noiosa musica, priva di pathos, priva di Anima.
VOLGAR: Voi siete una band dedita al culto della spiritualità, non alla politica; ebbene, cosa vi ha spinto ad accettare la partecipazione al progetto ReDvci, ospiti sul brano dei Deviate Damaen assieme ai Nibiru, progetto che vede (fra gli altri) la presenza di artisti schierati come Corazzata Valdemone e ZetaZeroAlfa Drumo? Avete idea delle palate di merda che tale scelta getterà sulla vostra reputazione?
AMBS: La partecipazione al progetto ReDvci, come ospiti dei Deviate Damaen, è per noi presenziamento in un contesto di anime che si trovano dalla parte della storia a cui ci sentiamo affini, oltre che una forma exoterica di antinomismo. Abbiamo creduto da subito che fosse importante esserci, per scrivere insieme una pagina di dissenso che possa essere raccolta, nel futuro, da qualche giovane spirito ribelle.
La Libertà la guadagni osando, oggi più che mai. Ogni giorno di più ci sentiamo avversari dello status quo, più passano gli anni e più si estremizzano gli animi.
VOLGAR: Credo che gli Artisti dovrebbero finirla con la bulimia di feedback attesi dal loro pubblico che i social hanno reso una droga; e credo dovrebbero disintossicarsi da tutto ciò che è fuori dal proprio ego creativo, giudizio della stampa in primis: che ne pensate?
AMBS: Di fatto non è di nostro interesse il feedback del pubblico di una comunità della quale non siamo parte né il giudizio dell’ordinaria bestia “recensore comune”, appartenente a questa comunità; fermo restando che un parere maturo e onesto è essenziale, in alcuni casi. Ci interessa molto, invece, che alcuni individui siano in grado di penetrare The Touch Of The Moon With The Golden Veil in “dopata” esaltazione, intossicati dai “celestiali miasmi della Necropoli”, un pò come noi nelle fasi di genesi e sviluppo dell’album. Questo è, quindi, un opus dalle energie dirompenti per quei fratelli che sapranno coglierne l’essenza.
Quello che ci interessa è l’onestà di quelli come noi. È sostanziale l’intimo giudizio di coloro che, proprio come noi, vivono sulla propria pelle le emozioni date da questo tipo di musica. Ci fa un indescrivibile piacere ascoltare o leggere le storie e le visioni che i nostri amici hanno vissuto e sperimentato assaporandone l’indomito parossismo, la vertigine, poi il tuffo e l’ascesa.
VOLGAR: Cosa diciamo ai tanti artisti (fumettisti, sceneggiatori, comici e ovviamente musicisti) che, spallati e demoralizzati dalla prospettiva di un futuro dominato da intelligenza artificiale (demmerda) e censura woke, ove la libertà creativa ed espressiva sembra non avere più dimora, decidono di smettere e di mollare tutto?
AMBS: Chi molla e sopravvive disgraziatamente, occultando ideali scomodi, diviene automaticamente il primo dei nostri nemici. Chi si rifugia nel gregge, spaventato dalla censura, non è più degno di rispetto da parte di quelli come noi che, “sub Sole”, avanzano senza vergogna sventolando solo la bandiera della Libertà. Così facendo anche i loro lavori passati vengono istantaneamente svalutati, poiché magari generati in un momento storico in cui la pressione inquisitoria e persecutoria era meno invadente. Perdono, in un attimo, gran parte del loro significato e scopo profondo. Oggi assistiamo a balorde ristampe imbastardite di album seminali, in cui scelte che sono fatte passare come artistiche, sono invece atti di natura politica in nome dell’infame cancel culture; abbiamo personaggi divenuti salottieri addomesticati, perfetti meccanismi dell’ingranaggio che riempie le pance del sistema mediatico contemporaneo. Queste sono dinamiche lontane da noi, che siamo alfieri di un’arte lontana dalle trappole abramitiche di schemi cabalistici. Lo eravamo ieri, lo siamo oggi e per sempre. Mai cresciuti, gli immaturi non sanno cosa sia coerenza!
A Monumental Black Statue.
Suaviter, G/Ab Volgar