Sdangher, il MALE DI METAL e il nulla che dilaga…

Buona domenica equinidi, come vanno le cose? Il tempo, qui alla stalla farebbe felice giusto la famiglia Addams. Nuvole, umidità e pioggia in arrivo. Magari mentre leggerete questa mia letterina, il cielo avrà finalmente sbroccato. Questi momenti di attesa, quando l’aria è greve e le nuvole sono come dei giganteschi culi disposti sull’ovale del sensibile, mi rende nervoso. Sono pur sempre un equino con velleità umanesche.

Allora, come avrete notato, Sdangher ha ricominciato a galoppare. Siamo su una buona media di articoli, roba che non capitava da qualche anno, mi sa. La stalla è sempre stata operativa, abbiamo realizzato riviste cartacee, aperto canali sul tubo, nuove pagine facebook, ma siamo sempre noi cavalli bricconi.

Ne approfitto per parlarvi delle nuove iniziative legate a Sdangher, così risolviamo qualche equivoco.

Il canale MALE DI METAL è roba nostra. Ci siamo noi, dietro. Facciamo dirette ogni settimana, di solito il mercoledì. Se non avete tempo di seguirle, potete recuperarle con comodità nei giorni (mesi e anni successivi) su You Tube. Se avete ancora un cervello attivo e necessitate di un po’ di compagnia, cliccate sul link e iscrivetevi.

Lì ci avvicendiamo e discorriamo di massimi sistemi, del metal del cazzo, dei cazzi nostri e pure di quelli vostri. Vorremmo tentare di sollevare il discorso dal livello generale, che è sempre più disastrato. Quello che vediamo in giro nella rete, non solo come contenuti in prosa, ma anche nelle chiacchiere filmate, sono davvero deprimenti.

Ci sono le top ten dei dischi dei Metallica, le top five dei migliori cantanti e sotto degli allocchi che si scannano commentandosi addosso (vorrei bestemmiare ma mi trattengo… anzi no, porcoddddddddddio morite!)

Inutile che fate festa se esce un nuovo video del Maestro Bini, sentendovi voi i normali quando poi seguite video così e li legittimate con i commenti e i mi piace. Ma che cazzo, c’è in giro un tizio che recensisce l’ultimo numero di Rock Hard uscito in edicola. Avete capito bene. Lo riscrivo: recensisce l’ultimo numero di Rock Hard uscito in edicola. E ha delle views.

Noi non vogliamo bene a Rock Hard, non lo difendiamo come rappresentante di categoria del metallo da edicola. Ogni giorni che passa attendiamo di vederlo arrendersi, anche perché il costo che gli si domanda per restare in vita è di ridursi a un catalogo pubblicitario per feticisti. Non rappresenta, secondo noi, il lato nobile di quella cosa, ma un gigantesco, scaltro e pietoso compromesso al mercato (chiamiamolo pure Nulla) che divora carta e intere edicole con tutti gli edicolanti che ci sono dentro, ogni ora di più.

C’è solo una categoria che salva Fantasia anni 80 dalla digitalizzazione del nulla, quella dei feticisti. Puoi realizzare dischi, riviste, cose fisiche di ogni tipo, e venderle a questa categoria sventurata. Non c’è un altro reale motivo che spinga un essere umano, nel 2024, a investire i suoi soldi in cose che può trovare già su internet, gratis.

Le riviste del Fuzz (che non escono più in edicola ma si possono ordinare a lui) e Rock Hard, potrebbero essere composte da cento pagine vuote, perché il pubblico che le richiede non cerca i contenuti. Esso tiene alle sensazioni fisiche del prodotto. Il piacere delle dita sulla copertina, il rumore delle pagine mentre le sfoglia e l’odore della colla, che sniffa e che si mescola a quello della sua merda mentre sta sulla tazza e appunto, sfoglia, odora, guarda… ma non legge un cazzo. Del resto non c’è nulla di nuovo lì dentro, sempre le solite cose che sa a memoria.

Il metallaro medio non ha bisogno di leggere le riviste metal, dal momento che ciò che di solito c’è scritto su quelle pagine, lui lo sa già benissimo. Si parla dei gruppi che esplora e macina da quarant’anni (Kiss, Iron Maiden, Metallica, Manilla Road). Si recensiscono i “Nuovi” dischi che già ha, ma non nell’edizione con allegato il plettro del bassista o cazzate del genere.

Questa gente non è interessata al succo, ma alla buccia.

Il resto dell’universo, anche quello borchiato, ossessionato dal metal e chiaramente affetto a un altro tipo di mania, non necessità di spendere per ascoltare musica. Usa Spotify, You Tube e Bandcamp. Se gli serve di conoscere le date del tour dei Razor Steel, va sulla pagina facebook o se è proprio pigro, apre Metalitalia e si lascia imboccare da loro. Poi dice su facebook che andrà al concerto e dopo ancora non lo farà.

Non sto dicendo che il fruitore di metal del web, quello che ha superato la fisicità, sia messo meglio di quello che ancora compra i dischi e va all’ultimo concerto dei Metallica a vederli crollare nel mezzo di Masters Of Puppets da una distanza siderale pagata carissima.

Il fruitore del web è ridotto a un’ameba che con un click e uno scrollo infinito, vede scorrere davanti a lui, contenuti su contenuti decisi arbitrariamente da una macchina che gli confermano sempre che lui ha i gusti migliori e che c’è tanta gente che la pensa come lui. E non se ne accorge neanche.

Per questo esiste Sdangher. Se avete notato tutta ‘sta merda e non ve ne sentite parte, io Padre Cavallo e tutti gli altri cavallini attorno a me, siamo qui per dirvi che non siete soli, cazzo.

Ma anche che non siete voi i normali. Ecco perché insistio con il concetto del cavallo-uomo. Siete dei freak. Ma la Stalla è grande, quindi veniteci a trovare, avrete biada per la mente e potrete allenare il vostro scalcio sul manichino di Lars Urlich.